Le frontiere digitali del risparmio gestito
Rischi e opportunità della rivoluzione tecnologica. Quali prospettive per un quadro normativo che deve prepararsi ad affrontare le sfide della digitalizzazione
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L’Italia attende di muovere i primi passi nel mondo ancora poco esplorato della blockchain ma soprattutto delle sue applicazioni per il mondo degli investimenti in asset tokenizzati. Esperienze già in sperimentazione in alcuni paesi come Francia, Lussemburgo, Germania e Spagna.
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Fra le prime società di gestione in Europa a percorrere questa via c’è Axa Investment Managers protagonista nella sottoscrizione di una tranche da 3 milioni di euro di un bond emesso attraverso la blockchain di Ethereum dalla Banca europea degli investimenti (Bei). Una sperimentazione raccontata all’industria italiana in una tavola rotonda virtuale organizzata dal Comitato Digital Finance di Assogestioni con l’obiettivo di aumentare l’attenzione e contribuire al dibattito sul mercato italiano, diffondendo tra le Sgr la conoscenza delle opportunità offerte dal Fintech nel risparmio gestito.
Guarda l’intervento completo su FR|Vision: L’investimento in cripto-attività nel risparmio gestito
Laurence Arnold, head of Innovation & Strategic Initiatives di Axa Investment Managers, cita subito il valore simbolico dell’operazione: “L’importo investito attraverso uno dei nostri fondi d’investimento è di dimensioni ridotte – spiega – ma significativo per testare concretamente il valore aggiunto di questa nuova tecnologia da un punto di vista di rapporto costi/benefici attraverso un fondo regolato dalla legge francese”.
Per Axa IM e in generale per l’industria dei fondi francese si è trattato di una prima esperienza di investimento in un asset tokenizzato (security token), “vale a dire la prossima generazione di strumenti finanziari scambiati a livello peer-to-peer e Over the counter (Otc), cioè senza l’intermediazione di un mercato regolamentato”, spiega Arnold.
Contemporaneamente all’emissione del bond Bei, la banca centrale francese ha emesso una tranche di euro digitale per il regolamento di quella transazione su blockchain. Dunque, non si è fatto ricorso al sistema internazionale Swift come nelle normali operazioni di sottoscrizione di strumenti finanziari tradizionali. Dal punto di vista del regolamento, il giorno uno dell’operazione sono stati prenotati i token da acquistare a SG Forge mentre il giorno successivo è stato regolato il pagamento off-chain, cioè attraverso un conto bancario tradizionale.
Dal punto di vista tecnologico Axa IM è stata affiancata da SG Forge, una società tecnologica del gruppo Societe Generale che abilita la tokenizzazione e facilità lo scambio di asset virtuali con il ricorso alla blockchain, in qualità di agente di regolamento, occupandosi anche degli aspetti fiscali e operativi di tutta l’iniziativa.
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Sul fronte lussemburghese è Azimut che da circa un anno muove i primi passi in questa direzione con una soluzione innovativa per ora limitata al vicino mercato svizzero. “L’oggetto di investimento di Azimut Digital Financing sono le azioni tokenizzate di una società veicolo (Spv) che a sua volta investe nelle emissioni obbligazionarie di altri emittenti”, spiega Marita Freddi, General Counsel di Azimut Holding. Una soluzione che consente al gruppo italiano di superare i limiti della disciplina domestica e i problemi relativi all’assimilabilità dei token agli strumenti finanziari.
Trattandosi di un’esperienza pionieristica nel risparmio gestito, l’operazione ha richiesto ad Axa IM un significativo sforzo iniziale. “La complessità maggiore – rileva Arnold nell’intervento – consiste nel design dei flussi operativi”.
Arnold ha elencato i vantaggi di un’operazione d’investimento condotta su registri blockchain: “Avere un registro digitale delle operazioni aiuta a diminuire i livelli di complessità e la verifica delle operazioni peer-to-peer e facilità la riconciliazione dei dati. In generale, con la blockchain il ciclo di vita degli asset digitali è completamente automatizzato. Al netto delle complessità dovute alla fase iniziale è un modello con grandi potenzialità”, analizza Arnold.
Tuttavia, esistono delle complessità e dei temi da semplificare: si va dai rischi regolamentari operativi fino a quelli legati alla complessa architettura IT richiesta. “Siamo a uno stadio molto embrionale – analizza l’esperta – poichè mancano ancora standard tecnici e di mercato adeguati a creare una serie di best practices che sarebbero utili per replicare su larga scala (industrializzare) il processo d’investimento in asset tokenizzati”.
Un problema anche dal punto di vista del depositario con Hervé Chappuy, directeur Tecnique Depositary & Fiduciary Services di BNP Paribas Securities Services, che si sofferma “sull’enorme lavoro richiesto a tutte le controparti per l’organizzazione dell’architettura operativa” e come esso sia “un fattore chiave per il successo dell’operazione”.
I temi più delicati che portano all’attenzione gli esperti intervenuti riguardano sicurezza informatica e sostenibilità. “Non c’è ancora unanimità di vedute su quale sia la blockchain migliore da utilizzare per queste operazioni”. È noto che Ethereum poggia su un sistema proof of work, dunque, ad alto impatto footprint dovuto al consumo di energia richiesta. “Un grande limite – chiosa l’esperta di Axa IM – e un punto di attenzione per chi come noi fa della sostenibilità un punto fermo delle proprie politiche d’investimento”.
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