2018, l’anno della sostenibilità
Il concetto di Esg sarà sempre più al centro dei megatred che caratterizzano l’orizzonte degli investimento. Lo sanno anche le società di gestione, che lanciano sempre più prodotti etici
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Il 23 maggio sarà presentata una proposta firmata dalla Commissione Europea che introduce un sistema di classificazione «green» di tutti i prodotti finanziari a livello UE che dichiarano di seguire i criteri Esg nella selezione degli investimenti. Lo ha annunciato nei giorni scorsi Anne Hauschild, responsabile delle politiche della Commissione, spiegando che l’obiettivo è quello di facilitare la riconoscibilità di questi prodotti per gli investitori inserendo “definizioni chiare e affidabili”.
Una vera e propria etichetta che “permetterà agli investitori di individuare in maniera chiara gli investimenti sostenibili”, ha spiegato Hauschild, così come avviene con “gli alimenti distribuiti nei supermercati o per i marchi di qualità ecologica che accompagnano abbigliamento e alloggi”.
La stessa chiarezza deve interessare, secondo i desiderata della Commissione, tutti i prodotti offerti agli investitori al dettaglio, compresi quelli assicurativi. Ed è già allo studio la realizzazione di uno schema UE che uniformi a livello europeo lo sviluppo di criteri di rating Esg.
Il gioco vale la candela. Le imprese europee quotate che seguono le buone pratiche di sostenibilità ambientale, sociale e di attenzione verso tutti gli stakeholder (Esg, acronimo che identifica gli ambiti Environmental, Social e Governance) sono anche quelle che registrano le migliori performance in termini di crescita dei ricavi, marginalità operativa e rendimento da dividendi.
La correlazione emerge da uno studio realizzato dalla Scuola di management del Politecnico di Milano e da Banor Sim sull’indice Stoxx Europe 600 in un arco di tempo che va dal 2012 al 2017 dal quale emerge che l’integrazione fra indicatori Esg e considerazioni economico-finanziarie classicamente usate dagli analisti nella logica value-based sia la strategia migliore per creare portafogli efficienti.
La ricerca, dal titolo “Come preservare il capitale in modo sostenibile nel tempo”, ha applicato per le quotate europee lo stesso metodo utilizzato per le aziende statunitensi da George Serafeim, docente della Harvard Business School tra i maggiori esperti nel campo del social investing che da anni analizza il fenomeno e la correlazione tra criteri Esg e performance di mercato.
L’approccio di Serafeim definisce per ogni macro-settore economico una serie di indicatori rilevanti ai fini Esg ottenendo una misura standardizzata del rating Esg di ogni impresa. Per ogni titolo sono stati raccolti i dati sui prezzi di Borsa, sulla performance operativa riportata nei bilanci e sulla rendicontazione non finanziaria relative a parametri Esg. Il paniere non include i titoli che non rientravano nel rating Esg, come ad esempio i produttori di armi.
Lo studio dimostra che le imprese caratterizzate da buone pratiche di sostenibilità in tutti e tre gli ambiti Esg sono premiate dal mercato. In particolare, le società industriali dell’indice con alto rating Esg corrispondono a quelle che sono state più efficienti nell’aumentare i volumi di fatturato, migliorare la marginalità operativa e il dividend yield.
L’analisi sui rendimenti di mercato mostra infatti che i titoli appartenenti al quartile delle imprese con più alto rating Esg sono quelle che performano meglio e che mostrano sia una crescita dei ricavi maggiori sia una migliore marginalità.
Come illustra il grafico a seguire, i titoli caratterizzati dal punteggio Esg più elevato mostrano un rendimento superiore rispetto agli altri. Per quanto riguarda, invece, la volatilità del rendimento, non si riscontrano differenze significative.
Rendimento cumulato dei titoli dell’indice Stoxx Europe 600 in funzione del rating Esg
Fonte: “Come preservare il capitale in modo sostenibile nel tempo”, ricerca Politecnico di Milano-Banor Sim.
Alla luce di questi risultati, non stupisce che i criteri di sostenibilità Esg o il rating Esg siano sempre più richiesti dagli investitori istituzionali per le loro valutazioni sugli investimenti.
“Utilizzare i criteri Esg consente di comprendere meglio i rischi e opportunità che le imprese hanno di fronte”, commenta Serafeim che riferisce di un’attenzione crescente anche in Italia da parte delle imprese ad una maggiore trasparenza su questi dati, sempre più diffusi in aggiunta alle informazioni finanziarie.
“In un contesto mondiale in cui da un lato c’è il problema del cambiamento climatico e dall’altro l’aumento delle disuguaglianze, in molti stanno pensando a come immaginare un nuovo modello economico, come riuscire ad avere una crescita più inclusiva e le buone pratiche Esg sono un catalizzatore per riuscire ad ottenerla”.