Reddito fisso, meglio la cedola o la scadenza?
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Sono 6,2 i miliardi di cedole bancarie saltate nel 2020 in seguito allo stop imposto della Bce secondo le stime degli analisti. Ma se l’istituto di Francoforte dovesse ritornare sui propri passi con l’attesa revisione di dicembre, parte di queste dividendi “sospesi” potrebbe essere staccata a stretto giro, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dai vertici aziendali nel corso della pubblicazione delle trimestrali.
Ecco quindi che, se tutto andrà come auspicato, il 2021 potrebbe trasformarsi in una annata dalle cedole d’oro per gli istituti di credito in grado di remunerare i propri azionisti mantenendo elevati i livelli di patrimonializzazione, ancora più necessari considerando le incertezze legate ai tempi e alle modalità della ripresa una volta archiviato il Covid.
A dicembre l’organismo di supervisione bancaria della Bce, secondo quanto dichiarato alla Ecb Legal Conference da Yves Mersch, membro del consiglio direttivo dell’Eurotower e vicepresidente dell’organismo di vigilanza, “dovrebbe tornare alla consueta pratica di valutare le proposte di distribuzione dei dividendi sulla base di ogni singolo istituto, a meno che non concluda che le proiezioni sui livelli patrimoniali delle banche rimangano avvolte da un livello di incertezza eccezionalmente alto”.
E, in questo scenario, gli analisti hanno iniziato a fare i conti con le attese di rendimento che potrebbero beneficiare, tra l’altro, del crollo dei livelli di quotazione del settore (il sottoindice di riferimento Stoxx Europe 600 Bank ha perso il 41%, quattro volte tanto lo Stoxx Europe 600 Index).
Intesa Sanpaolo, ad esempio, secondo Equita (che sul titolo ha una valutazione a buy con un target di 2,3 euro) potrebbe distribuire nel 2021 una cedola di 0,3 euro per azione pari a un rendimento di oltre quindici punti percentuali rispetto ai prezzi attuali (1,91 euro per azione). La banca guidata da Carlo Messina ha confermato un payout ratio (la quota di utili destinata a dividendi) del 75% per il 2020 e del 70% per il 2021 e, come precisato dal banchiere “sarà verificato il consenso della Bce rispetto alla distribuzione da riserve del dividendo a valere sul 2019”. Di fatto una doppia cedola.
Goldman Sachs, considerando le attese di redditività del gruppo e l’elevata patrimonializzazione, stima che il payout del gruppo potrebbe arrivare perfino al 100 per cento. Più in dettaglio il broker americano stima dividendi più elevati del consenso del 20-30% nel periodo 2021-2024 e si attende rendimento sul 2021 del 9%, dell’11% sul 2022 e del 13% sul 2023. “Riteniamo che Intesa Sanpaolo sia una delle più probabili candidate al ritorno della distribuzione dei dividendi qualora i regolatori acconsentano” commenta Goldman Sachs sulla base di tre elementi distintivi: l’elevata patrimonializzazione con un Cet1 ben al di sopra dei minimi regolamentari (al 14% con un buffer di 540 punti base) e in grado di affrontare eventuali crisi (applicando le ipotesi formulate dagli stress test del 2018 il Cet 1 si attesterebbe all’11,8%); il miglioramento della qualità degli asset (gli Npl rappresentano il 7% dei crediti erogati. Dal 2014 ad oggi il rapporto è calato di dieci punti percentuali) e il contenimento dei livelli di rischio (la banca vanta una copertura del 56% dal 47% del 2014); uno dei migliori ritorni del settore (il broker stima un Rote intorno al 10% tra il 2021 e il 2024 rispetto a una media del 7,6% che scende al 7% nei confini Ue). In questo scenario, a giudizio del broker, “Intesa Sanpaolo potrebbe anche distribuire la totalità dei suoi profitto attraverso la distribuzione delle cedole ciononostante terminare il 2024 con un buffer di 300 punti base rispetto i requisiti di patrimonializzazione” conclude il broker.
Per quanto sia probabile che Intesa Sanpaolo rimanga regina dei dividendi tra le banche italiane, gli analisti di Exane ritengono che anche Unicredit possa riservare soprese positive grazie anche alla solida generazione di cassa registrata nel trimestre e all’eccesso di capitale emerso “maggiore di quanto previsto in precedenza e con un Cet1 fully loaded al 14,4 per cento”. Il broker ritiene che il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier disponga di un cuscinetto di 300 punti base e, tra cedole e piani di buy back, il rendimento medio di Piazza Gae Aulenti potrebbe arrivare al 12,5 per cento. “Le distribuzioni cumulative potrebbero essere equivalenti al 45% della capitalizzazione con un rendimento medio dei dividendi e del piano di riacquisto di azioni proprie del 12,5% circa” sostiene il broker. Peraltro, come sottolinea Exane, il titolo vale in Borsa poco più di un terzo del patrimonio netto (0,38 volte il tangible book value attesto per fine anno). Ottimisti sul ritorno alla retribuzione degli azionisti anche i vertici di Banco Bpm e Bper oggi impegnate a verificare le opzioni di consolidamento.
A spingere l’acceleratore sul fronte delle cedole sono state, nel corso della pubblicazione dei dati trimestrali, anche le banche d’affari, reti e private che, al pari degli istituti commerciali, hanno subito la battuta di arresto dell’Eurotower sul fronte della retribuzione agli azionisti.
Mediobanca intende destinare alle cedole il 70% degli utili dell’esercizi fiscale (dall’ultimo payout ratio attestatosi al 50%). Banca Mediolanum, forte di un indice di patrimonializzazione (Cet1) al 21,8%, potrebbe riconoscere ai propri soci sia la cedola sul 2019 (0,34 euro) sia quella sull’anno in corso (stimata da Equita a 0,4 euro per azione) per un rendimento complessivo superiore al 10 per cento. Ugualmente Gian Maria Mossa, ad di Banca Generali, ha confermato di voler staccare una doppia cedola, ovvero il dividendo 2019 ancora da pagare e quello legato all’esercizio in corso per un totale di 3,1 euro complessivi per azione che potrebbe portare il rendimento sul titolo a oltre dieci punti percentuali. Fineco, secondo quanto dichiarato dal numero uno Alessandro Foti, intende “restituire al mercato il capitale i eccesso e pagare gli azionisti”. Sulla stessa linea anche Banca Ifis il cui ad, Luciano Colombini, nel corso della presentazione dei dati trimestrali, ha ribadito che “la banca è nelle condizioni di poter pagare un dividendo profittevole” per cui il mercato si attende un rendimento di oltre dieci punti percentuali.
Più scettica la posizione di Vincenzo Longo di IG. “Ritengo che lo stop ai dividendi imposto dalla Bce per i gruppi bancari europei finisca con dicembre. Tuttavia, le banche italiane potrebbero essere soggette a uno stretto monitoraggio a causa sempre della qualità dei crediti” sostiene Longo per poi aggiungere: “In questi ultimi anni gli istituti tricolori hanno saputo gestire gli Npl, migliorando sensibilmente i ratio. Ciononostante, l’impatto del Covid19 è ancora da verificare. Mi attendo che i nodi segnano al pettine sul medio-lungo periodo, a maggior ragione in uno scenario di tassi di interesse rasoterra che per le banche si traduce in una maggiore difficoltà a generare redditività”.
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