Il livello dell’inflazione? Ce lo dice Twitter
Secondo uno studio di Bankitalia, l'osservazione dei big data correlati al comportamento degli utenti può contribuire all'analisi del livello dei prezzi
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Gli effetti del coronavirus si sono fatti sentire per l’economia italiana e se le più colpite in termini di Pil sono le regioni del Nord, prime ad esser state travolte dalla pandemia, le famiglie che soffrono di più sono quelle del Mezzogiorno.
Anche le prospettive restano incerte, poiché l’intensità della ripresa dall’emergenza Covid-19 dipenderà, oltre che dall’evoluzione della pandemia, anche dalle caratteristiche strutturali del sistema produttivo locale.
Il quadro emerge dal rapporto presentato dalla Banca d’Italia su “L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali” nel quale vengono messe in luce le principali tendenze dell’economia per le diverse aree del Paese e le criticità delle imprese.
Per quanto riguarda l’attività economica, nei primi sei mesi del 2020 si è ridotta di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo del 2019 e la flessione è stata più marcata al nord, “coerentemente con l’insorgenza precoce della pandemia in tale area geografica”.
Per quello che riguarda invece gli effetti del coronavirus sui privati cittadini, le famiglie più colpite sono state quelle meno abbienti che per la maggior parte si trovano al Sud. E nonostante il reddito sia stato sostenuto dagli ammortizzatori sociali e dai provvedimenti che ne hanno previsto il rafforzamento, la diseguaglianza è cresciuta ovunque nel primo semestre del 2020 e più intensamente nel Mezzogiorno, dove si registrano i livelli più elevati di povertà.
Costrette a confrontarsi con il nuovo shock economico, in tutte le aree dell’Italia ma soprattutto nel Mezzogiorno le famiglie hanno anche ridotto drasticamente i prestiti richiesti alle banche. Il rallentamento ha interessato sia la componente dei mutui residenziali – nonostante l’ulteriore diffusa flessione del costo dei prestiti, soprattutto a tasso fisso – sia quella del credito al consumo.
Inevitabili anche gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro che, dopo due mesi di sostanziale stagnazione, nella prima parte del 2020 ha subito importanti ripercussioni.
Il calo dell’occupazione si è accentuato soprattutto nel secondo trimestre e al Sud: si è ridotta rispetto al trimestre precedente dell’1,2 per cento nel Nord, dell’1,1 al Centro e del 4,4 nel Mezzogiorno.
Per quanto riguarda invece le imprese, gli effetti della pandemia portano con sé una tendenza all’aumento dei rischi di sottocapitalizzazione per molte di esse. Tanto che, secondo gli scenari di Bankitalia, alla fine del 2020 si registrerebbe ovunque un incremento della quota di società di capitali in condizioni di insufficienza patrimoniale pari al 12,4% a livello nazionale.
Un dato che non indica una stima precisa, come hanno tenuto a precisare i responsabili di Via Nazionale, ma che sarebbe comunque peggiore (14%) se non ci fossero state le misure del governo a sostegno delle imprese.
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