Debito societario, come orientarsi tra rischi e opportunità
Secondo Noyard (Candriam), non è esatto parlare dei bolla del mercato del credito. Ma la selettività è indispensabile e deve includere un rigoroso approccio Esg
2.30 min
Rendimenti a zero e venti di guerra in medio oriente favoriscono il mercato del reddito fisso. Il primo elemento acuisce la voglia di funding degli emittenti, sia corporate sia governativi, mentre il secondo condiziona la propensione al rischio degli investitori a favore di asset meno volatili e quindi più sicuri.
A sostenere i prezzi dei bond, poi, c’è la consapevolezza che le banche centrali nel 2020 manterranno un atteggiamento prudente e quindi rimarranno l’acquirente di ultima istanza, sostenendo il mercato del reddito fisso. Da novembre, infatti, la Bce ha riavviato dopo 9 mesi di pausa il programma di acquisto di titoli obbligazionari, il quantitative easing, per 20 miliardi di euro al mese.
Prova ne è l’andamento del fixed income nell’ultimo decennio: secondo un report di Bank of America Merrill Lynch titolato “The decade of fixed income”, il reddito fisso è stato il vincitore dell’ultimo decennio: “Più di 500 miliardi di dollari cumulati sono confluiti in fondi a reddito fisso in Europa dal 2010, con la metà destinata a fondi specializzati sui titoli di alta qualità”.
Ora però il perdurare di uno scenario di tassi zero ha creato un contesto dove è sempre più difficile portare a casa rendimenti. C’è chi sostiene che la mancanza di rendimento finirà per spingere gli investitori a cercare ritorni negli strumenti a rendimento più elevato; “il credito ad alto rendimento, il debito dei mercati emergenti e le azioni sono destinati a beneficiare di questa ricerca di ritorno”, sostengono gli esperti di BofA Merrill Lynch. Ma a questo elenco dovrebbe aggiungersi anche l’Italia, ecco perché.
Scott Mather, responsabile della gestione dei portafogli Usa di Pimco, in un’intervista al Sole 24 Ore non ha esitato a definire l’Italia “uno dei posti migliori dove andare se si cercano rendimenti”, preannunciando che nel 2020 gli investitori internazionali torneranno a comprare titoli di Stato italiani. Per Mather, ” l’Italia ha meno problemi rispetto al passato. Ha un avanzo primario e un surplus delle partite correnti, per di più la Bce ha riavviato il Qe”.
In questo quadro, la corsa al funding con i tassi di interesse ancora bassi è la maggior evidenza emersa in queste prime sedute dell’anno. Una tendenza che conferma quanto visto nel 2019, anno in cui le imprese italiane hanno collocato obbligazioni per 27,4 miliardi di euro, +79% rispetto allo scorso anno.
Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, ieri in serata, il Tesoro ha fatto sapere che nell’asta del 10 gennaio prossimo saranno offerti 7 miliardi in Bot con scadenza annuale. Da ricordare che ieri c’è stato il ‘roll’ del decennale italiano passato dall’agosto 2029 all’aprile 2030.
Molto vivace anche il mercato dei corporate bond: tra i finanziari si sono messi in fila ABN Ambro Bank, la tedesca KfW e la banca francese BPCE, insieme al gigante del food General Mills. Tra gli emittenti italiani UniCredit ha dato mandato a Danske Bank, Helaba, ING, LBBW per l’emissione di un covered bond di tipo Pfanbrief con scadenza 12 anni.
L’abbondanza di domanda di obbligazioni ne ha mantenuto i rendimenti vicinissimi – se non sotto – allo zero: l’anno scorso i titoli scambiati a tassi negativi hanno toccato la cifra record di 17mila miliardi. Nel corso del 2019, sul mercato dei corporate bond in euro sono stati collocati 434 miliardi di euro (+33% rispetto al 2018) di cui 27,4 miliardi di euro emessi da società italiane (+79%), un trend che potrebbe essere confermato anche il prossimo quando sul mercato italiano dei corporate scadranno obbligazioni per 10,6 miliardi di euro e 9,7 miliardi nel 2021.