I migliori fondi Obbligazionario Europa dal «Whatever it takes» a oggi
Ultima riunione Bce per Mario Draghi, il banchiere che passerà alla storia per aver salvato l’euro e l’Europa dal baratro. Ecco come i gestori hanno cavalcato il QE
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La sorpresa di questa ultima frazione di anno ci riguarda da molto vicino: dalla scorsa settimana l’Italia è considerata, in termini di debito pubblico, il Paese più rischioso dell’Eurozona.
Giovedì 7 novembre i tassi dei titoli a 10 anni di Atene sul mercato secondario sono scesi nel corso della seduta su un livello più basso rispetto ai rendimenti prezzati dal Btp di pari durata. Non accadeva dal 2008, da prima che la Grecia sprofondasse nella profonda crisi del debito sovrano che poi ha affrontato con tre piani di salvataggio da parte della Troika.
Se i tassi a dieci anni si sono invertiti solamente nell’intraday, a fine seduta la curva italiana sovrastava quella graca anche su 5, 7, e 15 anni. Una manciata di basis point, ma che fanno notizia visto che il debito greco ha un rating creditizio peggiore rispetto a quello del Belpaese (BB- vs BBB).
“I rialzi sui tassi Btp si inquadrano in parte in una fase di rialzo generalizzato, sulla scia dell’ottimismo per il possibile deal di primo livello Usa-Cina”, spiega a FocusRisparmio Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim.
“Le pressioni sul decennale italiano sono più marcate con conseguente allargamento dello spread Italia- Germania anche a causa delle notizie degli ultimi giorni in merito all’ipotesi di rivedere la ponderazione a zero attualmente vigente per i titoli di stato”, aggiunge l’esperto.
Il sorpasso della Grecia sull’Italia era nell’aria e non sembra essere una tendenza di breve periodo. Basti pensare che in 3 anni lo spread fra Italia e Grecia è crollato da 1.000 a 13 punti base.
“Lo spread italiano sta perdendo colpi verso i titoli greci che ancora non rientrano nel programma di quantitative easing della Bce, in assenza del requisito di un rating investment grade da parte di una delle principali agenzie di rating e di una valutazione favorevole da parte della Bce. Nell’ambito del piano di acquisto Bce di titoli pubblici e similari (cosiddetto PSPP) la Bce allo scorso ottobre ha acquistato poco più di 360 miliardi di euro di titoli italiani con una vita residua media di circa 7 anni, ossia sostanzialmente pari a quella del debito pubblico italiano. Lo spread Italia Grecia calcolato considerando i titoli con scadenza decennale più simili (la scadenza marzo 2029 e agosto 2029 rispettivamente per Grecia e Italia), evidenzia come il titolo decennale italiano presenta un tasso di poco più di 10 pb al di sotto dell’equivalente greco prima indicato”, ragiona Cesarano.
In un report di giugno la società Marzotto Sim si era già occupata del tema, riconoscendo gli enormi passi in avanti compiuti dalla Grecia in termini di debito pubblico. Le motivazioni del sorpasso però – secondo l’ufficio studi della sim -, si devono ricercare altrove. “Senza negare i progressi fatti dalle Grecia dai tempi della Troika, questa conclusione ci sembra troppo semplicistica anche in considerazione della dimensione delle due economie e della loro diversificazione e quindi capacità di ripresa. Ricordiamo infatti che tutti i rendimenti di mercato negli ultimi anni sono stati fortemente influenzati dalla disperata ricerca di rendimento a scapito di una oggettiva valutazione del rischio”.
Concorde su questa visione anche Alberto Gallo, head of global macro strategies di Algebris: “Le maggiori opportunità dal punto di vista degli investimenti si sono viste sulla periferia. Noi abbiamo mantenuto posizioni lunghe sulla Grecia, un Paese il cui debito prima degli interventi di Draghi era considerato spazzatura. Oggi i titoli greci sono ancora HY rated, ma nel corso di questi 8 anni di «Whatever it takes» i rendimenti dei titoli ellenici hanno abbandonato la doppia cifra; in alcuni casi la Grecia ha concluso delle emissioni con yield negativo”.
E ora, viene da chiedersi, il mercato valuterà con la stessa lente i ghiotti (relativamente) rendimenti dei Btp oppure peserà con maggior zelo l’incertezza politica e la lentezza delle riforme in Italia? “In prospettiva, con l’inizio del nuovo anno il rischio di ulteriore allargamento dello spread potrebbe aumentare in vista dell’incertezza politica legata alle elezioni regionali del 26 gennaio prossimo (Emilia-Romagna, ndr)”, conclude lo strategist di Intermonte.