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S&P vede le emissioni a quota 12.300 miliardi di dollari. Usa e Cina in testa. E lo stock di debito sovrano commerciale raggiungerà la cifra record di 77mila miliardi di dollari
I disavanzi fiscali e le pressioni sulla spesa, anche per la difesa, faranno aumentare nel 2025 il fabbisogno di finanziamento a lungo termine degli Stati. Ne son convinti gli analisti di S&P Global Ratings, secondo cui quest’anno il debito sovrano raggiungerà quota 12.300 miliardi di dollari a livello globale, confermando il trend di costante aumento degli ultimi anni. Con l’Eurozona che sfonderà ancora la soglia dei mille miliardi di dollari. Complessivamente, per gli analisti entro la fine del 2025 lo stock di debito sovrano commerciale raggiungerà la cifra record di 77mila miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato in termini assoluti.
Usa in testa, segue la Cina
L’analisi della banca Usa, dedicata al trend del debito sovrano globale nei prossimi mesi, stima che saranno ancora una volta gli Stati Uniti a piazzarsi in testa. Da sola Washington dovrebbe infatti rappresentare il 40% delle emissioni sovrane globali a lungo termine di quest’anno, mettendo a segno un incremento del fabbisogno di finanziamento di 200 miliardi di dollari rispetto al 2024. Si tratta di un totale di 4.900 miliardi di dollari, in un contesto di politica fiscale che, per gli analisti, con tutta probabilità rimarrà espansivo. Dopo aver superato il Giappone l’anno scorso, dietro agli Usa dovrebbe confermarsi la Cina, con un fabbisogno di 2.100 miliardi di dollari. Pechino è infatti alle prese con una lunga crisi immobiliare, consumi interni che stentano a ripartire e una persistente deflazione e gli sforzi del governo per sostenere la crescita economica dovrebbero portare a registrare l’aumento nominale più consistente a livello mondiale.
Europa tra debito in aumento e pressioni di spesa
Gli altri principali emittenti sovrani, per la maggior parte Paesi del G7, secondo S&P manterranno il proprio fabbisogno di finanziamento sostanzialmente stabile, su livelli che sono comunque i più elevati dell’ultimo decennio (escludendo il 2020 quando si era in piena pandemia). Il tutto mentre in Europa proseguono le discussioni su come finanziare, tramite debito, le pressanti esigenze di spesa per il riarmo, con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha appena annunciato un piano complessivo di 800 miliardi di euro.
Per quanto riguarda gli Stati del Vecchio Continente con economie avanzate, la stima contenuta nel report è che le emissioni rimangano sostanzialmente stabili attorno al 3% del Pil per un totale di 1.850 miliardi di dollari, contro i 1.870 miliardi di un anno fa. Un valore che è circa il doppio rispetto alla media pre-pandemia. Per i governi della Zona euro, l’indebitamento lordo è invece destinato a superare quota mille miliardi quest’anno, quarta volta dal 2020, restando sostanzialmente invariato rispetto al massimo storico dell’anno scorso.
Viene poi sottolineato nel report che il costo del debito per i Paesi sovrani rimarrà probabilmente elevato, “poiché i tassi di interesse potrebbero restare più alti rispetto alle previsioni precedenti”. Mentre il debito è in aumento, spiegano inoltre da S&P, il costo del nuovo si sta trasferendo nei conti pubblici del Vecchio Continente solo in modo molto graduale. E se i Paesi dell’Europa meridionale continuano a beneficiare di condizioni favorevoli, con una crescita che supera il costo del finanziamento e disavanzi in progressiva riduzione, molti dei principali emittenti sovrani, tra cui Francia, Italia e Regno Unito, faticheranno invece a ridurre il rapporto debito/Pil, a causa di una crescita modesta e di un fabbisogno di finanziamento elevato.
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