Aim Italia, trait d’union fra mercati pubblici e privati per il rilancio dei Pir
Assogestioni aggiorna l’Osservatorio Pir: enfasi sulle sinergie fra i prodotti tradizionali e Aim Italia
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Altro che Covid: il mercato Aim Italia scoppia di salute e si prepara a chiudere un 2021 in netta crescita da tuti i punti di vista, forte di 35 Ipo nel corso dei 12 mesi. È quanto emerge dal consueto Osservatorio IR Top Consulting, stando al quale il listino tricolore dedicato alle Pmi quest’anno crescerà del 57% in termini di capitalizzazione e del 25% per numero di società target, rispetto a fine 2020, grazie appunto ai nuovi debutti. Un trend positivo destinato a continuare, tanto che per il 2024 la capitalizzazione dell’intero mercato potrebbe raggiungere i 17,6 miliardi di euro con circa 300 aziende quotate.
Per quanto riguarda lo scorso anno, il listino si è dimostrato particolarmente resiliente. Il giro d’affari complessivo è stato infatti pari a 4,9 miliardi di euro, contro i 4,98 miliardi del 2019, quando la pandemia non esisteva, mentre le società quotate hanno reagito positivamente alla crisi sanitaria registrando un incremento medio dei ricavi del +3% rispetto al 2019, di cui il 32% realizzato all’estero. La crescita dei ricavi ha interessato il 48% delle quotate e nell’11% dei casi è stato rilevato un tasso di crescita superiore al 50%. Da segnalare anche che in cinque anni, il listino ha visto quintuplicare il controvalore medio giornaliero, dai 24 mila euro del 2016 ai 127 mila di luglio 2021, e salire del 42% i giorni con scambi.
“Le società Aim hanno reagito positivamente agli effetti dell’emergenza sanitaria segnando una crescita media di fatturato 2020 pari a +3% con i settori telecomunicazioni (+42%), chimica (+19%), tecnologia (+14%) ed healthcare (+5%) che hanno sovraperformato il mercato – spiega Anna Lambiase, ceo & founder di IR Top Consulting – I ricavi medi delle aziende quotate su Aim Italia ammontano a 35,7 milioni di euro con un Ebitda medio pari a 4,8 milioni di euro. Il mercato Aim Italia conferma il suo ruolo centrale nel favorire lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle Pmi; le società impiegano nel 2020 circa 19.600 dipendenti, con una crescita, in media, pari al +23% rispetto allo stesso perimetro dell’anno precedente”.
Secondo le previsioni dell’Osservatorio di IR Top Consulting, il 2021 sarà un anno d’oro per il mercato Aim, che dovrebbe crescere del 57% a 9,2 miliardi in termini di capitalizzazione e del +25% in termini di numero di società target (pari a 173), rispetto a fine 2020, per effetto delle nuove quotazioni dell’anno stimate pari a 35.
E il trend è destinato a proseguire. Nel 2024 la capitalizzazione dell’intero mercato potrebbe infatti raggiungere i 17,6 miliardi di euro con circa 300 aziende quotate e un Cagr 2020-24 sulle società del +22% e un Cagr 2020-24 sulla capitalizzazione del +32%. I settori stimati maggiormente in crescita in termini di numero di collocamenti sono: l’immobiliare, la tecnologia e l’healthcare.
Nei primi sei mesi del 2021 l’Aim Italia ha registrato 13 nuove quotazioni, di cui due sul segmento professionale e una Spac, in netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 quando erano state registrate tre matricole. Il trend positivo si conferma anche confrontando il dato 2021 con il relativo periodo del 2019, pre Covid, quando le ammissioni erano state 11. I collocamenti del 2021 si sono realizzati principalmente nei mesi di maggio e giugno, contando 7 nuove società, e si sono concentrati su quattro settori: la tecnologia è al primo posto con 5 Ipo (38%), seguono servizi (3, il 23%), finanza (3, il 23%), energia ed energie rinnovabili (2, il 15%). Relativamente alla distribuzione territoriale, il 54% delle Ipo 2021 proviene dalla Lombardia, il 23% dal Lazio, il 15% dal Veneto e l’8% dall’Emilia-Romagna. Il 38% delle nuove quotate è costituito da pmi innovative (5 società).
I 13 listing del I semestre 2021 hanno raccolto complessivamente 316 milioni di euro, di cui 96 milioni derivanti da società e 220 milioni di euro da Spac (pari al 70% sul totale della raccolta 2021), in crescita rispetto alla raccolta totale dell’intero 2020 (136 milioni di euro). Il dato risulta positivo se confrontato con il primo semestre 2020 che registrava capitali raccolti pari a 30 milioni di euro e con il primo semestre 2019, con una raccolta pari a circa 74 milioni di euro. La capitalizzazione totale in Ipo delle 13 matricole è pari a 670 milioni di euro (37,5 milioni in media al netto Spac), post quotazione la market cap è salita a 825 milioni di euro, pari al 10% del mercato Aim. Il flottante medio in Ipo è invece pari al 22% (al netto di Spac). Dalla data di quotazione al 9 luglio 2021, le 13 quotate hanno registrato una performance positiva con un rendimento in media pari al +44%.
Nell’azionariato delle società Aim Italia sono presenti 107 investitori istituzionali, di cui 18 italiani (17%) e 89 esteri (83%). L’investimento complessivo è pari a 686 milioni di euro, che corrisponde a circa il 9% della capitalizzazione del mercato. Gli italiani detengono un investimento pari a 280 milioni di euro (41% del totale), gli esteri 406 milioni, il 59%.
Il numero complessivo delle partecipazioni detenute è pari a 769, che corrisponde a una media di 7,2 partecipazioni per investitore. Il valore mediano della singola partecipazione è pari a 0,27 milioni di euro. Il 25% delle partecipazioni è detenuto in società con capitalizzazione compresa tra 31-60 milioni e il 23% è detenuto in società con capitalizzazione compresa tra 0-30 milioni. L’analisi degli investitori per Parent Company mostra che i primi tre sono First Capital con 64,5 milioni investiti, Azimut Holding con 63,8 milioni e Banca Mediolanum con 59,9 milioni.
In miglioramento i principali parametri “standard” di corporate governance. Relativamente alla composizione del consiglio di amministrazione il numero medio di amministratori si mantiene stabile ed è pari a 6. Il 67% dei cda presenta al proprio interno 1 amministratore indipendente. Nel 25% dei board sono presenti 2 amministratori indipendenti, nell’8% un numero di indipendenti pari o superiore a 3. Aumenta, inoltre, la “board diversity” con il 65% delle quotate con almeno una donna nel cda (61% nel 2020) e migliorano i meccanismi di tutela delle minoranze attraverso il voto di lista, con l’89% delle società che lo adottano per la nomina del cda (83% nel 2020).
Dal punto di vista dell’analyst coverage, l’81% delle società presenta copertura, mentre il 19% non ha alcun studio di coverage, contro il 74% del 2020. Emerge poi anche un incremento della percentuale delle quotate con almeno due coperture da parte di analisti.
Infine, quanto all’informativa non finanziaria Esg, sono 18 le quotate, pari a circa il 13% del mercato Aim, ad aver pubblicato il report/bilancio di sostenibilità nel 2021 relativamente all’anno fiscale 2020, contro il 9% del 2020. Dodici hanno pubblicato per la prima volta il documento nel 2021, mentre 6 avevano già pubblicato l’informativa extrafinanziaria nel 2020.
Per le 18 con reporting Esg, l’Osservatorio ha aggiornato l’analisi sulla compliance sui temi materiali rendicontati rispetto alla Materiality Map® del Sasb. I temi di materialità sono stati esaminati rispetto agli standard settoriali definiti dall’organizzazione (11 macrosettori, 77 macromercati) e sono stati attribuiti i ranking di sostenibilità per ciascuna società in base al settore di appartenenza per le 26 variabili Esg di Sasb. Ebbene, il listino mostra una buona compliance dei temi materiali rispetto alla matrice di materialità con un ranking medio pari al 48,20%, in crescita rispetto allo scorso anno (41,69%). Il macromercato più conforme alla Sasb Materiality Map® è la sanità che ha ottenuto un ranking medio del 61,76%, seguito dal macromercato della trasformazione delle risorse (58,33%) e dai beni di consumo (54,90%).
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