Aipb-Censis: “Clienti private, oltre uno su tre investirebbe in infrastrutture”
Oltre 850 miliardi di euro di risparmi affidati al private banking. E per la maggior parte degli italiani è fuga dai Bot e amore per il contante. Il Rapporto Aipb-Censis
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Il private banking piace sempre di più e chiude il 2019 con una crescita a doppia cifra: a livello di masse l’industria private ha raggiunto 884 miliardi di euro in gestione, registrando una crescita più ampia e veloce rispetto agli altri operatori del sistema (+11% vs +4,1% degli altri canali) e mostrando che, con una gestione personalizzata e dinamica dei patrimoni, ha saputo attrarre nuovi clienti (+4% di raccolta netta) e offrire redditività ai portafogli (+ 7% di rivalutazione).
Sulla base di questi risultati, l’Associazione italiana private banking (Aipb) presieduta da Paolo Langè ha lanciato una serie di proposte al governo per sostenere l’economia in crisi. Idee che partono da un assunto, cioè che il private banking gestisce quasi un terzo delle attività finanziarie investibili delle famiglie italiane: secondo i dati ufficiali, presentati giovedì 30 aprile, si tratta del 28% delle attività finanziarie investibili delle famiglie italiane.
“Superata l’emergenza liquidità – quindi – il contributo del risparmio privato sarà necessario per finanziare progetti di crescita e ristrutturazione industriali, ma anche il crescente fabbisogno pubblico”, ha sottolineato Antonella Massari, segretario generale di Aipb.
“Come evidenziato di recente da esperti banchieri ed economisti, esiste spazio nell’impiego del risparmio delle famiglie per una maggiore quota di titoli di Stato italiani, in presenza di sgravi fiscali e destinazione economica, che ne favoriscano il collocamento.
I portafogli delle famiglie private”, prosegue Massari, “possono offrire spazi importanti per nuove emissioni della Repubblica Italiana di lungo periodo (25/30 anni) consentendo il trasferimento alle generazioni future non solo di un debito pubblico imponente, ma anche di una parte di crediti, a memoria del contributo dato alla rinascita economica”.
Per esempio, nello scenario atteso di emissioni di titoli pubblici a tassi contenuti e con basso rischio grazie agli acquisti garantiti dalla Bye, “il collocamento, eventualmente una tantum, di restart bond o generational bond, ossia titoli di Stato Italiani a lunghissimo termine può essere favorito da un regime fiscale con esenzione dell’imposta di bollo, delle imposte su successioni, donazioni, cedole e capital gain a beneficio dei residenti in Italia, vincolato a un determinato periodo di mantenimento”.
Questo anche considerando che, al momento, i portafogli delle famiglie Private hanno un peso dei titoli governativi italiani sul totale inferiore al 5%.
Assieme a un maggiore peso dei titoli pubblici rimane importante rivolgere l’attenzione ad investimenti diretti nell’economia reale con strumenti non quotati sui mercati regolamentati.
“Un impulso a questo sviluppo – precisa Massari – potrebbe venire dalla proposta ipotizzata dalla Commissione Europea di istituire una categoria di investitori semi-professionali che auspichiamo possa comprendere le famiglie che, pur mostrando un approccio all’investimento piuttosto tradizionale e non disponendo necessariamente di competenze finanziarie evolute, hanno elevate disponibilità finanziarie (superiori a 500 mila euro) e obiettivi di ampia diversificazione del proprio portafoglio”.
In terza battuta, il potenziamento di iniziative già sperimentate con successo nell’ambito dei Pir potrebbe costituire la chiave di volta per l’avvicinamento del risparmio degli italiani, in particolare dei clienti Private, all’economia reale.
“La normativa sui cosiddetti Eltif (European Long Term Investment Funds) – aggiunge Massari – potrebbe costituire la base di partenza per lo sviluppo definitivo del finanziamento a medio lungo termine delle aziende del Paese attraverso il contributo diretto degli investitori privati.
Per fare il salto di qualità, però, occorre alzare i limiti di investimento per l’accesso ai benefici fiscali, altrimenti ininfluenti per una clientela di tipo Private. In quest’ambito sarà comunque necessario procedere con cautela, e si rende ancora più evidente la necessità di un’assistenza professionale”.
In quest’ottica, è utile mettere in luce che i consulenti finanziari sono cresciuti del 7% negli ultimi 4 anni. “Fiducia, competenza, ascolto, vicinanza sono aspetti considerati fondamentali” sottolinea Massari, soprattutto ora che abbiamo dinnanzi una serie di incognite.
Nel 2020 l’impatto sulla ricchezza finanziaria delle famiglie benestanti non sarà positivo, secondo Aipb, e l’alta volatilità renderà fondamentale il ruolo del consulente che dovrà contenere il peso della liquidità: è successo anche nelle passate crisi. “Il ruolo della consulenza e della nostra industria Private – prosegue Paolo Langè – potrà essere quello, già esercitato nel passato, di far prevalere scelte dettate da una attenta analisi razionale e non prevalentemente dettate dall’emotività”.