Barbaro (BNP Paribas AM): “Le Sgr diventino il motore della finanza sostenibile”
28 marzo 2018
di Eugenio Montesano
5 min
Essere all’avanguardia nella ricerca Sri e nell’integrazione dei criteri Esg nella gestione di patrimoni contribuisce a ottimizzare la proposta d’investimento. Al Salone del Risparmio BNP Paribas Asset Management affronterà il tema nel corso della conferenza “Innovazione e sostenibilità: la nuova globalizzazione”.
Rafforzare il valore di lungo termine per gli investitori promuovendo cambiamenti positivi in termini di sostenibilità. Marco Barbaro, branch general manager per l’Italia di BNP Paribas Asset Management, racconta a Focus Risparmio l’impegno della Sgr verso l’investimento responsabile, l’integrazione Esg e l’azionariato attivo riflettendo tanto sui risultati ottenuti finora quanto sui progetti in corso.
Investimenti Sri, criteri Esg: Esistono molteplici definizioni e ogni asset manager ha una propria visione e implementa una specifica strategia. Cosa sono per Bnp Paribas AM gli investimenti sostenibili?
È vero, il quadro di riferimento non è chiarissimo, soprattutto per i non addetti ai lavori: l’applicazione del concetto di sostenibilità alla gestione può avvenire secondo metodologie proprietarie o acquisite, seguendo approcci diversi e con gradazioni differenti a seconda dei limiti che i diversi attori hanno fissato nelle proprie politiche aziendali.
L’articolazione del nostro approccio si basa su una distinzione di fondo. Da un lato, l’integrazione di alcuni criteri ambientali, societari e di governance (Esg), che avviene per tutti i fondi da noi gestiti: rispetto dei principi di UN Global Compact, politiche di esclusione settoriale (ultimo caso, il settore del tabacco), esclusione di aziende che operano in settori sensibili (es. nel settore minerario e in quello agricolo) senza rispettare specifici standard di sostenibilità. Dall’altro, l’ambito più propriamente “Sri”, che applica principi di esclusione ancor più rigorosi. I fondi che chiamiamo Sri si suddividono in “best-in-class” (fondi che selezionano le società che si distinguono in positivo quanto a pratiche Esg) e fondi tematici (più direttamente connessi ai fenomeni globali che influenzeranno il nostro futuro).
BNP Paribas AM porta al Salone una conferenza dal titolo Innovazione e sostenibilità: la nuova globalizzazione, in cui approfondirete le prospettive d’investimento in un mondo globalizzato alla luce delle sfide della sostenibilità insieme al fondatore di Eataly Oscar Farinetti. L’innovazione può dare un contributo allo sviluppo sostenibile a livello locale e mondiale? Quale dev’essere il ruolo del sistema finanziario nel favorire una globalizzazione virtuosa?
Storicamente, l’innovazione è sempre stata alla base della crescita economica. Oggi essa gioca un ruolo primario nel rendere possibile un ciclo virtuoso di sviluppo. È importante comprendere che, da sempre, i fattori che muovono gli operatori economici non sono principalmente di carattere “etico”, bensì traggono impulso dai cambiamenti che l’innovazione scientifica porta ai termini di convenienza delle alternative disponibili. Oggi in molti paesi la produzione di energia da fonti rinnovabili è più conveniente rispetto all’uso di fonti fossili: questo perché – ad esempio – il costo di produzione di 1Kwh da energia solare o eolica è crollato negli ultimi 20 anni.
In questo quadro, il ruolo del sistema finanziario è quello di facilitare un ordinato funzionamento del mercato dei capitali che tenga adeguatamente in conto le diseconomie esterne di un modello di sviluppo non sostenibile nel lungo termine (ma per alcuni versi, su orizzonti ben più brevi).
Noi che facciamo gestione del risparmio dobbiamo mettere in campo la nostra esperienza e conoscenza dei settori in cui si concentra lo sviluppo di soluzioni mirate a rendere più efficienti – quindi economicamente più convenienti – le attività produttive, distributive e di consumo. In questo modo riteniamo di realizzare un allineamento di interessi tra soggetti in avanzo finanziario (i risparmiatori, le famiglie, anche in modo mediato attraverso i grandi investitori istituzionali) e il sistema economico nel suo complesso.
Puntare sulla sostenibilità premia gli investitori anche dal punto di vista delle performance?
Gli studi che si sono occupati di indagare la relazione tra performance finanziaria e parametri Esg sono numerosissimi e datano fin dagli anni ‘70. Le conclusioni sono piuttosto nette nell’indicare come l’adozione di criteri ambientali, sociali e di governance migliori la performance aggiustata per il rischio. Tali evidenze si manifestano sia a livello di singolo emittente (la performance finanziaria dei titoli con migliori rating Esg tende a superare le medie dell’universo di riferimento) sia a livello di portafoglio, dove l’inclusione di criteri extra-finanziari produce una mitigazione del rischio complessivo e si pone in linea di continuità con il progressivo affinamento degli strumenti di analisi che ha da sempre caratterizzato il nostro settore.
Può stilare un bilancio di come sono andati questi prodotti nel corso degli ultimi 12-18 mesi?
In termini di raccolta, le nostre proposte Sri sono state accolte molto favorevolmente dal mercato italiano: complessivamente, la raccolta netta ha superato nel 2017 il miliardo di euro, più del 50% del dato registrato dal sistema nel suo complesso. Per quanto riguarda le performance, i fondi tematici ambientali hanno ottenuto risultati ragguardevoli, anche a doppia cifra (come nel caso del fondo Parvest Aqua) e nella maggioranza significativamente al di sopra dei benchmark di mercato. Al di là delle oscillazioni connaturate alla classe di attivo di riferimento (stiamo parlando pur sempre di fondi azionari), riteniamo che le prospettive di medio-lungo termine di queste strategie siano positive.
In termini di concrete soluzioni di investimento quali sono attualmente le maggiori opportunità, quali i settori e i paesi su cui puntare?
Abbiamo diversi fondi che si occupano dei temi più pressanti oggi per il nostro modello di sviluppo. Una parte importante è certamente quella legata all’ambiente: le strategie Global Environment (società operanti nei settori legati all’ambiente) e Climate Impact (riduzione delle cause e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico) sono le più rilevanti in questo campo. Ma vi sono anche strategie, come Aqua e SMaRT Food, che affrontano questioni di natura più specifica: rispettivamente, il trattamento e la salvaguardia delle preziose risorse idriche e la filiera del “food”. Infine, ci sono strategie che si occupano di temi più “sociali” come l’accesso a diritti fondamentali quali la sanità, l’istruzione, la casa (Human Development).
Come garantite che queste soluzioni siano davvero sostenibili, e che dietro l’etichetta ci sia in concreto una selezione vera delle aziende, che le spinga dunque a perseguire sempre più la sostenibilità del business?
È una domanda che ci viene rivolta spesso. I sistemi di etichettatura dei fondi Sri in vigore nei diversi paesi adottano metodologie non omogenee, con il risultato che lo stesso fondo può ricevere la “label” in un paese ma non in un altro. Non esistendo una definizione univoca e globalmente accettata, la credibilità di un gestore che si dichiara sostenibile è legata agli investimenti in competenze e alla trasparenza dei processi. Nel nostro caso, da 15 anni abbiamo costituito un team specializzato di analisi (oggi composto da 8 analisti e 2 investment specialist) che si occupa di valutare la qualità degli emittenti e – nel caso dei green bond – delle emissioni rispetto ai criteri di cui stiamo parlando. I nostri fondi tematici ambientali sono gestiti da un partner specializzato, Impax AM, che ha ricevuto numerosi premi per la qualità delle sue strategie specializzate (la società sarà rappresentata al Salone dall’intervento dell’executive director e co-head of listed equities Hubert Aarts, ndr).
Finanza Sri e fondi previdenziali: in quale direzione si muovono i fondi pensione e le Casse di previdenza nella gestione delle proprie risorse?
Il risparmio previdenziale è per sua natura rivolto al futuro: in questo, l’allineamento rispetto ai principi dell’investimento sostenibile emerge con assoluta chiarezza. Si tratta di una questione attinente ai doveri fiduciari di chi ha la responsabilità della gestione dei patrimoni previdenziali. In Italia, lo studio condotto da qualche anno dal Forum della Finanza Sostenibile e da Mefop ci racconta di un mondo della previdenza integrativa in lento ma costante avanzamento nell’introduzione dei criteri Esg come ingrediente della gestione dei patrimoni. In generale, la sensazione è che la consapevolezza del tema si stia diffondendo, ma che vi sia ancora da parte di molti soggetti un buon grado d’incertezza su come tradurre un indirizzo di massima in prassi e procedure concrete.
Cosa fare per accelerare questo cambiamento?
Due fattori potrebbero fornire un contributo positivo: un aggiornamento della regolamentazione che favorisca l’integrazione dei fattori di sostenibilità nei processi decisionali degli investitori istituzionali, in linea con le recenti indicazioni della Comunità Europea, e una maggiore informazione al pubblico riguardo alla rilevanza dei temi della sostenibilità, col fine di creare una pressione positiva da parte degli aderenti ai veicoli pensionistici.
Secondo il direttore e cofondatore della boutique italo-londinese specializzata in investimenti Sri, i vincitori di domani saranno le aziende attente alla sostenibilità, “tesi che oggi è supportata anche dalle performance ottenute da questi comparti”.
Il concetto di Esg sarà sempre più al centro dei megatred che caratterizzano l’orizzonte degli investimento. Lo sanno anche le società di gestione, che lanciano sempre più prodotti etici
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