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Il 68% dei fund selector prevede di espandere l’offerta nel 2021 visto l’aumento della domanda. Per tre su quattro la sostenibilità è fondamentale per un investimento solido
Nel 2020 gli investimenti Esg hanno messo il turbo, tra afflussi record nei fondi e un numero mai registrato di nuovi prodotti. Quest’anno, il 68% dei fund selector professionali prevede di espandere ulteriormente le offerte sostenibili della propria società, soprattutto perché è aumentata la domanda degli investitori. Un incremento di richieste che, stando ai professionisti, è dovuto sia alla maggiore consapevolezza sociale (75%) sia al fatto che questo tipo di strategie e prodotti hanno ormai raggiunto la massa critica tra gli investitori tradizionali (50%).
Inevitabile quindi che sempre più istituzioni finanziarie stiano adottando una gamma più ampia di strategie ambientali, sociali e di governance per soddisfare la crescente domanda. La tendenza emerge chiaramente da un sondaggio Natixis Investment Managers, stando al quale il 72% degli investitori istituzionali e il 77% dei gatekeeper che selezionano fondi per la piattaforma di consulenza sugli investimenti della propria società stanno implementando strategie Esg, in crescita rispettivamente dal 61% e 65% dal 2018.
Un investimento solido
L’indagine rileva anche come gli investitori professionali, gli investitori individuali e i loro consulenti siano quasi perfettamente allineati. Per il 77% dei fund selector, infatti, e per il 75% degli istituzionali i fattori Esg sono ormai parte integrante di un investimento solido. E anche i consulenti finanziari sono sulla stessa lunghezza d’onda: quasi sei su dieci (il 59%) si aspettano che nel giro di cinque anni l’investimento sostenibile diventi una pratica standard. Pesa ma non rallenta il trend la mancanza di un consenso sulle metriche di misurazione, visto che l’83% dei fund selector e il 79% degli istituzionali riscontrano una maggior semplicità nella valutazione della performance. Con la disponibilità di dati Esg migliori e la standardizzazione del reporting, sta insomma emergendo una narrazione più forte sui meriti finanziari di questi strumenti.
Non solo. Oltre la metà degli investitori professionali intervistati, tra cui il 53% degli istituzionali e il 55% dei fund selector, concorda anche sul fatto che le società con un track record Esg migliore generino migliori ritorni sugli investimenti, mentre 7 fund selector su dieci e il 62% degli istituzionali ritengono si possa trovare alfa incorporando i fattori ambientali, sociali e di governance nell’analisi degli investimenti. Infine, il 63% dei consulenti concorda sul potenziale che tali strategie possono offrire per sovraperformare i mercati.
Le difficoltà certo non mancano. Se infatti quando si tratta di valutare una società o un settore, quasi la metà (48%) dei fund selector professionali considera i fattori di sostenibilità importanti quanto i criteri finanziari fondamentali, il 67% di loro e il 74% degli istituzionali riconoscono però come sia ancora difficile sapere quali siano le misure non finanziarie realmente importanti per l’analisi degli investimenti.
Approcci diversi
La motivazione principale degli investitori istituzionali a favore dell’implementazione dell’Esg è di garantire una migliore rappresentazione dei valori organizzativi. Allineare asset e valori è anche una delle principali motivazioni per i fund selector, seconda solo alla domanda dei clienti. Inoltre, in cima ai desiderata nell’ambito della relazione con il proprio consulente finanziario è che quest’ultimo identifichi gli investimenti che corrispondono ai propri valori personali. In pratica, è importante che le società finanziarie abbiano piena comprensione, mentre espandono le proprie offerte Esg, e adattino le proprie strategie per soddisfare al meglio gli obiettivi dei clienti, sia finanziari sia non finanziari.
Non c’è poi un unico approccio nell’implementazione. Piuttosto, si stanno adottando metodologie multiple, che permettono di personalizzare le strategie e affrontare diversi obiettivi finanziari e non finanziari. L’approccio più utilizzato, adottato dal 54% dei fund selector e dal 48% degli investitori istituzionali, è quello di integrare l’analisi dei fattori Esg nel processo di investimento complessivo; segue quello per criteri di esclusione (42% e 40%). Al terzo posto l’azionariato attivo (35% e 34%), al quarto quello dell’impact investing (42% e 34%) e all’ultimo gli investimenti tematici (43% e 28%).
Performance migliori
Mentre gli investimenti Esg si affermano sempre più come mainstream, le aziende si concentrano sull’integrazione degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e sulla conseguente definizione di precisi obiettivi ambientali, sociali e di governance. Secondo Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments, le aziende più in ritardo da questo punto di vista sono spinte ad agire a causa dell’aumento del rischio reputazionale e della crescente attenzione dei governi di tutto il mondo.
“Questo trend crea opportunità di investimento – assicura Morgante -: recenti evidenze empiriche mostrano che, dal 2018, le società ‘Esg improvers’, le aziende con il maggiore miglioramento annuale della propria impronta Esg, hanno sovraperformato le società che invece hanno registrato il più ridotto aumento del punteggio Esg. Negli Stati Uniti del 4%, in Europa del 4,7% e in Asia dello 0,6%. Ancora più importante, la sovraperformance dei miglioramenti Esg è stata determinata principalmente dai ‘ritardatari’ Esg, coloro che miglioravano la loro situazione a partire dagli score più bassi”.
Per lo strategist, le società che più migliorano sotto il profilo di sostenibilità ricadono principalmente negli stili value e ciclici (finanziari, tecnologia, beni di consumo discrezionali, industriali e comunicazioni). Gli stessi settori sono supportati anche dall’aumento del Pil, dai rendimenti, dall’inflazione e dalle politiche fiscali e sociali espansive, volte anche a ridurre le disuguaglianze. “Poiché i punteggi Esg rivelano situazioni di ritardo, identificare le opportunità legate al miglioramento sotto il profilo Esg è fondamentale: l’engagement attivo potrebbe supportare nel promuovere cambiamenti positivi in modo proattivo e individuare società in grado di rafforzare la propria impronta Esg”, conclude.
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