Elezioni Francia, i mercati rischiano uno choc stile Brexit
Macron resta favorito nella corsa all’Eliseo. Ma i gestori invitano a non sottovalutare il rischio di una sorpresa Le Pen. E di guardare già al 'terzo turno' di giugno
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Se lo sguardo resta fisso sulla guerra Russia-Ucraina, i radar degli investitori non perdono di vista in questi giorni i sondaggi francesi che, tra dodici candidati alla conquista dell’Eliseo, danno un testa a testa tra il presidente uscente, Emmanuel Macron, e la rivale di destra Marine Le Pen. Lo dimostra la tensione registrata nelle ultime ore sui titoli di Stato di Parigi, con il rendimento del decennale che in mattinata ha toccato l’1,2%, quota mai più vista dal 2014.
Anche se il cavallo di battaglia della Frexit sembra ormai essere stato rimesso nella stalla nel tentativo di sedurre le forze politiche di centro, la leader di Rassemblement National è troppo vicina nei sondaggi all’omologo di La République en marche per scongiurare sorprese al secondo turno, il 24 aprile. Soprattutto perché difficilmente l’elettorato di sinistra darà al presidente uscente lo stesso sostegno del 2017 quando vinse con il doppio dei voti della sfidante.
Le Pen ha dalla sua il fatto che, nonostante la forte ripresa economica post pandemia, l’alta inflazione continua ad erodere il potere d’acquisto dei lavoratori francesi, ma il suo euroscetticismo e la profonda vicinanza all’amico Vladimir Putin in questo momento la penalizzano fortemente. Macron, invece, può contare sul fatto di essere rimasto il più solido leader europeo dopo l’uscita di scena di Angela Merkel e l’arrivo del (per ora inconsistente) successore Olaf Scholz. I mezzo ci sono però tante altre questioni spinose, dalla strategia climatica della Francia all’innalzamento dell’età pensionabile, che potrebbero far pendere l’ago della bilancia.
In attesa del primo turno, domenica 10, al termine del quale probabilmente si capirà qualcosa in più sull’orientamento dei tanti elettori indecisi, ciò che i mercati temono in particolare è che l’esito delle urne dia forma a un parlamento senza una chiara maggioranza, vista anche l’ascesa del giornalista Eric Zemmour che divide il voto di estrema destra.
“Il rischio maggiore non è tanto la vittoria assoluta di un candidato estremista, ma piuttosto un parlamento più frammentato dopo le elezioni – spiega Pietro Baffico, european economist di abrdn -. Un governo centrista al secondo mandato dovrà probabilmente scendere a compromessi con i partiti sia di sinistra sia di destra sulla politica economica, energetica ed europea. Questo rischia di portare alla stasi politica”.
Secondo Baffico, la rielezione di Macron sarebbe accolta con favore dai mercati finanziari, in quanto implicherebbe la continuità politica, alcuni ulteriori progressi nell’agenda delle riforme, possibilmente una maggiore integrazione europea e un rinnovato tentativo di affrontare la riforma delle pensioni. “Macron è un sostenitore di maggiori investimenti nelle tecnologie verdi e nucleari, ma sarà cauto nell’aumentare le tasse sui carburanti o sulla CO2 per paura di ravvivare il movimento dei Gilets Jaunes. La riforma delle pensioni sarà la questione più difficile da affrontare e ha anche il potenziale di far rivivere le tensioni sociali che hanno afflitto i primi anni della sua presidenza”, sottolinea.
In caso di elezione di uno dei candidati populisti, per l’economista di abrdn, gli asset francesi sarebbero probabilmente sotto pressione. “Ci aspetteremmo di vedere un allargamento degli spread dei titoli sovrani francesi e una sottoperformance dei titoli azionari e di credito francesi orientati al mercato interno. Tuttavia, dato l’arretramento dei populisti dalle posizioni euroscettiche più rigide, la ricaduta sarebbe probabilmente meno estrema che se si fosse verificata nel 2017 o di quanto abbiamo visto dopo le elezioni italiane del 2018”, afferma.
“Guardando la volatilità implicita su euro/usd, o gli spread su titoli di stato di Paesi simili, i mercati sembrano vedere le elezioni francesi come un non evento, il che delinea uno scenario completamente diverso rispetto al 2017”, fa notare François Rimeu, senior strategist di La Française Am, secondo cui nonostante una vittoria della leader populista sia altamente improbabile, non si possono comunque escludere sorprese.
“Per quanto ci riguarda, abbiamo adeguato i nostri portafogli in vista delle elezioni, riducendo l’esposizione ai titoli di stato francesi, ma aumentando l’esposizione verso la Germania e vendendo euro rispetto al dollaro”, spiega lo strategist.
“Escludendo una reazione a catena dei mercati finanziari, le implicazioni a lungo termine rimangono però difficili da valutare – avverte però Rimeu -. Marine Le Pen non vuole più uscire dall’Eurozona, quindi il rischio di una Frexit sembra essere molto basso per la Francia. Tuttavia, potrebbe portare a una maggiore incertezza per lo sviluppo economico del continente. Le politiche di immigrazione dovranno essere discusse di nuovo, così come le regole fiscali, le relazioni diplomatiche e così via. A prima vista, non sembra uno scenario positivo per la crescita europea futura”.
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