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Mobilitati quasi 300 miliardi di investimenti. Nel piano una piattaforma Ue per acquisti di gas, gnl e idrogeno, obbligo di pannelli solari, carbone e nucleare. Ok alle modifiche del Pnrr
Obbligo di pannelli solari sugli edifici, ricorso a carbone e nucleare e semplificazione delle autorizzazioni per le rinnovabili. Con una ridefinizione dell’obiettivo di efficienza energetica per il 2030 che sale dal 9% al 13% e di quello per l’energia pulita, sempre al 2030, che passa dal 40% al 45%. Il tutto grazie a uno stanziamento di quasi 300 miliardi di euro, circa 72 miliardi di sovvenzioni e 225 miliardi di prestiti. È questo in sintesi il RePowerEu in funzione anti-Mosca presentato dalla Commissione europea, un piano ambizioso che si prepara a mettere le ali a diversi settori e che getta le basi per una piattaforma Ue per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno.
“Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia il più rapidamente possibile. Lo possiamo fare. Oggi presentiamo il RePowerEu per questo. Possiamo sostituire i combustibili fossili russi lavorando su tre livelli: dal lato della domanda, con il risparmio energetico; dal lato dell’offerta, diversificando le nostre importazioni di energia dai combustibili fossili e accelerando la transizione verso l’energia pulita”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che ha ricordato come, “quando l’Europa agisce insieme, ha più influenza”.
Ok alle modifiche ai Pnrr e nuovi finanziamenti per l’energia
Bruxelles ha quindi dato il via libera alla modifica dei Pnrr per finanziare le riforme e gli investimenti legati all’energia. I governi potranno aggiungere un nuovo capitolo dedicato alle sfide del RePowerEu e usare 225 miliardi di euro già disponibili in prestiti dal Recovery fund.
La Commissione propone poi di aumentare la dotazione dello stesso Recovery con 72 miliardi in sovvenzioni, provenienti dalla vendita di quote del sistema di scambio delle emissione, gli Ets, attualmente detenute nella riserva di stabilità del mercato (20 miliardi), una parte dei fondi della Pac e una parte dei fondi della politica di coesione.
Nel dettaglio, l’Italia potrà chiedere di aumentare la quota di prestiti nel Recovery fund per finanziare gli investimenti e le riforme legate all’energia. Secondo quanto indicato dal vicepresidente, Frans Timmermans, i 225 miliardi di euro di prestiti ancora disponibili nel NextGenerationEu per le capitali che non ne hanno fatto richiesta potranno essere riassegnati se non utilizzati. L’Italia, che ha già chiesto la sua quota di prestiti, stando dunque a fonti Ue, potrà anche contare su una cospicua quota dei 20 miliardi di sovvenzioni dai ricavi Ets che sarà ripartita secondo gli stessi criteri del Recovery.
Le rinnovabili diventano “prevalente interesse pubblico”
Intanto, gli impianti per le rinnovabili diventano “prevalente interesse pubblico” per legge al fine accelerare i permessi e obiettivi più ambiziosi per le energie pulite al 2030. Una svolta decisiva del piano della Commissione per aumentare la produzione di queste fonti di energia. Buona parte delle procedure burocratiche per l’autorizzazione può ora essere condotta non dal singolo sviluppatore del progetto, ma a livello macro per l’intera area dove il progetto per le rinnovabili avrà sede. In campo, inoltre, misure per la produzione di idrogeno e biometano.
In concreto, l’esecutivo Ue propone in emendamento mirato alla direttiva sulle energie rinnovabili per riconoscere l’energia rinnovabile come un interesse pubblico prioritario. Gli Stati membri dovrebbero inoltre istituire aree di riferimento dedicate per le energie rinnovabili (cosiddette “go-to-areas”) con procedure di autorizzazione abbreviate e semplificate in aree con rischi ambientali inferiori. Per la rigenerazione di impianti in queste aree il tempo per le autorizzazioni non dovrebbe superare i sei mesi.
Per dare un segnale al mercato, la Commissione europea invita Stati e Europarlamento ad accettare l’aumento del target di rinnovabili al 2030, dal 40 attualmente in discussione al 45%. Bruxelles raddoppia anche il target per l’idrogeno, con obiettivo di 10 milioni di tonnellate di produzione nazionale di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030, per sostituire gas naturale, carbone e petrolio nelle industrie e nei settori dei trasporti difficili da decarbonizzare.
Per accelerare i progetti sull’idrogeno, sono stanziati ulteriori 200 milioni di euro per la ricerca e la Commissione si impegna a completare la valutazione dei primi importanti progetti di comune interesse europeo entro l’estate. Infine, al via una nuova alleanza industriale per il biometano e incentivi finanziari per aumentare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, anche attraverso la politica agricola comune.
Obbligo di pannelli solari sugli edifici
Per affrancarsi dal gas di Mosca, l’Ue lancia anche l’obbligo del fotovoltaico per tutti gli edifici. “Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Questo è un piano ambizioso ma realistico”, ha infatti annunciato la von der Leyen.
Nella stessa direzione, cioè quella di ridurre la dipendenza dalle importazioni russe, va un’altra misura anticipata da alcune fonti a margine della presentazione del maxi-piano energetico, stando alle quali l’Ue avrà bisogno di aumentare nei prossimi 5-10 anni di 44 TWh la produzione di energia dal nucleare e di 100 TWh di carbone. Un aumento di circa il 5% nel mix energetico.
Una piattaforma Ue per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno. Apertura a un tetto al prezzo del gas
I 27 leader Ue hanno anche deciso di creare una piattaforma per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno. “Con il piano RePowerEu, proponiamo una via operativa da seguire, con un meccanismo di appalto congiunto e un comune approccio ai paesi fornitori – ha spiegato la presidente della Commissione -. In questo modo, possiamo proteggere il le importazioni di energia di cui abbiamo bisogno senza concorrenza tra i nostri Stati membri”.
Apertura, infine, su un price cap europeo al prezzo del gas, possibile solo in caso di “totale interruzione delle forniture”, stando al piano RePowerEu. Il tetto, in ogni caso, dovrà essere “limitato al periodo di emergenza”, non deve portare ad “una riduzione della domanda” e non “deve compromettere la capacità dell’Ue di attrarre forniture alternative di gas o gnl”, si legge nel testo. Prevista invece la possibilità per gli Stati di regolamentare a livello nazionale il prezzo del gas per il “consumatore finale, ad un’ampia gamma di clienti, incluse famiglie e industrie”.
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