5 min
L’aumento dell’inflazione dovuto alla transizione green può mettere a rischio l’azione e la credibilità dell’Eurotower. “È probabile che gli investitori richiedano premi al rischio più alti”
La guerra Russia-Ucraina ha inevitabilmente accelerato la transizione verde. Con il bisogno di emancipazione dal gas di Putin, l’Unione europea sta infatti lavorando per una “sovranità strategica” che abbia al centro l’autosufficienza energetica e, inevitabilmente, il raggiungimento degli obiettivi climatici. Le rivoluzioni però non sono mai in discesa e il virtuoso cammino verso il net zero, destinato a durare decenni, rischia di mettere seriamente in difficoltà la Bce.
“Durante la transizione verso il net zero, è probabile che vi siano conseguenze per l’inflazione dell’Eurozona e implicazioni per la politica monetaria. In parole povere, gli impatti del cambiamento climatico e le strategie di mitigazione del clima metteranno ulteriormente alla prova il mandato di raggiungere la stabilità dei prezzi”, osserva Katharine Neiss, chief european economist di Pgim Fixed Income, che evidenzia come gli eventi meteorologici estremi stiano diventando sempre più frequenti e intensi, cosa che si ripercuote sui prezzi in diversi settori, dall’alimentare all’energetico, e sulle catene di approvvigionamento. Causando una maggiore volatilità dell’inflazione.
Secondo uno studio dell’Eurotower, le estati eccezionalmente calde possono aggiungere circa 1,5 punti percentuali all’inflazione dei prezzi alimentari nelle economie emergenti entro il trimestre. Sebbene la ricerca non abbia riscontrato un impatto significativo per le economie dei Paesi sviluppati, a detta della Neiss si potrebbero ragionevolmente fare delle previsioni di ciò che potrebbe accadere nei mercati sviluppati basandosi su quanto accaduto nei mercati emergenti. “I dati della Bce suggeriscono un aumento di 0,3 punti percentuali dell’inflazione nell’Eurozona, data la minore quota di prodotti alimentari nel paniere dei prezzi al consumo della regione”, evidenzia.
Stesso discorso per i picchi dei prezzi dell’energia all’ingrosso legati al clima, che potrebbero contribuire ad aumentare la volatilità dell’inflazione. “Quando il freddo eccezionale ha colpito l’Europa nel gennaio 2017, la domanda di gas è aumentata del 20% rispetto all’anno precedente e l’inflazione headline dell’area dell’euro è salita di 0,6 punti percentuali – argomenta l’economista di Pgim Fixed Income -. La recente esperienza che ha visto scarse riserve energetiche in Europa e l’escalation delle tensioni con la Russia ci ricordano la sensibilità dell’inflazione headline a fluttuazioni significative e improvvise dei prezzi dell’energia. Inoltre, eventi meteorologici estremi possono causare danni temporanei alle infrastrutture e innescare strozzature nelle supply chain nel breve periodo”.
Compensare l’aumento dell’inflazione energetica
Sebbene il contributo dell’energia all’inflazione headline dell’Eurozona sia diminuito negli ultimi due decenni, è probabile che tale tendenza si inverta ora che i governi hanno iniziato a tassare le emissioni. Secondo le stime, i prezzi del carbonio dovranno aumentare in modo significativo per poter raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. E l’energia rappresenta una quota relativamente elevata del paniere dei consumi, per cui un aumento dei costi dell’energia farebbe crescere sensibilmente l’inflazione.
“La nostra analisi mostra che un aumento di 10 euro a tonnellata del prezzo della CO2 all’interno del Sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’Ue fa salire l’inflazione dei prezzi dell’energia di 0,3 punti percentuali durante il mese successivo”, spiega la Neiss, aggiungendo che nel corso dell’ultimo anno il prezzo della CO2 nell’Ets è aumentato di circa 50 euro a tonnellata, e potrebbe aver contribuito fino a 1,5 punti percentuali dell’inflazione energetica.
In sostanza, se i governi dovessero ridurre le quote di CO2 o potenziare il proprio piano d’azione, l’inflazione potrebbe essere ancora più alta. Uno scenario nero per la Bce che si troverebbe di fronte a un difficile compromesso: per compensare l’aumento dell’inflazione energetica e garantire la stabilità dei prezzi, dovrebbe limitare l’inflazione generata a livello dei singoli Stati membri.
L’incertezza potrebbe deprimere il rischio
Se è certo che nel lungo periodo la transizione green stimolerà l’innovazione e la crescita, nel periodo di transizione è altamente probabile che l’aumento del debito pubblico per finanziarla rischia invece di frenare gli investimenti privati. E, come fa notare la Keiss, l’aumento dell’incertezza, dovuta agli effetti fisici del cambiamento climatico o all’incertezza relativa alla regolamentazione, potrebbe deprimerli ulteriormente. “Gli impatti fisici e gli effetti della transizione legati al cambiamento climatico potrebbero anche rendere obsoleta gran parte dello stock di capitale esistente, riducendo la produttività e la crescita”, avverte.
Non solo: l’aumento della volatilità e dell’incertezza potrebbe anche influire sulla capacità di pianificazione di famiglie e imprese. “Ciò potrebbe portare a decisioni di risparmio e investimento non ottimali – analizza l’economista -. Più in generale, un contesto incerto e volatile potrebbe scoraggiare l’assunzione di rischi, in quanto gli investitori cercano beni rifugio, indebolendo ulteriormente la crescita e i tassi d’interesse reali. I tassi reali bassi rappresentano una sfida ben nota per i policymaker: aumentano la probabilità che una banca centrale si trovi di fronte un problema di ‘Zero Lower Bound’, con una capacità di manovra limitata”.
A rischio la credibilità della Bce
Secondo la Keiss, l’aumento della volatilità dei prezzi di cibo ed energia e le interruzioni della catena di approvvigionamento potrebbero rendere più difficile per l’Eurotower riconoscere le tendenze inflazionistiche sottostanti, complicando il suo impegno di stabilizzazione dell’economia. “Frequenti e significativi scostamenti dall’obiettivo di inflazione potrebbero anche intaccare la credibilità della Bce. Di conseguenza, i policymaker potrebbero porre maggiore enfasi sulle misure dell’inflazione core, come abbiamo potuto constatare durante la pandemia”, chiarisce.
Un aumento dei prezzi dell’energia, a parità di altre condizioni, farebbe salire l’inflazione core. La Bce si troverebbe, quindi, nella posizione non molto invidiabile di dover inasprire la propria politica per compensare tale aumento. “Ciò potrebbe avere un costo economico elevato durante il periodo di transizione. L’alternativa sarebbe quella di tollerare un’inflazione superiore all’obiettivo per un certo periodo di tempo, il che, ancora una volta, potrebbe minare la credibilità della banca centrale”, mette dunque in guardia l’economista di Pgim Fixed Income.
Insomma, l’aumento dell’inflazione e l’incertezza dovuta al cambiamento climatico stanno inasprendo il contesto esistente, mentre le economie stanno uscendo dalla pandemia e si stanno affrancando dalla Russia. “In un simile quadro, è probabile che gli investitori richiedano premi al rischio più alti”, conclude la Keiss.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.