Gli analisti dell’agenzia di rating presentano a Milano l’outlook 2025 per il Belpaese. La ripresa economica è in atto ma ci saranno molti elementi da monitorare. Sul fronte bancario le prospettive sono stabili: occhi puntati sulle operazioni di M&A del settore
Sylvain Broyer, chief economist Emea di S&P Global Ratings
Bene ma non benissimo. Dallo 0,5% (dato finale atteso per il 2024), il PIL italiano dovrebbe arrivare allo 0,9% a fine 2025, per poi accelerare debolmente nei due anni successivi. A dirlo sono gli analisti di S&P Global Ratings che hanno presentato alla stampa l’outlook per il nuovo anno. La ripresa dell’economia europea c’è ed è in atto, ma “ci sono molti elementi di incertezza all’orizzonte” che potrebbero andare a impattare lo scenario macro, come afferma Sylvain Broyer, capoeconomista di S&P per l’area Emea. In primis si attendono le nuove misure che verranno messe in campo dall’amministrazione Trump ma poi c’è anche la crisi politica in Francia e Germania e una debolezza persistente della fiducia delle imprese che potrebbe avere conseguenze negative sul mercato del lavoro. Senza contare la frenata del settore manifatturiero e la crisi dei fattori produttivi.
Il PIL italiano sta comunque beneficiando degli investimenti del PNRR, anche se, secondo gli esperti, la maggior parte dei vantaggi per l’economia del Paese deve ancora essere messa a terra. Fino ad ora l’impatto positivo del programma è stato di circa il 2% (inferiore alle attese), anche perché molti degli investimenti sono stati destinati alle riforme che impiegano più tempo per generare benefici. Alla ripresa dell’economia europea, con una conseguenza positiva anche per quella italiana, dovrebbe contribuire anche l’ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della BCE. “Riteniamo che la banca centrale europea non abbia più alcuna ragione per rimanere restrittiva”, afferma Broyer, “per questo ci aspettiamo almeno 50 punti base di tagli dei tassi entro marzo, cioè molto probabilmente due tagli di 25 punti base nelle riunioni di gennaio e marzo. Al 2,50% a marzo, il tasso sui depositi non sarà più a livello restrittivo ma in territorio neutrale. C’è molta incertezza su quale potrà essere il tasso terminale ma è anche possibile che la BCE sia tentata di ridurre il costo del denaro meno di quanto prevedono i mercati, perché rimane ancora inflazione nel sistema”.
Banche, occhi puntati sul consolidamento
Mirko Sanna, direttore Financial Services S&P Global Ratings
Sul fronte bancario, gli analisti di S&P rassicurano: il settore è in buona salute e le prospettive sono largamente stabili. La redditività del sistema bancario italiano, insomma, resterà positiva anche nel 2025. A parlare è Mirko Sanna, director Financial Institutions, S&P Global Ratings, sottolineando come la valutazione media delle banche italiane sia a BBB contro l’A- della media europea. In prospettiva, l’agenzia di rating ritiene che la profittabilità degli istituti di credito rimarrà elevata, nonostante il calo dei tassi di interesse, con un rendimento del capitale che probabilmente supererà in media il 14% anche se diventerà più evidente la differenza fra le varie istituzioni. S&P ritiene che i margini d’interesse saranno minori (caleranno al 6/7% su base annua) ma nel contempo ci sarà un aumento delle commissioni.
Quel che è certo è che il consolidamento sarà il tema principale di quest’anno, in seguito alle mosse di Unicredit per acquisire Banco BPM e Commerzbank, all’offerta di Banco BPM per Anima e al riposizionamento degli azionisti su Monte dei Paschi. La struttura del settore bancario probabilmente cambierà in modo sostanziale, aprendo la strada a player più forti. “La struttura azionaria ostruzionistica di diverse banche potrebbe influenzare l’esito degli accordi ma il consolidamento, a nostro avviso, sarà inevitabile”, spiega Sanna. Il potenziamento della gestione patrimoniale, sarà, insomma, cruciale. Tanto che un accordo fra Unicredit, BPM e Anima potrebbe riposizionare il nuovo gruppo a ridosso di Intesa Sanpaolo in termini di capitalizzazione. “Il settore bancario italiano si sta evolvendo”, prosegue Sanna. “Continuiamo ad aspettarci che il settore alla fine si dividerà tra grandi operatori con capacità di fare utili e di finanziare l’innovazione necessaria per navigare nella trasformazione digitale e le banche più piccole e agili in grado di adattarsi rapidamente al comportamento mutevole dei clienti”. In questo senso, secondo S&P, avere il controllo dei risparmi degli italiani è uno dei principali punti di forza delle nostre banche rispetto agli altri paesi europei.
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