Osservatorio Bain: fondi cruciali nella transizione italiana. Sono 60 quelli attivi e generano 3,7 miliardi di ritorni annuali. Ma le opportunità stanno aumentando: tre le aree più interessanti
Sale l’interesse dei fondi italiani per il settore energy & natural resources. Le opportunità offerte dalla decarbonizzazione stanno infatti rivoluzionando il panorama energetico e offrono notevoli opportunità agli investitori, che acquistano un ruolo sempre più centrale e decisivo nella transizione energetica tricolore. È quanto emerge dal primo rapporto ‘Osservatorio Energia e Capitali’ di Bain & Company Italia, secondo cui nel nostro Paese sono attualmente attivi 60 fondi, che gestiscono oltre cento portfolio company attive nel settore.
Allo scorso giugno, tali fondi generavano un Ebitda complessivo di oltre 3,7 miliardi di euro: circa l’8% del margine operativo lordo totale del settore. Di questi, 2 miliardi derivavano direttamente dalle partecipazioni dei fondi di investimento. Quanto al portafoglio, il report evidenzia una significativa diversificazione. Il 55% delle società partecipate opera nel settore delle rinnovabili, contribuendo per oltre il 45% all’Ebitda totale. Seguono i settori Waste e Servizi, che rappresentano ciascuno il 10% dell’allocazione e le reti Gas e Power, che pur fermandosi al 5% delle partecipazioni generano il 17% dell’Ebitda. Il restante 20% delle quote è distribuito tra comparti in crescita come idrico, illuminazione pubblica, downstream ed efficienza energetica. Il 30% dei fondi analizzati vanta infine un mol pro-quota superiore ai dieci milioni di euro, con una tenure media delle portfolio company di cinque anni. Un quadro che, secondo gli esperti Bain, suggerisce potenziali operazioni di exit nei prossimi 18-24 mesi in un contesto di mercato sempre più dinamico.
Interesse in aumento
L’Osservatorio evidenzia poi come l’interesse dei fondi stia crescendo, rappresentando una fonte cruciale di capitale per accelerare la transizione, spesso in sinergia con le competenze di grandi operatori industriali. Il 60% delle portfolio company vede infatti la presenza di almeno un altro azionista nel capitale. Per gli esperti, però, l’attuale posizionamento e il contesto di mercato richiedono un ripensamento delle strategie di investimento lungo tre direttrici principali. La prima è quella di disegnare un piano di creazione del valore come acceleratore della transizione, assegnando agli investitori finanziari un ruolo centrale nel sostenere l’innovazione nel settore energetico italiano. Importante è poi identificare nuove opportunità di investimento in settori emergenti e anche ottimizzare i modelli di business e le performance degli asset attualmente in portafoglio.
Secondo Bain & Company sono tre le aree prioritarie, in considerazione del contesto macroeconomico, delle specificità del settore e delle prospettive di crescita: lo sviluppo e la gestione degli asset di generazione da fonti rinnovabili, il futuro delle reti, in particolare del gas (soprattutto in relazione all’elettrificazione e allo sviluppo dell’idrogeno), e i settori emergenti come Carbon Capture and Storage (CCS), mobilità elettrica e bio-carburanti. “Questi business emergenti rappresentano opportunità attrattive per gli investitori, ma richiedono un’attenta valutazione degli elementi critici”, avverte Alessandro Cadei, senior partner e responsabile energy & utilities Emea di Bain & Company. Per l’esperto, infatti, mentre la maggior parte degli investimenti finora si è concentrata sulle fasi iniziali, l’interesse per questi deal sta crescendo e, per gli investitori finanziari, si aprono interessanti occasioni di partecipazione a nuovi mercati e a nuove modalità di intervento.
Secondo Roberto Prioreschi, Semea regional managing partner di Bain & Company, ottimizzare la performance non è però più sufficiente, ma occorre ripensare il modello di business alla luce delle recenti trasformazioni del settore. “La volatilità dei prezzi, le sfide della catena di fornitura e le nuove regolamentazioni richiedono un approccio integrato e una gestione equilibrata, attraverso un piano di creazione di valore dedicato alla generazione da fonti rinnovabili”, conclude.
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