Schroders: “Pmi, le valutazioni parlano chiaro: sui Pir nessuna bolla pronta a scoppiare”
19 aprile 2018
di Eugenio Montesano
Il rischio bolla sui Pir ventilato da alcuni osservatori del mercato andrebbe ridimensionato alla luce delle valutazioni, ancora a sconto. E la rimozione dell’incognita politica potrà dare nuova linfa al settore.
L’italia ha nelle aziende medio-piccole la forza dell’economia e l’ossatura dell’industria. Nel nostro paese le Sgr si sono attrezzate per trasformarsi in una risorsa per le Pmi attraverso i Piani Individuali di Risparmio (Pir), che nel 2017 hanno registrato una raccolta di 11 miliardi tramite fondi aperti. I Pir sono strumenti compresi e apprezzati dai risparmiatori sia per i vantaggi fiscali che offrono sia per le caratteristiche di investimento in grado di gettare un ponte tra il risparmio e l’economia reale del Paese.
I numeri parlano chiaro: da quando sono nati i Pir il mercato Aim per le Pmi quotate ha avuto accesso a una raccolta di equity da 1,26 miliardi di euro, in aumento di oltre il 500% rispetto al 2016, con 24 offerte pubbliche di aquisto (IPO) di piccole e medie imprese e un dato mediano di raccolta di 17,7 milioni.
I Pir hanno dunque contribuito a creare una domanda domestica di azioni italiane stabilizzando in parte un mercato, quello italiano, da sempre oggetto di «scorribande» speculative da parte degli investitori esteri, foriere di grande volatilità. Grazie ai Pir, la liquidità delle Pmi è quintuplicata sul mercato italiano generando performance significative soprattutto su alcuni titoli. Questo perché gli investitori in questi prodotti di risparmio tendono a essere molto selettivi.
Il successo dello strumento ha portato alla nascita di molti fondi specializzati sul mercato Aim che anno aperto – e, in alcuni casi, creato – un intero mercato. Tra questi, uno degli ultimi arrivati è nato in casa Schroders. Si tratta del fondo Schroder ISF Multi-Asset PIR Italia gestito da Ugo Montrucchio, gestore multi asset per la casa britannica, assieme a Hannah Piper, responsabile per la parte azionaria e già gestore del fondo Pir di Schroders puramente azionario, l’ISF Italian Equity.
Proprio la grande affermazione dei Pir ha portato alcuni osservatori ad avanzare ipotesi sulla possibilità che la grande liquidità di questi strumenti possa aver creato aree di distorsione dei prezzi con riferimento, in particolare, alla quota degli 11 miliardi che non può essere investita nei titoli del FTSE MIB, e che potrebbe concentrarsi eccessivamente su listini dalle dimensioni sostanzialmente ridotte come il FTSE AIM Italia (92 società al 9 gennaio 2018) e il FTSE Italia STAR (76 società), con situazioni da bolla speculativa. Secondo i gestori di Schroders questi rischi, teoricamente corretti, vanno tuttavia ridimensionati alla luce delle valutazioni del mercato.
Ravvedete la possibilità – anche remota – di un rischio bolla sul fronte dei Pir?
Esiste sicuramente un rischio ma, nonostante il forte rally del 2017, non crediamo che le azioni italiane (small e mid cap) abbiano raggiunto valutazioni da bolla economica, in considerazione del fatto che sono ancora a sconto rispetto a valutazioni di segmenti comparabili in Europa, o relativamente alle large cap italiane. Inoltre, il relativo sconto di valutazione sulle small cap collide con un trend di crescita di utili per questo segmento che a nostro avviso meriterebbe un premio di valutazione. Continuiamo a trovare una serie interessante di opportunità in questo segmento e a nostro avviso le valutazioni attuali continuano a sottostimarne il potenziale.
Per evitare un effetto bolla è necessario che sempre più società – e possibilmente buone – sbarchino sui listini dedicati alle Pmi. Avete investito in alcune delle ultime Ipo? Ce ne sono all’orizzonte che state seguendo con attenzione?
Una volta svanito l’elemento di incertezza politica, è lecito immaginarsi che investitori siano interessati ad allocare nuovo capitale e, in risposta a questo scenario di riferimento, è altrettanto ipotizzabile che più società guardino ad una quotazione sui mercati (c’è una correlazione positiva tra crescita economica e numero di IPO). Noi abbiamo investito in alcuni recenti IPO e continuiamo ad avere interesse a farlo in futuro.
Molti si interrogano sul passaggio delicato che sta vivendo l’Italia. Come osserva quanto sta accadendo, c’è più preoccupazione o condivide la compiacenza dei mercati che non hanno battuto ciglio di fronte al risultato elettorale? C’è una soluzione ideale di questa situazione critica per i mercati?
È difficile fare commenti precisi a livello politico ed è prematuro stilare conclusioni di compiacenza da parte degli operatori di mercato. Noi continuiamo a operare sulla scorta di opportunità di investimento a lungo-termine e tendiamo a considerare l’evoluzione politica più come uno strumento di volatilità di breve termine che come una reale opportunità di investimento/disinvestimento.
Sulla base delle valutazioni e delle stime di crescita attuale e prospettica dell’economia italiana come si articola l’asset allocation dello Schroder ISF Multi-Asset PIR Italia tra azionario, titoli di stato e obbligazioni societarie italiane? Quali sono i segmenti specifici – e i singoli titoli a più alta convinzione – su cui puntate?
Nonostante il progressivo aumento di volatilità cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, il nostro posizionamento attuale continua a riflettere una view costruttiva sull’espansione economica ancora in atto. Rispetto ad un’allocazione neutrale nel nostro portafoglio Multi-Asset Pir, in questo momento siamo sovrappesati sulla componente azionaria – specialmente sulle tematiche di stile value, a livello settoriale privilegiamo finanziari ed energetici – e neutrali sulla parte corporate, dove continuiamo a preferire scadenze di prestiti a breve termine.
Come vedete Piazza Affari, una delle Borse migliori l’anno scorso con performance stellari in particolare delle aziende di media o piccola capitalizzazione? Questo fenomeno – alimentato anche dall’introduzione dello strumento dei Pir – è destinato a continuare?
Ci sono segni tangibili a nostro avviso che l’economia italiana stia migliorando e continuando nella sua traiettoria di sviluppo, come dimostrato nelle analisi prospettive su confidenza di consumatori e business – con una diretta trasmissione su volumi di prestiti nell’economia – ed i dati di Pil che continuano ad indicare espansione.
Nonostante le ottime performance del 2017, molte valutazioni continuano a essere interessanti ed offrono potenziale di crescita di utile ed espansione dei multipli. Le recenti elezioni hanno creato qualche volatilità di breve termine, ma la nostra attitudine continua ad essere quella di guardare nel medio termine e utilizzare queste opportunità per investire su titoli che offrano valore.
L’indice AIM ha una performance del 15% a dodici mesi, ma da inizio anno perde lo 0,53%. Quali sono le ragioni di questa divergenza nei risultati?
È difficile offrire risposte precise; tra i tanti fattori, una diversa composizione settoriale – minore esposizione al settore finanziario e maggiore esposizione ai segmenti industriali domestici – unita ad una liquidità leggermente inferiore sono tra i componenti che hanno determinato una sottoperformance delle small cap negli ultimi mesi, contrastando la loro performance con il mercato delle large cap.
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Investiti in media 13mila euro. Sono alcune delle evidenze presentate oggi da Rota (Assogestioni) al Salone del Risparmio. Tra gli altri dati significativi, il peso del 10% raggiunto su Aim Italia
I fondi Pir-compliant festeggiano il primo compleanno con un patrimonio di 16 miliardi di euro. Presentata la mappa del quarto trimestre 2017, con flussi positivi per 17,3 miliardi. Da inizio anno la raccolta supera i 97 miliardi, +74,4% rispetto al 2016.
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