2 min
In conversazione con le autorità di regolamentazione e vigilanza, le associazioni Fintech italiane chiedono regole più semplici per incoraggiare lo sviluppo del settore
Troppa regolamentazione in tema Fintech rischia di rallentare i progetti innovativi di imprese e start-up anziché incoraggiarne l’implementazione e lo sviluppo.
Fra i temi più caldi toccati nel FeeOnly Summit 2019 (29 e 30 ottobre a Verona) anche quello del rapporto che lega mercati, regolamentazione e Fintech. Al tavolo di confronto le principali associazioni del mondo della finanza digitale, Assofintech e Italiafintech, e gli esponenti delle autorità di vigilanza, da Consob a Banca d’Italia e Ministero dell’Economia.
“Le istituzioni non vogliono mettere regole per ingabbiare, ma per incoraggiare lo sviluppo dell’innovazione”, sottolinea dal palco Riccardo Basso, director – regulation and macroprudential analysis in Banca d’Italia.
Dal confronto emerge l’esigenza di individuare nuovi profili giuridici che delineino un mercato unico dei servizi tecnologici finanziari in Europa. Questo bisogno è sottolineato anche da Maria Teresa Paracampo dell’Università di Bari.
Di certo c’è che il Fintech ha messo in discussione tutto: ragionare con logiche a compartimenti stagni è diventato obsoleto, “un mondo dove ognuno guarda solo al proprio orticello non funziona più”, sottolinea Luca Ferrais di Consob.
Per questo il mercato invoca una maggior collaborazione fra autorità, Bankitalia, Consob, Mef, Ivass e altre autorità competenti, immaginando “un’architettura di vigilanza aperta, anche a livello europeo”, richiama Fabio Brambilla, presidente di Assofintech.
Il tema focale rimane la sperimentazione. Su questo punto, però, le istituzioni si stanno facendo trovare pronte, come ricorda da Laura Narducci del Mef: “Nell’articolo 37 del Decreto Crescita c’è la norma d’attuazione per la sperimentazione delle principali innovazioni in ambito Fintech”.
Il riferimento è alla specifica norma sulla Sandbox, un particolare spazio di sperimentazione dove lo sviluppo dei servizi innovativi proposti dalle imprese avviene sotto la stretta osservazione delle autorità. Il fine è duplice: da un lato le imprese possono testare le tecnologie Fintech prima che esse siano effettivamente rilasciate sul mercato, l’autorità dal canto suo può tarare in uno spazio circoscritto l’efficacia delle norme e, nel caso, modificarle in corsa.
“Ci vogliono regole più semplici”
Dal punto di vista delle associazioni di settore ben venga la sperimentazione e collaborazione con le autorità, “ma ci vuole maggior integrazione fra Paesi comunitari”, sottolinea Sergio Zocchi di Italiafintech.
“Noi siamo ricettivi su regole e monitoraggio ma richiediamo maggior flessibilità che faccia evolvere il mercato dei servizi Fintech. Oggi molti ragazzi per questione di facilita e funding preferiscono andare all’estero a sviluppare le loro imprese”, precisa il presidente Italiafintech.
La sfida, tanto per gli operatori quanto per i regolatori in tutta Europa, è quella di riuscire a trovare un denominatore comune di regole che vada verso la creazione di un mercato unico europeo del Fintech.