Secondo Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, i Pir alternativi possono far ripartire l’economia prostrata da Covid-19 e gli Eltif sono il veicolo ideale per farli partire con slancio
Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita
.La proposta di Assogestioni di lanciare sul mercato i Pir alternativi riscuote immediatamente il plauso degli operatori. “A nostro avviso le proposte vanno nella direzione di sostenere l`economia reale e far affluire capitali a categorie di aziende il cui accesso al mercato è più difficile, in una fase di forte pressione creata dall`emergenza Covid-19, che impatta maggiormente le Pmi rispetto alle grandi aziende”, spiega Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita.
Il progetto è quello di creare dei prodotti alternativi di tipo chiuso che si affianchino agli attuali Pir, ma con soglie di investimento più elevate e differenti vincoli di investimento, e con gli stessi incentivi fiscali dei Pir aperti (esenzione fiscale per le somme investite).
Il Pir alternativo è specializzato in Pmi ma, a differenza del Pir ordinario, si rivolge a un target di clientela con elevate disponibilità finanziarie che deve essere in grado di sostenere un margine di rischio alto e di rispettare i tempi lunghi propri di un investimento illiquido.
L`idea è di proporre un Pir alternativo di tipo chiuso con una soglia d`investimento di almeno 150mila euro annui fino a un massimo di 1,5 milioni in 5 anni o anche oltre (rispetto ai 30mila euro annui e 150mila euro annui in 5 anni per i Pir ordinari).
Il contenitore del Pir alternativo può assumere qualunque forma, ma considerato l’oggetto di investimento tipicamente illiquido, meglio si prestano ad essere utilizzati tramite l`utilizzo di veicoli di investimento come gli Eltif, i fondi di private equity e quelli di debito privato.
“Le proposte sono complementari rispetto ai Pir ordinari, quindi vanno nella giusta direzione” prosegue l’esperto, che spiega di trovare negli Eltif il veicolo di elezione per far viaggiare in prima classe i Pir alternativi. Anche alla luce del fatto che, stando a indiscrezioni di stampa raccolte dall’agenzia MF Dow Jones, la detassazione per gli Eltif potrebbe confluire nel decreto Cura Italia bis. Condizione per la detassazione è l’investimento esclusivo in Pmi italiane non quotate o con una market cap massima di 500 milioni e un patrimonio non superiore ai 200 milioni.
“A nostro avviso gli Eltif sono lo strumento ideale per promuovere l’investimento in piccole e medie imprese per una serie di ragioni: sono fondi chiusi potenzialmente collocabili anche agli investitori retail; la natura di fondi chiusi garantisce agli Eltif il tempo necessario per investire e liquidare gli investimenti su un periodo di diversi anni; lascia flessibilità al gestore di lanciare un fondo focalizzato sull’equity, sul debito o altre asset class”, conclude De Bellis.
Affiancare ai Pir tradizionali un prodotto per favorire la crescita delle Pmi radicate nel territorio, sia attraverso l’investimento in strumenti finanziari non quotati sia tramite la concessione di prestiti e l’acquisizione di crediti
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