Le correzioni del secondo semestre 2018 hanno portato le valutazioni di mercato a livelli interessanti alla luce degli ultimi utili, che spiegano il rimbalzo da inizio anno. Ma Piazza Affari brilla soprattutto nel lungo termine. I consigli dei migliori gestori azionario Italia per fronteggiare momenti di alta volatilità da qui alle elezioni europee.
Il 2018 è stato un anno orribile per la Borsa italiana, con il FTSEMib – il paniere che raggruppa le società italiane a maggiore capitalizzazione – che ha subito una flessione del 16,2% – andamento in linea con quello dei principali mercati internazionali, caratterizzati da forte incertezza e incremento della volatilità che, soprattutto nel mese di dicembre, segnalavano una reazione forse eccessia ad aspettative di recessione per il 2019.
Eppure da inizio anno Piazza Affari ha riguadagnato parecchio del terreno perso, con l’indice di riferimento che segna +8,08% YTD e +2,67% a un mese. Ma il mercato italiano brilla soprattutto sul lungo periodo, con rendimenti annualizzati a doppia cifra per il migliore dei fondi investiti nei listini del Belpaese (vedi tabella).
Migliori fondi Azionario Italia per rendimenti a 10 anni
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Fonte: Morningstar Direct. Per ciascun fondo è stata presa solo la classe più anziana. Dati disponibili al 31 gennaio 2019. I rendimenti sono in euro annualizzati. Morningstar Rating al 31 gennaio 2019
Quali effetti può avere sulla Borsa il peggioramento del quadro politico ed economico europeo – pensiamo a Brexit e alle elezioni per il parlamento europeo di maggio, e al calo del sentiment di mercato legato in particolare al rallentamento tedesco? Lo abbiamo chiesto a tre dei migliori gestori di fondi Azionario Italia a dieci anni.
Ftse Mib: il trend rialzista è ancora valido o Piazza Affari rischia una correzione più dura? Quali sono le attese nel breve e i titoli con più appeal?
Francesco De Astis, Responsabile Italian Equity di Eurizon Capital
[Francesco De Astis, Responsabile Italian Equity di Eurizon Capital] Dopo un 2017 molto positivo per il mercato azionario italiano, grazie anche all’abbondante liquidità fatta affluire in Borsa dai Piani Individuali di Risparmio, la seconda metà del 2018 è stata caratterizzata da una sequenza di focolai di crisi idiosincratiche (Brexit, Trade War, decelerazione della Cina, blocco della pubblica amministrazione americana). Tutti focolai non sistemici e quindi risolvibili in un arco temporale relativamente breve, ma il cui cumularsi è risultato essere insostenibile per il mondo degli investimenti.
Ciò ha spinto i mercati molto avanti nella correzione, portando la pressione sui prezzi ben oltre quello che poteva essere il taglio di stime degli utili per il 2019. La profonda correzione ha portato le valutazioni di mercato nuovamente a livelli interessanti, anche solo guardando gli utili attuali.
Se questa è una condizione necessaria per sostenere il recupero messo a segno da inizio anno, non è però sufficiente se non accompagnata dalla tenuta dei profitti aziendali, che andrà verificata nei prossimi trimestri. Per fronteggiare momenti di alta volatilità nel corso della prima metà del 2019, si preferiscono in questa fase titoli difensivi con elevata visibilità o titoli esposti a fattori ciclici che siano stati eccessivamente penalizzati nell’ultima correzione di mercato.
[Marco Nascimbene, gestore di Fondersel PMI] A nostro avviso il recupero del 2019 non indica ancora un chiaro trend rialzista ma soltanto una fase di recupero dopo un periodo di eccesso di pessimismo (ultimo trimestre 2018). La stagione delle trimestrali sta mostrando luci e ombre legate ai timori di un rallentamento globale. A differenza dello scorso anno sono proprio le aziende più esposte al ciclo internazionale che mostrano il rallentamento più marcato, mentre quelle prettamente domestiche hanno già scontato nei prezzi la difficile situazione del nostro Paese.
Per questa ragione non daremmo per scontato che, in una fase di volatilità crescente, i titoli difensivi debbano sovraperformare. Il nostro approccio sta privilegiando lo stock picking puro, slegato cioè dal settore di appartenenza, e non escludiamo a priori anche titoli più ciclici se hanno modelli di business efficaci e buona visibilità almeno sui numeri dell’anno in corso.
Andrea Scauri, gestore del fondo Lemanik SICAV High Growth
[Andrea Scauri, gestore del fondo Lemanik SICAV High Growth]Riteniamo che l’attuale trend rialzista, di cui i principali indici mondiali, e con essi l’indice italiano, hanno goduto nel mese di gennaio e in questa prima parte di febbraio, sia principalmente legato a una eccessiva reazione ad aspettative di recessione che ha caratterizzato i mercati azionari nel mese di dicembre. Grossi fondi pensione, in particolare, hanno deciso di ridurre il rischio in portafoglio, trovando però un mercato poco liquido per assorbire volumi di vendita.
Dai livelli attuali, il nostro posizionamento è diventato più selettivo. L’idea è che tale fase rialzista, di cui stiamo beneficiando avendo un posizionamento pienamente investito, possa esaurire la sua forza nel momento in cui i principali temi economici – buone reporting season delle società, Fed accomodante sui tassi, accordo Cina-Usa sui dazi – possano trovare conferma e che l’indice possa essere caratterizzato da un movimento laterale (prese di profitto) con rotazione settoriale particolarmente pronunciata.
Pertanto, guardando al mercato italiano, preferiamo titoli con alta esposizione extra domestica, con business model molto resilienti, capacità di generare cassa e con solidi bilanci. Alcuni esempi: Ferrari, Amplifon, Enel, Fineco, Moncler. Per quanto riguarda i titoli più domestici, Atlantia e Generali.
Stiamo infine impostando recentemente (beneficiando dei rialzi attuali) i nostri portafogli con un sottopeso del settore bancario, alla luce del contesto di rallentamento/recessione del pil italiano, pressione da parte del regolamentatore europeo e difficoltà nel generare un accettabile margine di interesse.
A Piazza Affari è aumentata la volatilità e questo può essere motivo di preoccupazione, ma è ancora possibile un superamento di area 20.000/20.200? [Andrea Scauri, gestore del fondo Lemanik SICAV High Growth] Per un eventuale superamento del livello di 20.000/20.200 punti di indice sarà fondamentale che i finanziari italiani riescano a mantenere tali livelli e che il settore industriale benefici di un re-rating importante guidato da una positiva conclusione delle negoziazioni fra Usa e Cina sul tema “Trade war”. In tale caso, riteniamo che i petroliferi e i titoli ciclici (cementieri) possano beneficiarne.
Marco Nascimbene, gestore di Fondersel PMI
[Marco Nascimbene, gestore di Fondersel PMI] È probabile che la volatilità tenderà ad aumentare in vista delle elezioni europee e della soluzione definitiva per la Brexit. Non è detto però che l’uscita degli indici debba essere verso il basso perché se è vero che vi sono rischi significativi di revisione al ribasso per gli utili aziendali, è anche vero che i prezzi di borsa già riflettono una buona parte del peggioramento (infatti i multipli europei sono sensibilmente a sconto rispetto alle borse Usa). Basterebbe anche solo qualche notizia positiva per vedere i mercati muoversi al rialzo, aiutati dal fatto che gran parte degli investitori è in questo momento scarica di equity.
[Francesco De Astis, Responsabile Italian Equity di Eurizon Capital]Sulla volatilità del mercato azionario domestico ha inciso, oltre al contesto internazionale, anche una componente specifica italiana, legata alle tensioni sullo spread e accompagnata dal calo di fiducia degli operatori e delle famiglie. È difficile immaginare a breve un rientro significativo di tale volatilità, data l’imminenza delle prossime scadenze politiche. Inoltre, per il superamento di quota 20.000 probabilmente sarà necessario attendere che incomincino a sciogliersi alcuni dei nodi interni e internazionali che si sono accumulati nel corso degli ultimi mesi.
È probabile che Piazza Affari arretri ulteriormente quando le elezioni politiche europee entreranno nel vivo? [Marco Nascimbene, gestore di Fondersel PMI]Il problema del mercato italiano è che non si intravede una soluzione all’attuale situazione di stallo, dove ciascuna delle due forze di governo ha come unico obiettivo la massimizzazione del consenso di breve. I tanti problemi italiani possono essere affrontati solo con un’ottica di medio-lungo periodo per la quale servirebbe una coalizione più omogenea e orientata alla crescita. A maggior ragione in un contesto europeo dove lo spettro di una hard Brexit non sembra scongiurato e dove il prevedibile rallentamento Usa e cinese potrebbe fare emergere nuovamente le tante contraddizioni dei diversi cicli economici.
[Francesco De Astis, Responsabile Italian Equity di Eurizon Capital] Il nodo delle elezioni, insieme all’incognita Brexit, complica qualsiasi analisi futura sui mercati europei. Dall’esperienza del 2016 abbiamo appreso che le sorprese politiche vengono affrontate dai mercati con pochi giorni di volatilità se accompagnate da un quadro economico di crescita globale. Oggi però è diverso. L’intensità della crescita globale è diminuita, per cui le prospettive europee sono sempre più strettamente legate ai prossimi due eventi cruciali (elezioni europee e Brexit). Per quanto riguarda il mercato azionario italiano, inoltre, è possibile che già ad aprile sperimenti un ulteriore aumento della volatilità, quando il Mef sarà chiamato a fare le sue valutazioni di mid-term sulla legge di bilancio.
[Andrea Scauri, gestore del fondo Lemanik SICAV High Growth] Un rallentamento del pil italiano con stime di crescita pari allo 0,2% anno su anno per il 2019 è ormai nei prezzi attuali, in particolare per quanto riguarda i titoli finanziari. Tale stima si basa su dati di pil di crescita negativa nel primo semestre e recupero nel secondo. Se si avesse la percezione che tale recupero nel secondo semestre dell’anno possa svanire per cause politiche (hard Brexit ed esito incerto delle europee di maggio), si potrebbe verificare una correzione anche abbastanza marcata. Al contrario, un’evoluzione percepita favorevolmente dagli investitori circa il quadro politico domestico italiano (prima o dopo le europee), sposterebbe il focus su attese di crescita del pil al 2020, bypassando un eventuale dato negativo del secondo semestre.
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