Lagarde conferma la fine dell’App nel terzo trimestre e il primo rialzo dei tassi “qualche tempo dopo”. “Flessibilità cruciale, da uno stop al gas russo forte impatto sull’Eurozona”. I commenti dei gestori
Nessuna accelerazione sul programma di normalizzazione monetaria, che resta invariato, e ancora una linea equilibrista, in vigile sorveglianza di ulteriori segnali che possano richiedere una svolta in un senso o nell’altro. La Bce non cambia passo e sostanzialmente conferma al termine del meeting pre-pasquale quanto già annunciato lo scorso marzo: il programma di acquisti sul mercato dovrebbe concludersi nel terzo trimestre e il primo rialzo del costo del denaro avverrà “qualche tempo dopo”.
Nel frattempo, mentre la Fed sembra pronta ad aumentare i tassi di 50 punti base vista l’inflazione di marzo all’8,5%, come atteso i tassi di interesse dell’Eurozona restano invariati (il principale a zero, quello sui depositi a -0,50% e quello sui prestiti marginali a 0,25%). “Qualsiasi modifica del costo del denaro avverrà qualche tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività nel quadro dell’App e sarà graduale”, si legge nel comunicato del board.
Christine Lagarde
Dal canto suo Christine Lagarde, nella consueta conferenza stampa (questa volta da remoto perché la presidente è positiva al Covid), è tornata a ribadire che le decisioni di politica monetaria dipenderanno dai dati economici e dall’evolversi della situazione e che Francoforte “manterrà opzioni, gradualità, e flessibilità”. “Siamo decisamente in un processo di normalizzazione della politica monetaria e siamo pronti ad agire rapidamente se occorre, lo abbiamo fatto due anni fa, possiamo farlo ancora”, ha evidenziato la presidente della Bce, che invece non ha risposto alle domande su un suo trasloco in un eventuale nuovo governo Macron che la vorrebbe come premier.
Di fronte a qualsiasi rialzo degli spread il principio che l’Eurotower applicherà è quello della flessibilità degli acquisti di bond, ha evidenziatoLagarde riferendosi all’ipotesi di aumenti degli spread che ostacolassero la trasmissione della politica monetaria. La Bce è pronta a “creare qualsiasi strumenti aggiuntivo sia necessario per avere la flessiblità che crediamo ci serva”, ha aggiunto.
La numero uno dell’Eurotower si è anche soffermata sulle possibili ripercussioni della guerra Russia-Ucraina, chiarendo che il conflitto avrà certamente un impatto sulla crescita. Impatto che potrebbe essere ancora più forte in caso di sanzioni verso l’export energetico di Mosca. Un “boicottaggio economico” completo, con lo stop improvviso alle importazioni di energia dalla Russia avrebbe un impatto economico molto forte sull’Area euro, ha avvertito Lagarde.
Quanto al nemico numero uno, l’inflazione, Lagarde è tornata a ripetere che i prezzi dell’energia resteranno alti nel breve ma che poi ci sarà una qualche moderazione. “I rischi al rialzo per le prospettive d’inflazione si stanno intensificando, specie nel breve termine”, ha detto, spiegando che la principale causa dell’inflazione, che ha raggiunto il 7,5% a marzo nell’Eurozona, sono i rincari energetici con prezzi dell’energia superiori del 45% ai livelli di un anno fa.
I commenti dei gestori
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig Italia, l’Eurotower si è rivelato lievemente più accomodante del previsto, senza particolari sorprese. “Il mercato, dopo il precedente meeting dove i falchi avevano dominato, si aspettava qualche commento più focalizzato sul forte impegno della Bce a ridurre l’inflazione – spiega l’esperto -. Molti addetti ai lavori si aspettavano anche una forte apertura a un possibile rialzo dei tassi di interesse nel mese di luglio. Lo scenario più probabile, a nostro avviso, rimane quello di un rialzo del costo del denaro a fine terzo trimestre o inizio quarto (meeting di settembre o ottobre)”.
Secondo Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International, l’Eurotower si trova di fronte a un duro compromesso politico: sta infatti affrontando un difficile trade-off che è molto più complesso di quello affrontato da altre banche centrali dei Paesi sviluppati. “Da un lato – argomenta -, è chiaro che l’attuale posizione politica in Europa, con i tassi d’interesse ancora negativi e il bilancio in crescita, è troppo debole per l’alto livello d’inflazione. D’altra parte, tuttavia, l’area euro sta affrontando un enorme shock alla crescita, guidato contemporaneamente sia dalla guerra in Ucraina, sia dall’attività cinese colpita dalla politica zero-Covid. I dati relativi al trading ad alta frequenza segnalano già un forte colpo all’attività dell’area euro nel periodo marzo-aprile, con indicatori relativi ai consumi preoccupantemente deboli”.
La Stupnytska precisa che la recessione in Europa era già il loro ‘caso base’, ma che entità e durata dipendono in modo cruciale dalla natura di ulteriori sanzioni alla Russia. “Poiché un embargo completo sull’energia sta diventando sempre più probabile, lo è anche lo scenario di recessione peggiore. Riteniamo che man mano che lo shock della crescita diventerà più evidente nei dati nelle prossime settimane, l’attenzione della Bce si sposterà probabilmente dall’elevata inflazione verso il tentativo di limitare le difficoltà economiche e di mercato, mentre le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina si espandono all’interno del sistema. Non ci aspettiamo che la Bce aumenti i tassi fino al quarto trimestre di quest’anno o all’inizio del 2023”, conclude.
“La retorica continua a essere decisamente restrittiva, con la reiterazione della fine del Qe nel terzo trimestre del 2022”, commenta Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, secondo cui anche in Europa la forward guidance continua a mirare al controllo delle aspettative di inflazione piuttosto che a fornire rassicurazioni sul supporto alla crescita economica.
“Non sappiamo quanto tale risolutezza possa protrarsi nel tempo, specialmente in un contesto di inflazione guidata dai prezzi delle materie prime più che dalla domanda aggregata e in cui la politica fiscale sarà chiamata a supportare famiglie e imprese – avverte Morra -. In tale contesto, il premio al rischio dell’azionario europeo, sembra giustificare solo parzialmente l’effetto sugli utili aziendali di restrizione monetaria, rischi di recessione e inflazione”.
Quanto all’obbligazionario, per il portfolio manager sebbene l’Europa periferica cominci a offrire rendimenti a scadenza interessanti (con il decennale italiano che ha superato il 2.3%), con la riduzione del Qe alle porte e un probabile rallentamento dell’economia, gli spread potrebbero subire delle pressioni al rialzo. “Per tale ragione riteniamo preferibile continuare a diversificare la componente a reddito fisso, includendo anche obbligazioni potenzialmente meno redditizie, ma più resilienti in periodi di stress”, conclude.
Mentre negli Usa l’inflazione sale all’8,5% e spiana la strada a un aumento dei tassi di 50 pb, nell’Eurozona sale l’attesa per la riunione dell’Eurotower. Per i gestori Lagarde andrà avanti con la normalizzazione
Europa e Usa viaggeranno a velocità diverse nel futuro. Monica Defend (Amundi) e Matteo Germano (Amundi) analizzano il contesto globale geopolitico e finanziario per capire come muoversi e cosa succederà da una parte e l'altra dell'Atlantico
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