Eurozona, S&P prevede tassi alti più a lungo: allarme credito
Per l’agenzia di rating l’inflazione tornerà al 2% solo a fine 2025. E la Bce resterà falco facendo salire il rischio default. Niente tagli prima della seconda metà del 2024
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Inizio d’anno col botto per i dividendi globali. Nel primo trimestre 2023, le remunerazioni per agli azionisti hanno complessivamente registrato un balzo del 12% raggiungendo il record di 326,7 miliardi di dollari. È quanto emerso dall’ultimo Janus Henderson Global Dividend Index, che migliora le stime annue ma prevede una rallentamento della corsa sul medio termine.
A mettere il turbo ai dividendi sono state le distribuzioni speciali, schizzate ai massimi dal 2014. Al netto di queste, degli effetti dei tassi di cambio e di altri fattori tecnici, la crescita sottostante è stata decisamente più moderata: il 3%. Le remunerazioni una tantum hanno invece toccato quota 28,8 miliardi di dollari, la seconda cifra più alta mai registrata. E quasi un terzo è targato Ford e Volkswagen, fattore che ha portato le distribuzioni complessive del settore automobilistico a essere dieci volte superiori rispetto all’anno scorso. Impattati in maniera notevole dal fenomeno anche i settori dei trasporti, del petrolio e dei software.
A livello geografico, la natura stagionale dei dividendi nella maggior parte del mondo fa sì che nel primo trimestre dominino gli Stati Uniti: qui la crescita è rallentata negli ultimi trimestri fino a raggiungere il 4,8% su base sottostante nel periodo gennaio-marzo ma, includendo le una tantum, l’incremento complessivo sale comunque all’8,3% e porta il totale alla cifra record di 153,4 miliardi di dollari. Di contro, la stagionalità della Svizzera ha contribuito a ridurre il tasso di crescita del primo trimestre, così come la debolezza dell’Australia e dei mercati emergenti, su cui ha pesato il calo dei dividendi minerari.
Quanto ai settori, si è assistito a una sorta di compensazione. Il deciso calo dei dividendi per le compagnie minerarie, dettato per un quinto dalla discesa dei prezzi delle materie prime, è stato quasi esattamente bilanciato dall’ingente contributo positivo di banche e gruppi petroliferi. La maggior parte dei comparti ha messo a segno una crescita a una cifra, con pochi punti deboli. A livello globale il 95% delle società ha incrementato o confermato le distribuzioni nel periodo.
Per il resto del 2023 gli analisti di Janus Henderson prevedono che il calo dei dividendi nel settore minerario continuerà a frenare la crescita, colpendo in particolare l’Australia, i mercati emergenti e il Regno Unito. In compenso, le distribuzioni bancarie e petrolifere resteranno solide. Secondo il report, inoltre, il quadro in Europa appare molto più incoraggiante di quanto sembrasse tre mesi fa poiché i buoni utili 2022 ha portato a un aumento dei dividendi. Anche il boom di quelli speciali registrato nel primo trimestre sta contribuendo a un dato complessivo superiore alle aspettative per l’anno in corso. Ora, quindi, la società prevede un totale per il 2023 di 1.640 miliardi di dollari, pari a un aumento complessivo del 5,2% e a una crescita sottostante del 5%.
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Quanto all’Italia, il country head Federico Pons sottolinea come le distribuzioni seguano un andamento meno stagionale rispetto al resto d’Europa. “I dividendi sottostanti sono saliti del 5,2%, con solamente due società di servizi di pubblica utilità e la compagnia petrolifera Eni che hanno staccato la cedola nel primo trimestre”, spiega.
In ogni caso, secondo l’head of global equity income Ben Lofthouse, la solida crescita a livello globale del primo trimestre è ancora più impressionante considerato che il 2022 è stato un anno complesso per l’economia globale. “Questa crescita dimostra che i dividendi sono generalmente meno volatili degli utili. Prevediamo un rallentamento della crescita a causa di guerra, inflazione e tassi ma quest’anno dovrebbe continuare in linea con il trend di lungo periodo”, conclude.
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