L’operazione non porterà alla scomparsa dei problemi strutturali dell’industria, ben noti a coloro che investono in un settore alle prese con numerose trasformazioni epocali
L’operazione Fca-Psa rappresenta un buon driver per la performance futura di questi due titoli e può essere in grado di rilanciare l’appeal del settore dell’auto in Europa e su scala globale.
“L’operazione poggia su solide basi di complementarietà reciproca commerciale e tecnologica e quindi rappresenta certamente un ottimo punto di partenza per la performance futura dei titoli, almeno in termini relativi”, spiega a FocusRisparmio Massimo Saitta, direttore investimenti di Intermonte Advisory e Gestione.
Effetti positivi si avrebbero anche sul merito creditizio della nuova entità. Secondo Fitch, le sinergie nella fusione tra le case automobilistiche Fca (rating BBB-/Stable) e Peugeot (rating BBB-/Stable) potrebbero essere un fattore positivo a medio termine.
“La fusione creerà la quarta casa automobilistica mondiale con posizioni di mercato leader nella maggior parte dei mercati chiave, dimensioni significative, marchi forti e un’ampia diversificazione geografica e di prodotti. Nondimeno, riteniamo che per concretizzarsi in eventuali benefici occorreranno almeno due o tre anni prima che possano rafforzarsi le metriche di credito”, stimano gli analisti della società di rating.
Dbrs (agenzia di rating canadese recentemente acquisita da Morningstar, ndr) osserva che il merger, se completato, comporterebbe azioni di rating positive in quanto creerebbe sinergie annuali considerevoli pari a 3,7 miliardi di euro.
Lo sforzo di raggiungere un livello produttivo che garantisca una migliore ripartizione di questo impegno tra Fca e Peugeot è, quindi, un segnale forte che arriva dal settore ed è in grado di focalizzare l’attenzione degli investitori e portare, nel tempo, anche altre forme di accordo tra altri produttori.
Non porta, tuttavia, alla scomparsa dei problemi strutturali dell’industria e ben noti a tutti coloro che investono in un settore alle prese con una trasformazione epocale. “Il settore in Europa, in termini generali, continua a vivere tempi difficili per varie ragioni: l’effetto dazi, il rallentamento delle vendite di automobili a livello globale in un momento in cui alle case produttrici viene richiesto il massimo impegno finanziario a causa degli investimenti necessari al passaggio all’elettrico”, precisa Saitta di Intermonte.
Nell’azionariato di Fca oggi sono presenti, oltre all’azionista di maggioranza Exor, anche numerosi investitori istituzionali e fondi comuni d’investimento. Secondo stime elaborate da Bloomberg, gli asset manager possiedono il 21,3% circa del flottante dell’azienda italo-americana. Fra questi figurano nomi di spicco come BlackRock, Vanguard, Fidelity, DWS più altri investitori istituzionali e fondi pensione internazionali.
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