Nel suo outlook estivo, Federated Hermes vede gli States proiettati verso il soft landing e tagli FED non prima dell’autunno. Ma poiché le urne spingeranno soprattutto le PMI, meglio investire in small o mid cap. Con gli occhi sempre fissi sulla qualità
Con il primo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden che si terrà tra poco più di una settimana, gli Stati Uniti si preparano a entrare nel vivo della campagna elettorale per le elezioni presidenziali. E anche se la Federal Reserve è ancora alle prese con un’inflazione sopra le aspettative, non smettono di affiorare opportunità di investimento sull’azionario americano. Ne sono convinti gli esperti di Federated Hermes, che a Milano hanno comunicato l’outlook della casa di gestione sul secondo semestre 2024. Un view dalla quale emergono due punti fermi: il rafforzarsi dell’ipotesi soft landing per l’economia d’oltreoceano e un ruolo centrale per i titoli di qualità.
A introdurre le prospettive dell’asset manager USA è stato il senior vice president e chief Equity strategist Philip J. Orlando, che si è concentrato prima di tutto sul quadro macro. “Crediamo che un atterraggio morbido sia attualmente lo scenario più concreto per l’economia americana”, ha spiegato, precisando come la casa si attenda una crescita del PIL pari al 2,4% di qui a fine anno e al 2,1% nel 2025. Secondo il top manager, le rilevazioni sulla capacità di risparmio e sull’uso delle carte di credito da parte dei cittadini segnalano infatti un apporto dei consumi in via di riduzione rispetto al 70% di oggi: dato che contribuirà a far raffreddare l’economia insieme al progressivo indebolimento del mercato dellavoro, dove l’inflazione dei salari dovrebbe attestarsi al 3% ma il tasso di disoccupazione è visto in salita fino al 4%. Quanto alle decisioni della FED, la convinzione di Orlando è che non si possa verificare alcun taglio primo di autunno inoltrato: sia perché non sarebbe opportuno ridurre il costo del denaro prima delle urne sia perché siamo ancora lontani dall’avere tassi reali positivi, condizione giudicata indispensabile per un allentamento della politica monetaria anche in considerazione del fatto che il Personal Consumption Expenditures Price Index (CPE) non raggiungerà l’obiettivo del 2% prima del 2026.
Un view positiva sull’equity di qualità. Complici le elezioni
Quanto alla view di mercato, Orlando ha spiegato che Federated Hermes resta “costruttiva sul lungo termine” ma preferisce avere un “approccio neutrale” in chiave tattica per evitare i rischi legati alla volatilità. L’asset class da prediligere è l’equity, anche perché i mercati azionari hanno storicamente sovraperformato in occasione delle elezioni e durante il primo anno di amministrazione del nuovo presidente. “Poiché buona parte delle performance è imputabile alle Magnifiche Sette”, puntualizza il dirigente, “conviene però puntare sui titoli di qualità che si trovano fuori dal costoso mondo delle big tech”. Anche perché, se questa bolla dovesse scoppiare, le valutazioni sul resto del mercato potrebbero beneficiarne e subire una correzione. Di qui la scelta della società di sottopesare del 5% il capitale di rischio in favore del capitale rischio, rimanendo neutrali sulla liquidità. Tra i settori da preferire, energetico e finanziario ma anche healthcare e industria.
Charlotte Daughtrey, Equity investment specialist, ha poi aggiunto un altro tassello al posizionamento di Federated Hermes: il focus sulle small e mid-cap. Caratteristica che la casa di gestione ha interiorizzato nello US SMID Equity Fund. Si tratta di un prodotto articolo 8 e con dotazione pari a 932 milioni di dollari che investe nell’azionario americano tramite titoli di qualità. Partendo da un’analisi dell’indice Russell 2500, l’esperta ha mostrato come la categoria abbia sovraperformato il resto del mercato in tutte le principali finestre temporali post crisi finanziaria del 2008 e ancor di più durante gli anni elettorali. “Si tratta inoltre”, ha sottolineato, “di una famiglia che al momento presenta valutazioni a sconto molto interessanti e di una soluzione per proteggersi nell’ipotesi (per quanto remota) di una recessione”. La strategia dedicata si sostanzia in un portafoglio di 40-70 partecipazioni che vengono scelte guardando soprattutto a società con business di qualità ma anche forte potere di prezzo fondamentali e poi riviste non prima di tre anni.
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