Rossi (Euclidea): “La consulenza digitale è il futuro. Ma l’algoritmo, da solo, non basta”
19 settembre 2018
di EUGENIO MONTESANO
3 min
Raggiungere e servire una nuova generazione di investitori – evoluti, informati e fortemente digitalizzati – con un mix di gestione attiva e strumenti indicizzati attento ai costi e alla trasparenza, ma soprattutto puntando sulla componente personale. È la ricetta di Euclidea SIM, che a due anni dal lancio fa il punto sui piani di sviluppo futuri.
Stefano Rossi, partner e responsabile di Euclidea Wealth Management
La gestione attiva del risparmio, assieme al fattore umano, sono elementi cruciali della consulenza finanziaria. Ma l’ausilio della tecnologia e un’advisory fortemente digitalizzata possono effettivamente modificare il profilo dell’investitore medio, in virtù dell’apertura a nuove fasce di utenza più inclini a considerare una proposta di risparmio gestito.
Sono i punti fermi della visione di Euclidea. La SIM lanciata esattamente due anni fa, a fine 2016, non si definisce un robo advisor. I gestori combinano le proprie competenze con la tecnologia proprietaria sviluppata internamente, con l’obiettivo di consentire l’accesso alle gestioni patrimoniali professionali a soglie di ingresso inferiori, così da raggiungere fasce di clientela che finora non hanno potuto beneficiarne. Il tutto facendo “convivere” sia strumenti indicizzati che fondi gestiti attivamente.
A differenza dei competitor, non è dunque un robot a gestire i portafogli ma un team qualificato di esperti con al timone veterani dell’industria italiana dell’asset management. Come il fondatore e a.d. Mario Bortoli, ex capo delle gestioni multimanager di Fideuram SGR e, prima ancora, direttore generale e CIO di Eurizon Alternative Investments. E come Stefano Rossi, in precedenza AD di Edmond de Rothschild, oggi partner e responsabile di Euclidea Wealth Management, la divisione di digital wealth management che Euclidea SIM ha da poco lanciato e che comprende una rete di consulenti patrimoniali “digitali”.
In conversazione con FocusRisparmio, Rossi illustra il mix di gestione e advisory con cui la società intende dare risposta all’esigenza di consulenza a una nuova generazione di risparmiatori.
Da cosa nasce la scelta di inserire nei vostri portafogli investimenti basati sia su ETF che su fondi attivi? Sulla base di quali valutazioni viene fatta, di volta in volta, la scelta di investire in un tipo di prodotto piuttosto che in un altro? Quali sono gli obiettivi finali in termini di rendimento e costi per il cliente finale? Una delle nostre caratteristiche principali è l’assoluta indipendenza che ci consente di optare per soluzioni di investimento esclusive, nel totale interesse del cliente. La tecnologia proprietaria ci permette di selezionare i migliori fondi in classe istituzionale e ETF all’interno dell’universo prodotti disponibile (circa 110mila strumenti); di cogliere le migliori opportunità che il mercato offre attraverso l’ausilio di una gestione attiva, per noi elemento fondamentale; di analizzare qualsiasi portafoglio del cliente in un’ottica di MiFID II, mettendo bene in evidenza costi e qualità degli strumenti utilizzati.
Cosa intendete per “Digital Wealth Management”? Avete spiegato che vi avvarrete di professionisti che vogliono sposare un modello operativo “diverso e innovativo”. Quali sono i punti distintivi del modello di business e quali gli obiettivi di medio-lungo termine? Abbiamo deciso di lanciare Euclidea Wealth Management per rispondere alle esigenze di una fascia di mercato che, pur riconoscendo il valore dell’offerta via web, sentiva l’esigenza di poter contare su un consulente esperto in grado di guidare il cliente nelle scelte di investimento. In Euclidea siamo fortemente convinti che il futuro del risparmio gestito sia proprio questo: soluzioni di qualità ritagliate sulle specifiche esigenze del cliente, con costi e commissioni favorevoli, inferiori rispetto alla media di mercato. Il tutto perfezionato dall’ausilio della tecnologia e in un’ottica di massima trasparenza.
A quale clientela si rivolge il vostro servizio, come unite l’apporto tecnologico innovativo con la centralità del fattore umano che è tuttora il fulcro del private banking, come dimostra la crescente diffusione dei family office? Ci rivolgiamo a una clientela caratterizzata da persone dinamiche che apprezzano competenza, professionalità e trasparenza e sono aperte a soluzioni innovative. I nostri clienti sono consapevoli che il benessere futuro dipenderà anche da come oggi vengono investiti i risparmi. Per questo motivo sono disponibili a differenziare i propri investimenti testando nuove soluzioni di cui apprezzano anche il risparmio economico.
Il fintech ha sempre più peso all’interno del processo di consulenza e nel mondo del risparmio gestito. Quali sono le nuove prospettive, visto anche che una nuova generazione si affaccia al mondo del risparmio e avrà bisogno di prodotti di investimento? La tecnologia potrà avvicinare anche questa clientela di tipo prospect? Crediamo fortemente che il futuro del settore passi dal connubio tra competenze nella gestione e la più avanzata tecnologia disponibile sul mercato. Proprio come succede in Euclidea, dove non è solo un algoritmo a gestire i portafogli, ma un team di professionisti esperti nella gestione. Il giusto mix tra le due componenti ci permette di offrire un servizio di qualità, fortemente orientato sulle esigenze del cliente, e a costi ridotti dovuti sia all’ottimizzazione del processo di asset allocation che di fund selection. Per andare incontro a una nuova generazione di investitori – evoluti, informati e fortemente digitalizzati – sarà fondamentale offrire un servizio modulabile, o totalmente digitale o con un consulente, su misura, aperto a tutti e fondato sulla trasparenza.
“Il Mercoledì della Consulenza” è la rubrica di FocusRisparmio.com che ogni settimana dà voce ai protagonisti del mondo della consulenza finanziaria per fare il punto sulle strategie di sviluppo, sulle principali novità e sull’andamento del settore.
Alessandro Marchesin, direttore commerciale e capo della rete private dell’istituto di Biella, espone i driver del processo tecnologico che conduce al private banker 4.0. “Ma il ruolo nella relazione diretta con il cliente rimarrà centrale”, assicura.
Accompagnare gli advisor verso lo sviluppo di competenze che vadano oltre l’ambito finanziario, comprendendo la protezione, la previdenza, il passaggio generazionale e la gestione del patrimonio immobiliare, è la chiave per garantire lo sviluppo della professione e il rafforzamento della relazione con i clienti.
L’a.d. della banca privata di Banco Bpm riflette sull’inarrestabile ascesa della consulenza integrata relativa al patrimonio complessivo della clientela, e alle sue strette interrelazioni con le dinamiche familiari e delle attività imprenditoriali o professionali.
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