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In aggregato le cinque maggiori banche-reti italiane macinano più di un miliardo e mezzo di utili alla fine del terzo trimestre
Profitti record e patrimoni ai massimi storici nei primi nove mesi dell’anno per le maggiori realtà della consulenza finanziaria in Italia. In aggregato le cinque maggiori banche-reti italiane macinano più di un miliardo e mezzo di utili alla fine del terzo trimestre. Il tutto nell’anno nero della pandemia, considerato per i mercati finanziari uno dei più volatili della storia.
Con la chiusura dei bilanci trimestrali e gli aggiornamenti relativi a ottobre si consolida il trend annuale che, salvo clamorosi ribaltamenti, dovrebbe trovar conferma negli ultimi due mesi dell’anno. Così almeno la pensano i manager delle cinque realtà interessate da questa analisi. Andiamole a vedere nel dettaglio.

Elaborazione su dati delle società
Azimut chiude i nove mesi con ricavi per 728,5 milioni e utili a 230,2 milioni. Il patrimonio gestito a fine ottobre è di 63,5 miliardi (cifra che ingloba la recente acquisizione di Sanctuary Wealth Group negli Usa). Il presidente Pietro Giuliani ha confermato il target per gli utili dell’intero 2020 a 300 milioni. La pandemia non ha fermato l’attività di reclutamento di Azimut in Italia: consulenti finanziari e private banker: nei primi nove mesi dell’anno, il gruppo ha registrato 62 nuovi ingressi fra consulenti finanziari e private banker (76 a fine ottobre), portando il totale di Azimut a fine settembre a 1.808 unità (1.815 a fine ottobre).
Banca Generali chiude i nove mesi con 195,8 milioni di utile netto, in linea con quanto fatto nei corrispondenti nove mesi del 2019 ma cresce sul patrimonio, con masse totali in gestione a fine settembre che salgono del 7% su base annuale e raggiungono quota 70,4 miliardi. Gian Maria Mossa, amministratore delegato del gruppo, ha confermato tutti i target 2019-21 espressi nel 2018 quanto è stato presentato il piano triennale. “Abbiamo alzato l’obiettivo di raccolta per il 2020 a 5,5 miliardi”, ha precisato il manager che durante la conference call con gli analisti ha precisato che la banca “potrebbe avere interesse ad acquistare qualche boutique finanziaria” ma “solo a determinate condizioni”.
Fineco chiude i primi nove mesi con ricavi a 594,2 milioni (+21,5% a/a) e utili a 246,3 milioni. La crescita è spiegata dal management con l’incremento in diverse aree di business come il brokerage (+83,8% a/a), l’allargamento della base di clienti e della quota di mercato e dal contributo di Fineco Asset Management. A fine periodo le masse in gestione della banca sono pari a 85 miliardi.
Banca Mediolanum chiude il bilancio intermedio al 30 settembre con 249,8 milioni di utili, un risultato inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019 (284,8 milioni) ma che la banca attribuisce a “minori performance fees e all’assenza dell’equity contribution della partecipazione in Mediobanca”. Il totale delle masse gestite e amministrate ha raggiunto 87,5 miliardi, maggiore del 7% rispetto al 30 settembre 2019 e del 3% rispetto al 31 dicembre 2019, grazie “al determinante contributo della raccolta netta totale e al recupero dei mercati nel periodo estivo”, spiega la banca.
Fideuram Ispb chiude il terzo trimestre con il nuovo massimo storico delle masse amministrate, salite a 243,8 miliardi. L’utile netto consolidato è stato di 623 milioni di euro. “(…) Sono numeri straordinari che dimostrano, ancora una volta, come il nostro modello di servizio sia particolarmente valido e apprezzato dai clienti”, commenta Tommaso Corcos, ad e dg del gruppo, che aggiunge: “Siamo certi che l’acquisizione della partecipazione di maggioranza in Reyl e l’arrivo dei colleghi di Ubi Private e di IWBank porteranno ancor maggiore valore alla nostra divisione”.
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