Per alcuni analisti, Powell ha lasciato la porta aperta a una seconda sforbiciata e i dati sull’inflazione la renderanno possibile a settembre. Secondo altri, bisognerà aspettare dicembre, se non di più
Dopo il meeting delle Federal Reserve che non ha toccato i tassi, indicando di prevedere un solo taglio nel 2024, gli analisti si dividono sulla traiettoria futura della politica monetaria. Da una parte c’è chi sta rivedendo le attese, allineandosi alle indicazioni del dot plot e puntando su dicembre; dall’altra chi ritiene che il presidente Jerome Powell abbia comunque lasciato la porta aperta a una seconda sforbiciata se l’inflazione si confermasse in ritirata.
Quello su cui sono tutto d’accordo è che comunque per la banca centrale il rebus è difficile da sbrogliare. “Sebbene il rallentamento dell’inflazione core possa parzialmente attenuare il sentiment da falco del mercato, il percorso verso un taglio dei tassi dipende dal continuo allentamento dei prezzi e da un ulteriore riequilibrio del mercato del lavoro”, osserva Whitney Watson, co-chief investment officer and co-head Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management. Che avverte: “I recenti dati economici e i segnali dei policymaker evidenziano le intricate sfide nel determinare l’esatta tempistica dei cambi di rotta della politica monetaria, mettendo in luce l’importanza di un approccio flessibile e dinamico agli investimenti”.
L’ipotesi settembre resta sul tavolo
Secondo Brendan Murphy, head of Fixed Income North America di Insight Investment (BNY), il ciclo di allentamento potrebbe non essere così lontano come sembra. “Anche se le proiezioni mediane della commissione mostrano un taglio quest’anno, più di un membro ha votato in realtà per due. E il presidente sembra aver indicato che entrambi gli scenari siano plausibili. Inoltre, la commissione ha anche proiettato quattro riduzioni nel 2025, al rialzo rispetto alle tre aveva previste l’ultima volta”, fa notare.
Per Xiao Cui, senior economist di Pictet Wealth Management, Powell e colleghi stanno cercando di bilanciare delicatamente il rischio di tagliare troppo presto e troppo tardi. “Ci saranno altri tre rapporti sull’inflazioneprima della riunione del 18 settembre. Ci aspettiamo che i dati continuino ad essere buoni per consentire di iniziare a tagliare per allora”, afferma. Precisando che il percorso di disinflazione rischia comunque di essere irregolare e che una FED cauta potrebbe aver bisogno di altri mesi di buoni dati per iniziare a tagliare solo a dicembre.
Sulla stessa lunghezza d’onda James McCann, vicecapo economista di Abrdn, secondo cui la svolta da falco è stata probabilmente una reazione alla crescita dei prezzi più forte del previsto registrata a inizio anno. “Tuttavia, l’ attuale sorpresa al ribasso del CPI di maggio è stata più incoraggiante e, con la maggioranza dei membri divisi tra uno o due tagli, non saremmo sorpresi di vedere i prezzi di mercato continuare a fantasticare su più riduzioni quest’anno”, evidenzia.
Secondo Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, la FED vuole apparire cauta, ma sembra ansiosa di tagliare non appena un paio di dati positivi sull’inflazione confermeranno le buone notizie di maggio. “Non escludo affatto una riduzione a settembre, né che ce ne possano essere due quest’anno”, afferma. Precisando, però, che con tutta probabilità nel 2025 si assisterà a un numero di sforbiciate inferiore a quello previsto dal Fomc, dal momento che il tasso neutrale nell’attuale ciclo potrebbe essere intorno al 4%.
Di parere diverso Eric Winograd, senior VP e US economist di AllianceBernstein, che invece continua a prevedere una sola sforbiciata nel 2024, con tutta probabilità a dicembre. “Ci sono segnali che ci potrebbe essere un inizio anticipato del ciclo di allentamento, in base ai dati dell’inflazione di maggio, ma lo scenario di base è invariato”, afferma.
Anche per Morgane Delledonne, head of Investment Strategy Europa di Global X, la prima sforbiciata arriverà per Natale, se arriverà. “A nostro parere è probabile che la FED tagli una volta a dicembre o addirittura mantenga i tassi fermi per tutto l’anno”, avverte.
Posizione condivisa dagli analisti di UBS, che in una nota sottolineano come siano troppo pochi i dati che giungeranno nei prossimi tre mesi per far cambiare idea ai banchieri centrali e rimettere settembre sul tavolo. “A nostro avviso, il Fomc ha effettivamente escluso azioni fino alla riunione di dicembre, salvo qualche inatteso e significativo indebolimento del mercato del lavoro”, scrivono. Infine, anche Bank of America ha ribadito la sua previsione di un solo taglio quest’anno, a dicembre, “e di un ciclo di allentamento graduale che si concluderà con un tasso terminale del 3,50-3,75%”.
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