Powell rispolvera il Qe (anche se lo nega)
Secondo Tuch di Aegon Am, per ora gli effetti delle politiche monetarie sono annacquati da un’alluvione di cattive notizie
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Mancate per oltre un decennio, nell’ultimo mese abbiamo assistito a due aste “repo overnight” da parte della Federal Reserve Bank di New York e poi al varo del quantitative easing (d’ora in avanti qe) da parte del governatore Jerome Powell.
Un qe insolito, poiché lanciato all’improvviso e non nel corso di una riunione ufficiale del Federal Open Market Committe (Fomc), il braccio operativo della Fed, cui in genere fa seguito una conferenza stampa del governatore.
Tanti si sono interrogati sulle vere necessità di queste operazioni, e sul perché si siano svolte in un clima di quasi segretezza. “Secondo la versione ufficiale della Fed, l’intervento sul mercato repo si è reso necessario a causa di una carenza di liquidità dovuta a problematiche tecniche nel sistema”, precisa Fabrizio Biondo, senior portfolio manager di Lemanik.
Secondo alcuni osservatori il problema della liquidità a brevissimo termine non riguarda un tema di offerta, come adotto dalla Fed, bensì la domanda di risorse liquide: “La sensazione di alcuni è che ci possa essere qualche istituzione, o una serie di istituzioni, che ha canalizzato questa domanda di liquidità portando ad un innalzamento repentino del repo overnight rate. Per ora rimangono speculazioni, però l’azione della Fed c’è stata”, spiega l’esperto.
La grande illusione
Certo, due iniezioni di liquidità a brevissimo nel giro di due giorni dopo un’astinenza di aste durata oltre un decennio appaiono tante.
L’anno scorso abbiamo vissuto l’illusione della normalizzazione, aggiunge Biondo, ma “la verità è che nel futuro vivremo sempre di più l’alternanza fra queste due fasi, una di apertura e una di chiusura dei rubinetti della liquidità. Un ritiro in toto della liquidità non è previsto da nessuna banca centrale”.
Possibili conseguenze? “Ogni round di allentamento monetario genererà sempre più propensione al rischio e cattiva allocazione del capitale”.
Guardare oltre: l’ultra-breve termine
Per operare in un contesto di questo genere serve agilità e preparazione. Un mondo dove il rallentamento globale e il protezionismo presentano rischi di decelerazione per l’economia europea nei prossimi mesi, esercitando una pressione al ribasso sui tassi core.
Dove investire per estrarre rendimento senza però aumentare la componente di rischio del portafoglio?
“In Lemanik sosteniamo l’investimento nel mercato high yield a breve termine in un ambiente multi-valutario a cambio coperto – suggerisce Biondo –, questo ci consente di allargare l’universo investibile, frammentare l’esposizione ai tassi di interesse attraverso diverse curve valutarie, beneficiare dell’accesso a interessanti mercati high yield satellite/regionali e ottimizzare il profilo di rischio/rendimento a livello di singolo emittente”.
“È quello che facciamo con le due strategie Active short term credit e Spring. La liquidità della strategia è resiliente ai mercati del credito ribassisti attraverso una rapida auto-liquidazione e una rotazione prudente dei fondi verso attività a breve termine”.
Del resto – conclude Biondo – le strategie absolute return dovrebbero essere sempre risk-budgeted, “utilizzando una parte o l’intera totalità del carry prodotto dalle attività che generano rendimento, al fine di ottimizzare i livelli di volatilità e preservare il capitale”.