Fia riservati: nuova soglia, stesse tutele. Grazie alla consulenza
La proposta di Assogestioni inviata al Mef per la riduzione delle soglie di ingresso ai fondi alternativi riservati da parte degli investitori non professionali
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In Europa il numero di prodotti finanziari che permettono l’accesso ai mercati privati agli investitori individuali, sia high-net-worth sia affluent, è in aumento.
È opinione condivisa fra gli osservatori dell’industria che questo tipo di soluzione d’investimento consente ai gestori di generare rendimenti più alti e rende i portafogli più diversificati. Rimangono tuttavia dei punti interrogativi sulle possibilità di accesso a questi strumenti da parte dei privati a causa della natura illiquida degli investimenti di sottostanti. Dubbi che si ripropongono ogni qualvolta i venti della volatilità sferzano i mercati, come è accaduto nei primi tre mesi del 2020.
Da un lato “la volatilità del mercato causata dalla pandemia di coronavirus mette alla prova le strutture dei fondi”, osserva Andrius Dovydavicius, analista del team istituzionale europeo di Cerulli Associates. Che però sottolinea l’importanza di una buona consulenza: “Quando il cliente è assistito in maniera opportuna da un consulente finanziario la mancanza di liquidità può aiutare a proteggere i clienti al dettaglio da decisioni impulsive e aumentare le probabilità di raggiungere gli obiettivi di lungo termine”, osserva l’esperto.
Nel recente studio “Democratization of Private Investments for Europe’s Retail Fund Investors”, la società di consulenza evidenzia pregi e difetti di questa opportunità alternativa d’investimento.
Cerulli Associates sostiene che in Europa l’offerta di prodotti d’investimento dedicati ai mercati privati sia “in anticipo rispetto alla domanda anche se la maggior parte di questi portafogli ha risorse gestite relativamente basse”.
Nel 2015 in Europa è stato introdotto un tipo di fondo europeo di investimento a lungo termine noto con l’acronimo Eltif (European long-term investment fund). Questo strumento, nota Cerulli, ha fornito una struttura chiusa regolamentata adatta per la distribuzione di investimenti privati presso la clientela al dettaglio in tutta Europa.
Da allora, però, questo strumento non ha fatto breccia nei portafogli degli investitori europei. Ad oggi si contano poco più che una decina di fondi Eltif in Europa e la recente volatilità potrebbe limitare ulteriori iniziative di sviluppo del prodotto da parte delle Sgr.
Fra gli altri punti critici, Cerulli evidenzia il fatto che il mercato al dettaglio europeo rimane eterogeneo in termini di opportunità di accesso a investimenti privati. “Anche i livelli di sofisticazione degli investitori variano da Paese a Paese”, si sostiene nel report.
Secondo il sondaggio condotto da Cerulli, nei prossimi 12 mesi il 38% delle private bank europee prevede di aumentare la propria allocazione verso l’asset class private debt (il debito delle società non quotate, ndr) e il 45% in private equity (il capitale di rischio delle società non quotate, ndr).
La metà degli interpellati dalla società di consulenza non ha esposizione verse le infrastrutture ma circa un quarto (23%) prevede di incrementare l’allocation strategica verso questa asset class dell’economia reale. Nell’ambito del private equity, Cerulli prospetta un aumento delle strategie d’investimento basate sul turnaround, sul buyout e sulla crescita.
La proposta “alternativa”. La recentissima proposta di Assogestioni, circoscritta al mercato italiano, va in questa direzione, vale a dire che promette di affiancare ai Pir tradizionali un prodotto alternativo e complementare, volto a favorire la crescita delle Pmi radicate nel territorio, sia attraverso l’investimento in strumenti finanziari non quotati, sia tramite la concessione di prestiti e l’acquisizione di crediti.