La rivoluzione dei modelli distributivi, digitali e decentralizzati, nella view di Paolo Bignardello (FundsDLT): efficienza per le Sgr significa meno costi e ridurre la distanza dal cliente finale. Quanto ci vorrà? “Meno di quanto si creda. Sarà come l’avvento dell’home banking”, afferma l’esperto
La tecnologia blockchain potrebbe risolvere uno dei maggiori problemi che l’industria del risparmio gestito si trova ad affrontare: i costi operativi della distribuzione. Dall’analisi annuale Esma, infatti, i fondi attivi Ucits sono costati in media all’investitore europeo poco meno del 2% a fronte di prelievi nettamente minori di Etf e fondi passivi.
“Paradossalmente grazie a un modello distributivo del fondo per via digitale e decentralizzato, come è blockchain, un prodotto Ucits tradizionale potrà costare all’investitore finale anche meno di un Etf”, afferma Paolo Bignardello, responsabile commerciale di FundsDLT, una piattaforma basata su blockchain per il settore dei fondi d’investimento lanciata nel 2016 da Clearstream (gruppo Deutsche Börse), Credit Suisse Asset Management, la Borsa lussemburghese e Natixis Investment Managers.
“Tutto ciò potrà portare diversi benefici, all’industria ma soprattutto all’investitore finale – aggiunge l’esperto con oltre 25 anni di esperienza nel campo della distribuzione di fondi – Per primo genera efficientamento nel processo distributivo, riducendo i problemi di concorrenza verso strumenti più accessibili e meno costosi come i passivi. In secondo luogo, aumenta il grado di trasparenza sull’investitore finale, il quale potrà contare su prodotti più attinenti alle sue esigenze di risparmio”.
Meno costi per l’investitore significa anche meno ricavi per le Sgr. Qual è quindi la convenienza per la casa prodotto?
Una nuova generazione d’infrastruttura basata sulla tecnologia blockchain genera più efficienza, attiva un ecosistema di soluzioni digitali e permette una vera trasformazione front-to-back, ciò significa che vedremmo costi inferiori. Ma ci saranno anche benefici: maggior cooperazione fra case prodotto e distribuzione e fra intermediari stessi. La condivisione dell’informazione relativa all’investitore finale (tolleranza al rischio, scelte di prodotto e preferenze Esg ad esempio) – sulla falsariga di quanto avviene in altri settori del commercio altamente digitalizzati – potrà creare valore per l’intera filiera. Con maggiori informazioni le Sgr potranno costruire prodotti più personalizzati per l’investitore a costi più accessibili. Si andrà quindi ad allargare la platea di potenziali clienti anche alle fasce reddituali più basse senza più la necessità di doversi focalizzare solo sui grandi patrimoni per esigenze di economia di scala come avviene oggi. In pratica si riducono i costi di acquisizione di nuovi clienti.
Un vantaggio non da poco per le Sgr. Quante si stanno muovendo in questa direzione?
Le società di gestione sono quelle con più necessità perché per loro il vantaggio è immediato anche se parliamo del B2C: prendiamo ad esempio quello che stanno facendo alcuni grandi player passivi nel campo del roboadvisory (vedi Vanguard) ma anche realtà più piccole e vicine a noi tra cui AcomeA con Gimme5. Ecco: blockchain permetterà l’industrializzazione dei modelli distributivi digitali B2C e B2B2C, nel pieno rispetto delle normative in vigore come la Ucits, Mifid o Psd2, creando le premesse per un rapporto più diretto con il cliente finale.
La strada è quella della disintermediazione?
Più che di disintermediazione io parlerei di semplificazione operativa. Grazie all’applicazione della tecnologia blockchain nel mondo della distribuzione di prodotti finanziari si ridurranno alcune barriere all’ingresso che prima generavano profitti spropositati per alcuni intermediari. Un obiettivo auspicato soprattutto dalla direttiva Mifid sugli incentivi e trasparenza dei costi. Certamente ci saranno intermediari – quelli che hanno investito meno in tecnologia – che faranno fatica mentre molti altri che in questi anni si sono preparati investendo in ricerca e sviluppo di risorse digitali avranno la vita più semplice. Non scompariranno gli intermediari ma si creeranno delle differenziazioni più efficienti sia per canale distributivo che per tipologia di cliente finale.
Quanto tempo ci vorrà?
Meno di quanto si creda. Con l’home banking è stato lo stesso: 10-15 anni fa pochissime banche offrivano questo servizio, oggi è spesso l’unico che offrono: guardate N26 oppure BBVA che ha scelto l’Italia come primo mercato per lanciare l’offerta integrata 100% digitale. Sono convinto che la necessità di offrire fondi direttamente agli investitori finali da parte delle Sgr sia molto sentita nel settore.
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Il manager apre alla possibilità di distribuire nuovi prodotti legati alla blockchain, nonché prodotti di case terze con il ricorso sempre più pervasivo delle tecnologie. “Le potenzialità della blockchain nella finanza sono soprattutto legate all’introduzione di nuovi prodotti oltre che all’efficientamento dei processi e quindi dei costi di distribuzione”, afferma.
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