Un futuro a zero emissioni? Solo investendo nella transizione
Gli investitori possono incoraggiare la transizione puntando su aziende che sviluppano soluzioni scalabili e che portano a cambiamenti dirompenti. L’analisi di Lombard Odier
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Secondo una ricerca di S&P Global Ratings pubblicata oggi, il Green Deal dell’Unione Europea può dare impulso alle prospettive di crescita a lungo termine dell’area.
“Se un PIL più basso può causare minori emissioni, emissioni più basse non determinano una crescita inferiore. La riduzione del 23% delle emissioni dell’Ue dal 1990 non ha indebolito la performance economica e non è dovuta a un settore dei servizi più ampio”, ha affermato l’economista senior di S&P Global Ratings Marion Amiot nel rapporto “EU Green Deal: Greener Growth Doesn’t Necessarily Mean Lower Growth“.
Su questo tema, il pensiero della comunità italiana degli economisti è sulla stessa lunghezza d’onda dell’agenzia di rating. Gregorio De Felice, Chief economist di Intesa Sanpaolo, ha detto a FocusRisparmio di ritenere le politiche del Grean Deal perfette per riavvicinare le istituzioni europee ai cittadini. “Può diventare lo strumento centrale di una politica anticiclica europea”, sostiene De Felice.
“Tuttavia, il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050 richiederà all’UE di fare di più”, ha aggiunto l’analista del credito di S&P Global Ratings Anna Liubachyna. “Solo Svezia, Portogallo e Grecia sembrano essere in grado di raggiungere gli obiettivi del 2030 per i settori che non fanno parte del sistema Emissions Trading Scheme”.
La determinazione del prezzo del carbonio, scrive l’agenzia di rating, è il modo più efficiente per affrontare il cambiamento climatico, ma è difficile da attuare a causa del suo impatto sociale. L’Unione Europea è invece favorevole a un budget verde di 1.000 miliardi di euro e a una tassonomia per gli investimenti verdi.
La politica monetaria sembra sempre più propensa a offrire supporto, ma può solo incoraggiare il mercato a ridefinire il costo del carbonio. La sua natura anticiclica, inoltre, la rende meno efficace della politica fiscale.
“Le risorse fiscali dell’Ue sono troppo modeste, quindi si avrebbe una svolta solo in caso di revisione delle regole fiscali per escludere gli investimenti verdi dal tetto del 3% del Pil del deficit di bilancio”, ha concluso Amiot.
“L’Unione potrebbe utilizzare la politica commerciale se il suo obiettivo si estendesse al raggiungimento di un’impronta carbonio pari a zero – conclude il report – il che probabilmente sarebbe più dannoso per la crescita a breve termine a causa della sua maggiore incertezza e dei prezzi più alti”.