Il futuro della sostenibilità? Passa da Ecolabel e tassonomia
“L’industria è molto dinamica, non passa settimana senza che non vengano lanciati nuovi prodotti Esg”, illustra Mazzoleni di Assogestioni
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Sostenibilità e economia reale sono i due temi dai quali non si può più prescindere nel mondo degli investimenti e che tanto stanno a cuore all’industria del risparmio gestito.
È il concetto ribadito dal presidente Assogestioni, Tommaso Corcos, nel discorso di apertura del Salone Sri 2019 in cui viene citato l’attivismo di Greta Thunberg come motore che ha evidentemente toccato qualche corda nascosta del nostro cuore, per suscitare tante emozioni e tanta eco.
Corcos sottolinea con forza il duplice ruolo attivo che l’asset management deve avere, in primo luogo per mettere in moto le risorse del risparmio privato a servizio dell’economia reale con un orizzonte di lungo periodo e poi per applicare i criteri di investimento Sri improntati alla sostenibilità in tutti i processi di analisi e investimento.
Anticipando quelli che saranno i temi legati all’economia reale al centro del Salone del Risparmio 2020, il presidente Assogestioni ricorda le sfide che attendono il settore: “Dobbiamo incorporare i fattori Esg all’interno delle nostre valutazioni e dei nostri processi di investimento per renderli strutturali e dobbiamo modificare la nostra comunicazione per creare un linguaggio comune e diffondere un’informazione sul tema sostenibilità che sia consistente e trasparente”, ha spiegato Corcos, aggiungendo che questo impegno copre più fronti, “dallo sforzo per promuovere all’interno delle imprese uno standard omogeneo per le dichiarazioni non finanziarie, alla ricerca di schemi di classificazione e analisi efficaci per ogni settore economico, in modo da permettere e rendere solido il confronto fra aziende diverse”.
La crescita degli investimenti sostenibili va di pari passo con il superamento del pregiudizio che considerava questo tipo di attività come meno remunerativa rispetto all’investimento tradizionale.
Inizialmente i criteri Esg venivano visti come vincoli che penalizzavano la redditività. Oggi questa visione è in gran parte superata, perché le aziende sostenibili dimostrano effettivamente di produrre risultati migliori nel medio-lungo termine.
“Quello del cambio dell’orizzonte temporale, che abbiamo già ricordato parlando di modello di crescita, è naturalmente un elemento cruciale nel settore finanziario, strutturalmente focalizzato sul breve termine”, sottolinea Corcos che tiene a sottolineare il ruolo del’industria degli asset manager: “Per tale motivo gli esperti considerano spesso i fondi pensione come gli attori più sensibili al tema della sostenibilità, spinti dalla necessità di conciliare l’orizzonte temporale di investimenti e impegni. Ma io credo che un ruolo da protagonisti spetti anche ai fondi comuni, grazie soprattutto al terzo elemento dei principi Esg, la corporate governance”.
Attraverso la governance, infatti, i fondi possono aiutare le imprese a sviluppare una maggiore consapevolezza verso il tema della sostenibilità e una strategia di crescita ispirata a criteri Esg. Qualche dato ci può dare un’idea della centralità che questi argomenti hanno ormai conquistato all’interno dei board italiani (dati 2017 relativi alle principali aziende quotate al FTSE MIB):
-Oltre il 70% delle imprese ha inserito obiettivi socio-ambientali all’interno del proprio piano strategico (40% nel 2013);
-Il 65% dei CdA considera importante la presenza di competenze socio-ambientali in Consiglio e il 43% dei CdA ha partecipato a specifici programmi di induction dedicati al tema della sostenibilità;
-Il 56% delle imprese ha infine affidato la gestione della sostenibilità a un Comitato apposito.
Secondo Corcos anche la reportistica sui prodotti che viene diffusa all’esterno deve dare spazio alla dimensione Esg, in termini di composizione di portafoglio e di engagement verso le aziende, per rendere il pubblico consapevole e partecipe di questa dimensione del prodotto finanziario acquistato.
Restando nella sfera clienti, è necessaria una crescente attenzione verso la rilevazione delle preferenze degli investitori sui temi ambientali, sui loro valori etici, unita a un impegno per un’educazione finanziaria allargata ai principi Esg, al fine di saldare movimento di opinione e comportamenti finanziari.
“Quest’operazione in particolare richiede l’intervento delle reti di distribuzione, che possono così qualificare in senso più alto la consulenza che oggi prestano alla clientela”, sottolinea il presidente Assogestioni. Parole suffragate dai numeri: nonostante una crescita significativa del numero di persone che dichiara di conoscere bene la sostenibilità, passato dal 12% del 2016 al 36% del 2018 (ricerca Acri Ipsos 2019), rimane qualche dubbio sull’effettiva interpretazione del concetto.