Bond societari e Tltro: la Lagarde prepara le armi
Improbabile un taglio dei tassi. I mercati si aspettano altre misure: ecco quali e perché, secondo Ostrum Am
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L’asset di rischio più sicuro? I corporate bond dei Paesi sviluppati, almeno secondo Mondher Battaieb-Loriot, head of corporate bond di Vontobel AM secondo cui oltre al sentiment migliore rispetto a quello della scorsa primavera, le obbligazioni societarie beneficiano dei programmi di riacquisto da parte delle banche centrali che forniscono protezione e supporto tecnico e del Recovery Fund europeo.
Per l’esperto i corporate bond sono “i nuovi titoli di Stato perché i titoli di Stato rimarranno per la stragrande maggioranza a rendimento negativo e il denaro migrerà da titoli di Stato a obbligazioni societarie alla ricerca del rendimento”.
In particolare, a giudizio dell’esperto, “gli spread di credito europei dovrebbero rappresentare la base per un buon rendimento” con occasioni tra le emissioni BBB e BB, i campioni nazionali periferici, i settori ciclici, le telecomunicazioni, l’ambito immobiliare e finanziario. E la scelta non manca sul mercato dei corporate bond europei: secondo uno studio di S&P Global Rating il mercato europeo del credito vale 6800 miliardi di euro e, dal 2015, conta su nuove emissioni annue medie pari a 890 miliardi.
Entro il 2025 tuttavia sono 4000 miliardi le emissioni obbligazionarie con rating S&P in scadenza in Europa, pari al 59% delle emissioni complessive presenti sul mercato. Il 56% delle emissioni è in euro, il 30% in dollari, il 5% in sterline, il 2% in franchi svizzeri, il 2% in corone danesi e un ultimo 5% in altre valute. La parte del leone la fa la Gran Bretagna con 764,3 miliardi di euro di emissioni in scadenza nel 2025. L’Italia si attesta intorno ai 200 miliardi.
Il picco è atteso nel 2022 quando arriveranno a scadenza 807 miliardi di emissioni di cui l’88% è stato giudicato “investment grade” (da BBB- in su). Le emissioni speculative (con un rating BB+ o inferiore) godono di un maggior lasso di tempo per rifinanziarsi e vedono un picco nel 2025 con 177 miliardi di bond che giungono a maturazione. Il conto lo ha fatto S&P Global rating in uno studio in cui si pone l’accento sui volumi colossali del mercato del debito europeo.
Il debito in scadenza entro il 2025 è equamente suddiviso tra emittenti finanziari e non finanziari. Tra i non finanziari la parte del leone è svolta dalle obbligazioni di società attive nella produzione di beni al consumo con 279 miliardi di emissioni, di cui il 75% investment grade, mentre il settore che presenta il maggior volume di obbligazioni speculative è quello delle telecomunicazioni con 94 miliardi in scadenza entro il 2025. Quanto alle emissioni relative a società attive nei servizi finanziari, lo studio rileva come il 51% del mercato complessivo sia europeo (con una quota di mercato pari al 51%).
Nel primo semestre si è poi registrata un’impennata di emissioni (565 miliardi sui massimi dal 2010) che ha contribuito a un aumento del 3,3% dei corporate bond presenti sul mercato (6.800 miliardi di euro). Nello stesso arco temporale il debito speculativo è aumentato di 34 miliardi (+3,2%) e nuove emissioni e fallen angel per un mercato complessivo di 1125 miliardi.
Entrando nel dettaglio dello studio si nota come siano ben 3333,6 miliardi le emissioni obbligazionarie delle società di servizi finanziari di cui solo 213,4 miliardi con rating speculativo. Inoltre, si nota come il rating più elevato AAA, sia vantato solo dalle società operanti nei servizi finanziari per un totale di 784,6 miliardi. Le obbligazioni emesse da società operative in ambito diverso da quello finanziario sono invece 3479,2 miliardi di cui 907 miliardi con rating speculativo.
Quanto alle previsioni sul prossimo futuro, nello scenario di base gli economisti di S&P prevedono un tasso di default corporate speculative-grade a 12 mesi in Europa pari alll’8,5% entro giugno 2021 dal 3,35% di giugno 2020, con la bancarotta di 62 aziende. Lo scenario ottimistico prevede invece che il tasso di default si attesti al l 3,5% entro giugno 2021 (equivalente a 26 default), mentre lo scenario pessimistico, stima un tasso di default all’11,5% (84 default).
“L’ampio sostegno monetario e fiscale potrebbe ridurre i default nel breve termine ma, con i ricavi in calo, la percentuale di emittenti CCC/C è aumentata notevolmente, accrescendo il rischio di default. Se combinato con un sostegno continuo, questo potrebbe portare ad un periodo prolungato di tassi di default superiori alla media, piuttosto che al tipico comportamento ciclico” conclude S&P.