Novelli (Lemanik): “Dollaro al capolinea, puntiamo sugli emergenti”
Il gestore ha posizioni short sull'equity Usa e punta soprattutto sull'Asia, destinata a convergere con la Cina, e ha posizioni lunghe sull'oro. Ripresa a V? Un miraggio
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L’euro si invola contro il dollaro, supera quota 1,17 e si porta sui massimi da due anni. Rispetto al picco dello scorso marzo, a 1,146, la moneta unica ha guadagnato il 2,5% (+4,7% da inizio anno) e ora sembrano esserci tutti i presupporti tecnici per raggiungere prima 1,20 (top dell’1 settembre 2017) e poi il record di febbraio 2018 a 1,255. Diverse le ragioni che hanno contribuito all’apprezzamento dell’euro: tra queste, il brusco calo del rendimento del Treasury americano, con la scadenza a 10 anni che è scivolata fino allo 0,585% (era all’1,88% a inizio anno). Ogni correlazione tra dollaro e mercato azionario sembra essere saltata, con il biglietto verde che perde terreno sia nelle fasi di rialzo sia in quelle di ribasso. Nel breve, dunque, la debolezza sembra destinata a proseguire; ma raggiunta l’area 1,20-1,25 il dollaro dovrebbe riprendere il movimento rialzista in atto dal 2008.
“È interessante notare la debolezza della valuta americana sia contro i beni percepiti come più rischiosi sia rispetto alle valute rifugio – commenta Riccardo Evangelista, analista senior di ActivTrades – Questo evidenzia le crescenti preoccupazioni degli investitori su una ripresa dell’economia americana. Alcuni degli Stati più colpiti dal coronavirus negli Stati Uniti hanno pubblicato un numero record di decessi causati da Covid-19. Nel frattempo, l’incertezza politica incombe sul Senato americano: i parlamentari sono divisi sulla dimensione e sulla struttura di un nuovo pacchetto di aiuti (stimato in 1 trilione di dollari, ndr), che potrebbe portare a ritardi nel suo impiego. Tutti gli occhi sono ora puntati sulla Fed, che concluderà l’incontro di luglio nella serata di oggi. La maggior parte degli osservatori si aspetta il mantenimento della posizione accomodante che ha caratterizzato la banca centrale americana negli ultimi mesi. In questo scenario ci potrebbe essere un ulteriore rischio al ribasso per il dollaro Usa”, avverte.
Euro valuta di riserva
A partire dal 2021, l’Unione europea, attraverso la Commissione europea, inizierà ad emettere obbligazioni Euro Recovery Fund con scadenze comprese tra 3 e 30 anni. “In sostanza – spiega Peter De Coensel, Cio Fixed Income di DpAm – vedremo la nascita di un mercato obbligazionario liquido dell’Unione europea, ad alto merito creditizio (AAA) e in diretta concorrenza con il mercato delle obbligazioni del tesoro statunitense. Solo poco tempo fa, veniva messa in dubbio la stessa possibilità di sopravvivenza della moneta unica europea. Ora questa evenienza è stata definitivamente sconfessata. Il futuro dell’euro appare più roseo e il mercato sta prezzando questo upgrade a status di valuta di riserva”.
Dopo la decisione della UE, l’euro si è apprezzato sia contro le valute dei mercati sviluppati sia nei confronti delle monete dei mercati emergenti. Allo stesso tempo, il continuo aumento delle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina sta isolando gli Stati Uniti. “Il dollaro statunitense è stata la valuta di riserva dominante per gran parte del XX e l’inizio del XXI secolo – argomenta De Coensel – Il consensus degli analisti, realisticamente, ritiene che la Cina diventi la prima economia mondiale nell’attuale decennio, sorpassando gli Stati Uniti. In periodi così lunghi è difficile posizionare i portafogli, ma il dollaro Usa contro un euro valuta di riserva nei bilanci potrebbe dover trovare un nuovo equilibrio”.
L’Unione Europea e l’Eurozona hanno superato un ostacolo storico nell’ultima settimana. La nascita di un titolo obbligazionario sicuro ed europeo è ora una realtà e gli investitori dovrebbero cogliere questo momento. “Oggi l’Europa è in prima linea a livello globale in termini di solidarietà, democrazia e speranza in un futuro migliore”, conclude De Coensel.