Cavalcare la volatilità
Gli esperti ritengono che il fenomeno sia destinato a durare, ma non ne sono impensieriti, pur essendo convinti che i portafogli vadano adeguati (anche per coglierne le opportunità)
Nella settimana in cui Bce e Giappone decidono sui tassi – giovedì la riunione di politica monetaria dell’Eurotower (non sono attese variazioni), seguita il giorno dopo da quella della Bank of Japan, quando si terrà anche la riunione dell’Eurogruppo a Sofia – facciamo il punto sullo scenario macroeconomico dei paesi sviluppati e sui principali trend di investimento di medio-lungo termine con i direttori degli investimenti di quattro pianeti della galassia di Bank of New York Mellon.
Qual è la situazione finanziaria globale e lo stato di salute delle economie sviluppate?
Siamo reduci da un forte periodo di espansione che sarà messo alla prova da una serie di fattori, tra cui il restringimento delle politiche monetari e i forti cambiamenti nel panorama politico globale, che impatteranno sulle scelte degli investitori, reduci da un lungo periodo di bassa volatilità e buoni rendimenti, che potrebbe subire delle battute di arresto.
Ho fede nel fatto che Fed, Bce e Bank of England gestiranno bene il passaggio, e che anche l’abilità della BoJ e della Banca centrale cinese di iniettare liquidità nel sistema avranno un impatto positivo sull’intero equilibrio di mercato. Ma il percorso futuro è più incerto di quanto si creda. E anche ora, dopo la crisi finanziaria, il QE e gli interventi degli stati nelle economie, le regole del gioco sono più incerte.
Cosa sta succedendo?
Cominciamo a vedere che l’intersezione di governo-banche centrali-mercati giunge al termine o comunque è meno coordinata, e questo porterà un aumento della volatilità. Non credo necessariamente che ci troviamo di fronte a un bear market prolungato, ma per gli investitori alla ricerca del premium return, meno avversi al rischio, c’è da prestare attenzione perché davvero assisteremo a molta più volatilità di quanta non abbiamo visto negli ultimi anni.
Investe in 30 società delle 600 che fanno parte del vostro universo investibile nel credito europeo. Cosa rende queste 30 società diverse dalle altre?
Siamo nelle fasi finali del ciclo, dunque evitiamo società nel settore dei consumi discrezionali, retail, ristoranti. Ci piacciono le società farmaceutiche e dell’healthcare e i campioni del food and beverage, industrie che attengono ai consumi primari delle persone. Siamo prestatori di cash flow, dunque vogliamo vedere società leader di mercato che generano un significativo cash flow al netto delle imposte, con un buon margine di EBITDA rispetto al mercato. Che abbiano un buon track record e una ragione per continuare a esistere e portare avanti il proprio business.
Investiamo in società dalla corporate governance solida e con un forte team di gestione. Le società devono essere robuste sotto entrambi i punti di vista: sia del management aziendale che della solidità dei bilanci. L’importante, quando si investe in credito europeo, è proteggere il downside anche a costo di un upside limitato.
Quali sono le prospettive dell’economia del Sol Levante?
Sono ottimista sugli effetti della Abenomics. Una disoccupazione vicina al 2,5% e un tasso di crescita del Pil nominale tornato ai livelli del 1997 dopo due decenni di deflazione sono alcuni degli indicatori del rinnovato stato di salute dell’economia giapponese. Anche l’azione della BoJ è stata parecchio incisiva, e l’iniezione di liquidità continuerà nel breve periodo almeno fino a che non sarà raggiunto l’obiettivo di un’inflazione al 2%, ancora distante.
I riflessi sull’azionario giapponese sono stati molto positivi, e il livello dei profitti societari delle aziende giapponesi quotate è elevato. Tra gli investitori si è diffuso un luogo comune secondo cui l’economia giapponese è dipendente in prevalenza dalle esportazioni, mentre in realtà l’export pesa per appena il 15% sul Pil nipponico. Tra le economia avanzate, soltanto gli Stati Uniti hanno una percentuale inferiore. Ecco perché le migliori opportunità d’investimento sono soprattutto in aziende che hanno una forte esposizione sul mercato domestico (molte small e mid cap), che beneficiano del miglioramento dei fondamentali economici del paese.
L’intelligenza artificiale (IA) può essere una soluzione all’invecchiamento della popolazione, in una nazione come il Giappone così all’avanguardia nello sviluppo dei robot?
Se c’è un posto nel mondo in cui l’IA sarà implementata rapidamente, quello è il Giappone. Progetti come l’internet delle cose (IoT – Internet of Things, ndr) funzionano molto meglio dove c’è un vero bisogno di risultati. Se questi investimenti rimangono esercizi teorici fini a sé stessi, possono sorgere dei problemi e infatti oltre il 70% dei progetti IoT non giunge al termine. Questo succede quando si è in disaccordo su quale debba essere l’utilizzo pratico dei risultati dello studio, di cui magari non c’è un vero bisogno. In Giappone – nazione che soffre di un forte declino demografico – questo bisogno c’è, in particolare nel settore dell’automazione di lavori a più basso impatto umano. Ragion per cui il settore IA e IoT rappresentano un’ottima opportunità di investimento nel paese, soprattutto a livello azionario.
Alla luce delle incertezze della Brexit i tassi di interesse nel Regno Unito dovrebbero essere ulteriormente aumentati?
La BoE ha saputo navigare bene le incertezze della Brexit finora. Se però la mettiamo da parte per un momento e guardiamo allo stato dell’economia britannica, direi che è assolutamente il momento giusto per normalizzare ulteriormente i tassi. In un certo senso, Brexit è la variabile esogena a cui tutti gli operatori stanno cercando di adattarsi. Come in tutti i mercati sviluppati, l’inflazione non è giunta al livello di tensione ma a tendere temiamo delle fiammate, particolarmente verso in concomitanza con la fine del ciclo.
Il mercato sembra pensarla come noi: gli analisti stanno prezzando una probabilità dell’80% per un aumento dei tassi a maggio, e del 50% per un altro rialzo entro fine anno. Questo ci dice anche che nessuno vuole davvero scommettere sul fatto che la Brexit, quando sarà definitivamente implementata, sarà il disastro che era stato annunciato alla vigilia del referendum di due anni fa.