Mercati, la Fed ha dichiarato guerra
L’offensiva generale non è ancora iniziata. A dicembre la Bce interromperà gli acquisti di asset obbligazionari europei e la Banca Centrale del Giappone ha iniziato da poco a ridurli
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Mario Draghi conferma la fine del quantitative easing al termine del board della Banca centrale europea. Il presidente della Bce ha spiegato così il motivo della decisione: “Anche se i dati sono più deboli di quanto atteso, a fronte di una domanda estera e di fattori specifici di Paesi e settori, la domanda interna sottostante continua a sostenere l’espansione e a spingere gradualmente l’inflazione”.
In concreto la Bce porterà a zero, a partire dal primo gennaio, gli acquisti netti di bond. Termina così l’espansione di bilancio attraverso il quantitative easing, anche se la Banca centrale continuerà a reinvestire i titoli in portafoglio ancora a lungo dopo che saranno risaliti i tassi.
A questo proposito Draghi rassicura che “i tassi di interesse rimarranno fermi fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché ciò sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.
Paul Diggle, economista senior di Aberdeen Standard Investments, commenta così la scelta dell’istituto di Francoforte: “La decisione di porre fine al Qe ora riguarda più la politica che l’economia. Chiudere gli acquisti di asset netti farà piacere ai falchi del Consiglio direttivo, in particolare ai tedeschi. Nonostante le probabili revisioni al ribasso sulle previsioni economiche, la banca centrale spera nella comparsa nell’Eurozona di sacche di crescita e di una ripresa dell’inflazione di fondo con l’aumento dei salari”.
“Queste speranze – conclude Diggle – sembrano tuttavia eccessivamente ottimistiche se si considera ciò che sta succedendo nel mondo, per non parlare dell’Europa. Sospetto che Draghi non riuscirà più ad aumentare i tassi”.