Gli ultimi sviluppi infittiscono il dossier Palestina. E sollevano dubbi su come costruire un’asset allocation che possa resistere a ogni possibile scenario. Dal petrolio all’oro fino alle valute, ecco come si muovono i gestori
Gli eventi degli ultimi mesi hanno reso ancor più intricato il già complesso dossier della guerra in Medioriente. Se infatti la morte del presidente Ebrahim Raisi rischia di ridefinire la posizione su Israele dell’Iran una volta finite le elezioni, che ora vedono il riformista Pezeshkian e l’ultraconservatore Jalili al ballottaggio, il forcing di Aja e diplomazia americana promettono di aprire uno spiraglio per la de-escalation. E mentre gli analisti politici si interrogano sui prossimi sviluppi, quelli finanziari cercano di capire come adeguare i portafogli.
Thomas Mucha, Geopolitical strategist di Wellington Management
Thomas Mucha, Geopolitical strategist di Wellington Management, pensa che il primo passo sia porre attenzione ai rischi di coda. “Le dinamiche politiche interne a Israele e Iran hanno ampliato il range dei possibili sviluppi”, spiega l’esperto, che sottolinea come ciò aggiunga altra incertezza a quella derivante dall’attività di Hezbollah in Libano o dalle tensioni in Cisgiordania. Ecco perché, tra i fattori da monitorare, Mucha inserisce il futuro programma nucleare di Teheran e gli eventuali mutamenti del regime iraniano. Si tratta di una prospettiva che cattura anche l’attenzione di Elliot Hentov, head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors, seppur in senso opposto. Secondo lui, il tempo che servirà al nuovo premier per la sua posizione creerà cioè “un vuoto di potere che dovrebbe ridurre la possibilità di escalation”.
Azioni e bond: sicurezza nazionale il tema dominante
Quanto all’asset allocation, Mucha si dice convinto che un portafoglio strategico non possa prescindere dal declinare componente azionaria e obbligazionaria secondo la chiave della sicurezza nazionale. “Le nuove priorità dei Paesi favoriranno il settore della sicurezza”, spiega, “generando …
Dai verbali di dicembre emerge la richiesta di valutare una sforbiciata da 50 pb. E una maggiore fiducia sul ritorno al target dell’inflazione. Sondaggio Reuters: tassi al 2% alla fine del primo semestre
Il Chief Economists Outlook: bene gli USA, Cina in frenata, Europa fanalino di coda. Timori per Trump: più frammentazione e ulteriori turbolenze commerciali. E il 68% teme uno scontro più ampio
Alessandro Tentori, CIO Europa di Axa IM, nell’outlook della società per il nuovo anno individua diversi cambi di passo: la FED potrebbe allentare la propria politica dei tagli dei tassi e le obbligazioni governative per i gestori figureranno come asset tattico, non più strategico
A dicembre i prezzi hanno rallentato al 2,5%. Giù anche il dato core e quello dei servizi. Per alcuni analisti la disinflazione è avviata e Bailey potrebbe tagliare quattro o cinque volte nel 2025. Per altri resterà cauto
Secondo gli analisti la crescita cinese rallenterà al 4,5%. Goldman Sachs: Pechino varerà decise misure di stimolo. Mirabaud: Trump 2.0 potrebbe rivelarsi meglio di Biden per il Dragone
Lemanik vede guadagni più contenuti e volatilità, ma con un risultato positivo. Per Columbia TI, il Vecchio Continente potrebbe sorprendere. Pimco e Candiam preferiscono azionario Usa e debito Ue
Indagine EY: l’80% ha attese positive. E il 30% si prepara ad effettuare investimenti per oltre 100 milioni di euro nei prossimi dodici mesi. Nel mirino i parchi commerciali
Per Alessandro Valentino di VanEck, ci sono ulteriori prospettive di crescita. E a fare da traino sarà soprattutto l'Asia. Con Trump a fornire ulteriore supporto. Ecco come cavalcare la corsa del metallo giallo
La solidità del mercato del lavoro USA rafforza l’approccio cauto della banca centrale. A dicembre creati 256.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le attese. Disoccupazione giù al 4,1%
Secondo gli State Street Institutional Investor Indicators, a dicembre la propensione al rischio è tornata a calare. Ma l’allocazione azionaria resta ai massimi da oltre 16 anni
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