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Banca Ifis: incremento moderato. Ad attenuarne l’impatto, la solidità degli istituti, il risparmio delle famiglie e la liquidità delle imprese. Stock Npe su a 377 miliardi, attesi 35 miliardi di transazioni Npl
Caro energia, materie prime e beni alimentari alle stelle e la risalita dei tassi d’interesse a causa della politica monetari più restrittiva costeranno, di qui al 2024, 82 miliardi di euro in termini di Npl. Dieci miliardi in più di quanto stimato lo scorso febbraio. A fare i conti con la crisi è la nuova edizione del Market Watch Npl di Banca Ifis, secondo cui il picco dovrebbe essere raggiunto l’anno prossimo, circa 6-9 mesi dopo rispetto alla previsioni precedenti, proprio a causa del peggioramento del contesto.
Atteso in crescita il tasso di deterioramento delle imprese, più di quello delle famiglie (nel 2023, 4% contro 2,3%) a causa del maggiore rischio legato ai finanziamenti ex moratoria. Nel triennio 2022-2024, si legge nel rapporto, l’aumento dei flussi di deteriorato sarà compensato dalla prosecuzione del processo di de risking, anche coerentemente ai piani delle principali banche, con un Npe ratio sul sistema bancario del 3,3% a fine 2024.
Stock Npe in aumento a 377 miliardi
Intanto, dal 2015 al 2022, l’industria del credito deteriorato ha lavorato intensamente per la stabilizzazione del sistema finanziario italiano. E le banche italiane hanno realizzato un importante risultato di de-risking, cedendo portafogli Npe per 357 miliardi di euro.
Secondo il rapporto, in 7 anni hanno operato circa 100 investitori che hanno impiegato 90 miliardi per acquisire nel mercato primario e secondario i portafogli di crediti deteriorati. Lo stock di Npe in Italia è quindi diminuito dai 361 miliardi del 2015 ai 321 del 2021 grazie alla gestione operata da banche, investitori e servicer.
Dal 2022 si stima un aumento dello stock Npe, che toccherà quota 377 miliardi a fine 2024, per l’incremento dei flussi di deteriorato e la riduzione dei tassi recupero, soprattutto su ticket di maggiori dimensioni e crediti secured che richiedono tempi di recupero più lunghi. Il comparto italiano del credito deteriorato ha visto una crescita continua dei ricavi dal 2013 al 2021 (+90% sull’intero periodo) periodo), che proseguirà con un +9% nel 2022 e +4% nel 2023.
Attesi 35 miliardi di transazioni Npl
Nel 2022 sono attesi 35 miliardi di transazioni Npl, con il mercato secondario ormai componente di rilievo al 30%. Stando al report di Banca Ifis, si prevedono cessioni di portafogli UtP per 12 mld di euro, di cui 6 miliardi già finalizzate a metà settembre. Il mercato manterrà volumi elevati di Npe anche nel biennio 2023-2024 (47 miliardi nel 2023 e 33 miliardi nel 2024).
A metà settembre del 2022 sono state finalizzate cessioni per 22 mld di Npe. In particolare le operazioni con Gacs hanno rappresentato il 48% dei volumi, assorbendo il 41% dei portafogli secured transati. La componente unsecured ha pesato il 48% del totale transato, risultato a cui ha contribuito la Gacs del veicolo Organa Spv di Intesa Sanpaolo che ha incluso anche questa tipologia di asset. I prezzi 2022 sono in leggero aumento a causa di elevata incidenza delle operazioni con Gacs in aggiunta agli effetti prodotti dai portafogli unsecured più recenti (fino a 12 mesi) di piccolo taglio che incontrano l’appetito degli investitori specializzati sul segmento.
L’incremento è mitigato dall’incidenza crescente del mercato secondario. Al momento, però, lo studio non rileva sui deal di quest’anno l’effetto di inflazione e aumento dei tassi, che potrebbero avere un impatto sul valore dei nuovi portafogli Npl in arrivo sul mercato.
Lo scenario è cambiato ma l’Italia reggerà
“Lo scenario economico che ci troviamo ad affrontare ha subito profondi mutamenti a causa del nuovo shock dovuto alla crisi Russo-Ucraina, i cui effetti cominceranno a farsi sentire nei prossimi mesi. I dati del Market Watch lo confermano, stimando una dinamica di nuovi flussi di deteriorato che, seppur più lieve quest’anno, arriverà a 82 miliardi di euro nel triennio 2022-2024, con un incremento di 10 miliardi rispetto alle precedenti previsioni di febbraio”, ha commentato l’amministratore delegato di Banca Ifis, Frederik Geertman avviando i lavori dell’Npl Meeting a Cernobbio.
Per Geertman, ad attenuare l’impatto di questo nuovo scenario contribuiranno alcuni importanti fattori come il risparmio delle famiglie, la liquidità delle imprese e la solidità e redditività delle banche. “Queste ultime hanno infatti realizzato un importante lavoro di de-risking sui propri bilanci e lavorano per un ulteriore miglioramento degli Npe ratios – ha spiegato -. Questo è possibile grazie all’industria italiana di investimento e servicing degli Npl che si è dimostrata particolarmente vitale anche nel confronto con quella europea, svolgendo un ruolo cruciale per la stabilità del sistema. Dobbiamo oggi guardare al futuro con l’ambizione di svolgere al meglio il nostro compito a supporto dell’economia reale, continuando a fare investimenti, tutelando la redditività e puntando su innovazione, nuove tecnologie e formazione delle persone”.
Dello stesso parere Giovan Battista Sala, titolare del Servizio Supervisione Bancaria della Banca d’Italia, che all’Npl meeting di Cernobbio ha evidenziato come in questi 12 mesi si sia consolidato un trend importante di de-risking. “Scenderemo alla fine dell’anno sotto la soglia psicologica del 3% di Npl lordi e sono numeri che ci fanno stare a testa alta in Europa. Ci sono tuttavia, certamente, degli elementi migliorabili”, ha chiarito.
E anche il presidente Abi, Antonio Patuelli è tornato a sottolineare la solidità delle banche tricolori. In un’intervista a MilanoFinanza ha definito saggio il richiamo del numero uno della Vigilanza Ue, Andrea Enria, che qualche giorno fa ha chiesto maggiore prudenza e una revisione dei livelli patrimoniali rispetto alle stime precedenti. Ma Patuelli ha comunque specificato che gli istituti nazionali ed europei “sono ormai allenati alle emergenze”, anche sul fronte dividendi.
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