Fitch taglia rating Italia a BBB-
La rating action era programmata per il 10 luglio. Due le cause dell’anticipazione: coronavirus e fragilità delle finanze pubbliche. Gualtieri: “Decisione poco prudente”
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L’Italia e il suo sistema di imprese sono finite nel mirino delle agenzie di rating a causa del perdurare dell’emergenza pandemica da coronavirus e contestuale lockdown economico.
Se S&P Global Ratings ha graziato il Paese rinviando ogni valutazione sul merito creditizio al prossimo autunno, l’agenzia Fitch non è stata altrettanto magnanima e con una decisione a sorpresa ha declassato l’Italia a BBB-, l’ultimo gradino prima della discesa al di fuori dei radar da investment grade, anticipando la decisione che era invece attesa il 10 luglio prossimo.
In attesa dell’8 maggio – quando toccherà ad altri due pesi massimi esprimersi sull’affidabilità creditizia dell’Italia, vale a dire Moody’s (Baa3 con outlook stabile) e Dbrs (BBB High e outlook stabile) – abbiamo raggiunto Renato Panichi, country lead italian corporate ratings di S&P Global Ratings per un punto di vista sugli effetti della pandemia non tanto sulle finanze pubbliche quanto piuttosto sul sistema produttivo e manifatturiero italiano.
L’esperto riconosce gli effetti negative del lockdown sui bilanci aziendali – al 22 aprile, S&P aveva effettuato azioni negative su circa il 24% dei rating nella regione Emea, in larga parte relativi al mondo corporate – ma invita anche le imprese ad investire: “Le aziende italiane non debbono compiere l’errore di dilazionare in maniera eccessiva le loro decisioni di investimento. La pandemia può essere una opportunità per le aziende italiane per rinnovare lo stock di capitale produttivo, in particolare spingendo sull’innovazione tecnologica e digitale e sull’economia circolare”, dice Panichi a FocusRisparmio.
Ecco l’intervista completa al responsabile italiano dei corporate ratings di S&P Global Ratings.
Lo shock esterno relativo a covid-19 sta avendo un impatto devastante sulle principali economie mondiali, con intensità anche superiore alla crisi finanziaria del 2008. Ciò è ulteriormente accentuato dal crollo del prezzo del petrolio, che ha messo in ginocchio una parte del settore energetico.
In questo contesto, S&P ha recentemente rivisto al ribasso il tasso di crescita delle principali economie mondiali per l’anno in corso, con un recupero solo parziale nel 2021. Ad esempio, per l’Eurozona prevediamo una riduzione del Pil pari al 7,3% per il 2020 e una ripresa del 5,6% nel 2021. Per l’Italia prevediamo una riduzione del Pil pari al 9,9% nel 2020 e una ripresa del 6,4% nel 2021. Ci aspettiamo che il ritorno alla piena capacità produttiva per le imprese in Italia e in Europa non sarà immediato, poiché le misure di distanziamento sociale all’interno delle aziende permarranno per almeno altri 12-18 mesi, in attesa di un vaccino. Tuttavia, le nostre previsioni sono soggette al rischio di una revisione al ribasso.
Al 22 aprile, S&P aveva effettuato azioni negative su circa il 24% dei rating nella regione Emea, in larga parte relativi al mondo corporate. Di queste, circa il 69% si riferisce ad aziende speculative-grade. Nel mondo corporate, se inizialmente le azioni negative di rating erano dovute agli effetti diretti dei lockdown sui consumi discrezionali e sulle catene di fornitura globali dei prodotti, successivamente esse hanno coinvolto la maggior parte dei settori produttivi, a causa della contrazione economica che ne è derivata.
Ad oggi, i settori maggiormente coinvolti sono quello del trasporto aereo, delle auto, retail e ristoranti, leisure, hotel e media. Tuttavia, anche altri settori sono risultati impattati dalla crisi, in particolare il settore dei beni di consumo durevoli e del lusso, le infrastrutture, il real estate, il settore chimico, le costruzioni e i capital good. Invece, tra i settori meno impattati abbiamo le utility, la farmaceutica e le telecomunicazioni. In questo scenario l’Italia è allineata alla media europea.
Inoltre, nello scenario che si va delineando molte aziende stanno rinviando le loro scelte di ampliamento o rinnovamento dello stock di capitale durevole, di conseguenza ci aspettiamo una forte contrazione degli investimenti corporate per l’anno in corso.
In questo contesto, le misure adottate dai principali governi europei sono essenziali per supportare la liquidità delle imprese, in particolare quelle di dimensioni medio-piccole. Le misure di supporto alla liquidità delle imprese previste dal governo italiano sono in grado di generare un ammontare di credito garantito alle piccole e medie imprese pari al 25% del Pil italiano. Ciò dovrebbe essere sufficiente per le esigenze immediate. Tuttavia, occorre che le risorse finanziarie giungano alle aziende in tempi brevi.
Va notato che il mercato europeo dei corporate bond per le aziende con rating investment grade si è riaperto nelle scorse settimane, dopo una breve chiusura agli inizi di marzo, e rappresenta una valida soluzione per supportare la loro liquidità. Invece, ciò non è ancora possibile per le aziende con rating speculative-grade, che devono necessariamente ricorrere al canale bancario per rifinanziare il loro fabbisogno di liquidità. La nostra preoccupazione si concentra quindi su quelle aziende con rating speculative grade che non hanno i requisiti per poter ricorrere ai programmi di finanziamento supportati dai governi.
La struttura patrimoniale delle imprese italiane è migliorata molto nel corso degli ultimi cinque anni. Molte aziende hanno ridotto il ricorso a strumenti di finanziamento a breve termine e aumentato il ricorso a prestiti di lungo termine. Le aziende che sono in grado di raccogliere fondi sul mercato dei corporate bond, hanno rifinanziato la loro struttura di debito negli anni passati, beneficiando della abbondante liquidità e dei bassi tassi di interesse e allungando la scadenza media del loro debito. Ma anche quelle aziende troppo piccole per ricorrere al mercato dei corporate bond hanno migliorato la propria struttura di debito, molto spesso grazie all’azione di supporto delle banche.
Ciò può certamente aiutare a contenere il rischio immediato di liquidità in questa fase. Tuttavia, le aziende italiane non debbono compiere l’errore di distrarsi a lungo dagli obiettivi di medio lungo termine, ad esempio dilazionando in maniera eccessiva le loro decisioni di investimento. La pandemia può essere una opportunità per le aziende italiane per rinnovare lo stock di capitale produttivo, in particolare spingendo sull’innovazione tecnologica e digitale e sull’economia circolare, che possono diventare leve di una crescita economica più sostenibile e più elevata rispetto all’ultimo decennio.