Stimoli monetari e fiscali: pronto l’antivirus per l’Eurozona
Bce e governi sono pronti a scendere in campo. Dai tassi alle politiche fiscali, ecco l'euro-vaccino secondo Generali Investments
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Stavolta la Bce non sceglierà il taglio dei tassi per difendere l’Eurozona, ma si orienterà verso un aumento degli acquisti dei bond societari e altre misure finalizzate a fornire un aumento della liquidità. È questa l’ipotesi sempre più accreditata tra gli addetti ai lavori, che trova d’accordo anche Philippe Waechter, chief economist di Ostrum Am.
“La riunione di questa settimana sarà importante. La situazione è diversa da quella degli Stati Uniti. Non c’è un calo profondo del tasso, anche se il tasso tedesco è ormai vicino al livello più basso dell’estate scorsa, pari a -0,7% – spiega – . Il tasso nominale è pari a -0,13%. Un livello che è stato osservato la scorsa estate e che rientra nell’intervallo dei tassi della Bce (con il tasso Refi a 0% e quello sui depositi a -0,5%). Non è necessario modificare questa forbice. Non mi aspetto quindi una variazione dei tassi della Bce”.
Quello che può essere modificato, secondo Waechter è il livello delle obbligazioni societarie acquistate dalla Bce. “Il compito principale di una Banca centrale non è quello di stimolare l’attività economica – chiarisce -. La produzione è limitata e non sarà in grado di soddisfare la domanda supplementare. In questo periodo di aggiustamento profondo, la Banca centrale deve limitare il rischio di fallimento. La settimana scorsa la Banca del Giappone ha preso provvedimenti in questo senso. La Bce può fare lo stesso aumentando gli acquisti di obbligazioni societarie. Potrebbe anche adeguare o aggiungere nuove voci al Tltro per aggiungere liquidità, se necessario”.
Non solo. L’economista sottolinea anche come il meeting del 12 marzo si svolgerà in un contesto in cui il dollaro statunitense è debole e l’euro è forte. “Ciò riflette la diffidenza nei confronti della situazione statunitense caratterizzata da un calo dei tassi di interesse a lungo termine – sostiene -. Questo apre una questione importante per le prossime settimane. Se c’è una recessione globale, allora l’indebitamento globale sarà un fattore decisivo, soprattutto dal punto di vista delle imprese. Negli Stati Uniti il livello del debito delle imprese, in percentuale del Pil, è ora superiore al precedente picco dell’autunno 2008”.
Cosa accadrà negli Stati Uniti se dovesse aumentare lo scetticismo per il debito aziendale? “In Europa e in Giappone, le banche centrali stanno già acquistando il debito delle imprese e sono consapevoli della necessità di fare molto di più. Non è così negli Stati Uniti. Siamo in presenza di una situazione asimmetrica che non favorisce gli Stati Uniti”, afferma Waechter.
Quattro alla crescita, l’economista ha pochi dubbi: sarà penalizzata fino a quando l’incertezza sulla portata, la durata e il contagio dell’epidemia non sarà ridotta. E le risposte, sebbene razionali, accentuano il rischio di recessione. “Chiaramente la crescita economica rallenterà nel 2020 e l’epidemia di coronavirus ne è responsabile completamente”, aggiunge.
Per Waechter, sono quattro i punti da considerare. Il primo è il blocco delle catene di produzione dalla Cina: le aziende di tutto il mondo non ricevono più le consegne con la rapidità e la completezza necessarie, non possono più produrre agli stessi livelli e il settore manifatturiero ne risulta indebolito.
“Il secondo è che in questo contesto di incertezza, tutti adottano maggiori cautele. Le imprese aspettano a investire e ad assumere e le famiglie temporeggiano per il cambio della lavatrice o dell’auto. La domanda si sta sgretolando”, avverte.
E questo aspetto è strettamente connesso agli altri due. All’interruzione dei viaggi: all’improvviso, tutti rimangono confinati a casa loro, le richieste di trasporti, alberghi e ristoranti si stanno inesorabilmente ritirando, penalizzando l’attività turistica e gli spostamenti per motivi di lavoro. E al fatto che per evitare il contagio interno, i governi decidono di sospendere le manifestazioni che riuniscono più di 1000 persone, siano esse sportive o di spettacolo, penalizzando un intero settore dell’economia.