Per gli analisti i rischi di recessione al momento sono passati in secondo piano. E giovedì Lagarde annuncerà un aumento dei tassi da 75 punti base
Dopo il nuovo record dell’inflazione registrato in agosto nell’Eurozona, le speranze dei mercati sono ormai ridotte al lumicino: difficile che le colombe della Bce riescano a chiudere il meeting di giovedì 8 settembre con un rialzo dei tassi di ’soli’ 50 punti base, molto più probabile una stretta hawkish da 75.
Una mossa in stile Fed, la quale, salvo sorprese, seguirà a ruota Francoforte nella riunione in calendario il 21 settembre. Per gli analisti Goldman Sachs, ad esempio, è praticamente scontato che Lagarde acceleri la stretta sui tassi e proceda con un rialzo di 75 pb. Non solo: per gli esperti, l’Eurotower taglierà “nettamente” le previsioni di crescita alla luce del rallentamento dello slancio e della crisi energetica in corso, e l’attesa è che arrivino vicine a descrivere uno scenario di recessione tecnica.
I commenti recenti dei membri del board, si legge nel report, sono stati piuttosto “da falco”. Come quello di Isabel Schnabel che a Jackson Hole ha avvertito che occorre “agire con forza” per “portare l’inflazione al target rapidamente”. Dopo la sua uscita, diversi colleghi dei board si sono detti a favore di un aumento da 75 punti nel prossimo meeting, mentre più “limitata” è stata la reazione di chi vuole un passo “costante” nei rialzi. Di fronte a questi elementi, gli esperti di Goldman Sachs concludono che “un rialzo da 50 punti sarebbe una grande sorpresa da colombe che riteniamo sarebbe difficile da comunicare alla luce dei dati forti sull’inflazione”.
Anche Citi si aspetta un’azione decisa e si chiede piuttosto se non sia solo la prima di una cura breve ma intesa. Secondo Antoine Gaveau, strategist obbligazionario, una stretta sui tassi veloce ma potenzialmente breve è infatti una linea di base convincente. “I falchi hanno vinto praticamente ogni discussione negli ultimi mesi”, fa notare.
Per Rossana Brambilla, responsabile multi-asset di Sella Sgr, la straordinaria tenuta delle principali economie, seppur in rallentamento, contestualmente ai prezzi record del gas suggerisce che il picco dell’inflazione non è affatto alle spalle. “Di rilievo a questo proposito la notizia di venerdì, quando Gazprom ha annunciato che interromperà a scadenza indefinita i flussi di gas attraverso Nord Stream 1”, puntualizza. Tutti elementi che, contestualmente ad un ritorno di accentuata hawkishness delle principali banche centrali, per la Brambilla hanno hanno contribuito a far crescere notevolmente la probabilità associata a rialzi di 75 bp sia per la riunione della Bce che per la quella della Fed.
Non esclude un rialzo aggressivo neppure Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, stando al quale tutti gli altri fattori come i rischi di recessione passano per ora in secondo piano. “Vediamo un aumento di 50 punti base alla riunione dell’8 settembre, nonché lo scenario di un possibile maggiore aumento di 75 punti base” afferma, chiarendo che per il resto dell’anno prevede poi aumenti di mezzo punto che portino entro fine anno il tasso ufficiale all’1,5%, cioè il livello medio del range stimato del tasso neutrale.
Anche Katharine Neiss, chief european economist di PGIM Fixed Income vede un aumento da 75 pb ma puntualizza che “non è chiaro se una mossa così incisiva sia giustificata”. Per l’esperta, “un’inflazione più elevata e prolungata rischia di radicarsi nell’economia, rendendo più difficile il doloroso riassorbimento dello shock energetico. La Bce sarà molto ansiosa di evitare di aggravare una situazione già difficile per l’Eurozona”.
Konstantin Veit, portfolio manager european rates di Pimco
Di diverso parere, invece, Konstantin Veit, portfolio manager european rates di Pimco, convinto che la Bce opterà per una stretta da mezzo punto e annuncerà che ulteriori aumenti dei tassi di interesse saranno opportuni. “Riteniamo che il Consiglio direttivo punterà a portare i tassi in territorio neutrale in tempi ragionevolmente brevi e, di conseguenza, ci attendiamo ulteriori rialzi dei tassi di politica monetaria di 50 punti base a ottobre e dicembre”, sostiene.
“Riteniamo che il Consiglio direttivo preciserà che una politica neutrale potrebbe non essere appropriata in tutte le condizioni e ci aspettiamo una transizione verso incrementi di 25 punti base l’anno prossimo, quando il ciclo di rialzi passerà dalla normalizzazione all’inasprimento della politica”, conclude Veit.
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