Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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Un 2022 da incorniciare per gli investitori che hanno deciso di puntare sui dividendi. L’anno scorso si è infatti registrato un aumento dell’8,4% nelle distribuzioni globali, che hanno così toccato la cifra record di 1.560 miliardi di dollari a fronte di una crescita sottostante del 13,9%. È il bilancio dell’ultimo Janus Henderson Global Dividend Index, che prevede una dinamica positiva anche per il 2023, seppur in lieve rallentamento rispetto a dodici mesi precedenti: +2,3% su base complessiva (+3,4% l’incremento sottostante), per un totale di 1.600 miliardi.
Secondo l’indicatore sviluppato dall’asset manager, la crescita è stata così solida che distribuzioni record in dollari sono riscontrabili in bene 12 Paesi. Tra questi, Usa, Canada, Brasile, Cina, India e Taiwan. Mentre in molte altre nazioni, dalla Francia alla Germania fino al Giappone e all’Australia, le cedole hanno toccato livelli da primato in valuta locale. “A livello globale i dividendi sono tornati ai livelli pre-pandemia, lo dimostrano gli stacchi in linea con i trend storici. È un ottimo risultato se si pensa alla portata degli sconvolgimenti economici causati dalla Covid-19”, fa notare Jane Shoemake, client portfolio manager di Global Equity Income presso la società di gestione.
A vincere la gara dei dividendi sono state nel 2022 le aziende petrolifere e finanziarie, cui si deve circa la metà della crescita mondiale. A seguito dell’impennata dei prezzi dell’energia, infatti, i produttori di combustibili fossi hanno incrementato i pagamenti agli azionisti di due terzi tramite un mix di distribuzioni ordinarie e straordinarie una tantum. Proprio a loro si deve quindi quasi un quarto del dato totale.
Al di là dei campioni, però, l’aumento è stato generalizzato: su scala globale l’88% delle società ha incrementato o confermato i dividendi. Ad esempio, le banche e società finanziarie, in particolare negli Stati Uniti, in Regno Unito e in Europa, hanno contribuito per un quarto alla crescita annua portando avanti la consistente ripresa dei dividendi post pandemia iniziata nel 2021. Contemporaneamente, i costi di spedizione alle stelle hanno sostenuto le aziende dei trasporti di tutto il mondo, che nel Vecchio Continente si sono rivelate il più importante driver. Per contro, il calo dei prezzi delle materie prime ha comportato una flessione delle remunerazioni ai soci nel settore estrattivo dopo i massimi storici toccati nel 2021.
In termini geografici, nei mercati emergenti, nella regione Asia-Pacifico e in Europa i dividendi sono aumentati di circa un quinto su base sottostante. Negli Stati Uniti invece sono saliti di meno della metà rispetto al resto del mondo, essenzialmente a causa della minore esposizione ad alcuni dei principali trend settoriali del 2022. Ma da questo punto di vista le società a stelle e strisce hanno dato prova di grande resilienza già nel corso della pandemia e quindi la ripresa è stata meno marcata. In ogni caso, negli States la crescita si è attestata sopra la media a lungo termine. Discorso a parte per il Giappone, dove la crescita è stata fortemente frenata dalla debolezza dello yen ma i dividendi sono aumentati di un sesto su base sottostante. Bene il Regno Unito, con un incremento del 12,1%. Quanto all’Italia, “si registra un crescita del 3,3%, che fa segnare il record assoluto di 15,5 miliardi di euro”, sottolinea Federico Pons, country head di Janus Henderson Investors per la Penisola. “Nel settore finanziario, il totale del 2021 comprendeva il recupero dei pagamenti non effettuati in precedenza ed è per questo che il risultato del 2022 sembra inferiore nel confronto. Da menzionare Atlantia, che ha ripreso le distribuzioni”, aggiunge il manager.
Per l’anno in corso gli analisti di Janus Henderson stimano una crescita più lenta, a fronte di pagamenti per 1.600 miliardi di dollari, in rialzo del 2,3% in termini complessivi e del 3,4% su base sottostante. E allungando l’orizzonte le prospettive appaiono ancora più incerte, come fa notare la Shoemake: all’orizzonte incombono elementi problematici quali l’inflazione, l’entità dei futuri rialzi dei tassi e i rischi geopolitici. I flussi di cassa delle aziende saranno soggetti a pressioni per via della diminuzione della domanda e del maggior costo di servizio del debito che limiteranno il margine di crescita dei dividendi.
Per l’esperta, a livello settoriale, è improbabile che i dividendi delle società energetiche facciano segnare aumenti paragonabili a quelli del 2022 mentre nel comparto estrattivo le distribuzioni dipenderanno dall’andamento delle commodity sottostanti. In ogni caso, è probabile che la riapertura in Cina dia slancio alla crescita economica, mentre in ambito finanziario le banche beneficeranno di margini più ampi in un contesto di tassi di interesse più alti. “In definitiva, i dividendi sono molto meno volatili degli utili e al momento la loro copertura (il rapporto tra profitti e dividendi) è a livelli elevati. Pertanto, nonostante le molteplici incertezze, prospettiamo un’ulteriore crescita nel 2023”, conclude la Shoemake.
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