La Bce vede nero: “Male il Pil del quarto trimestre, prospettive cupe”
Nel bollettino mensile, l’allarme per una ripresa dell’Eurozona che perde slancio. E la conferma che l’Eurotower agirà a dicembre. “Inflazione negativa fino al 2021”
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La seconda ondata si fa sentire e travolge come uno tsunami il settore dei servizi in tutta Europa. A quantificare per primi gli effetti di questo autunno di nuove restrizioni sono gli indici Pmi dell’Eurozona, che segnalano una parziale tenuta dell’industria e un tracollo del terziario, mostrando come l’economia dell’area euro sia sulla buona strada per la sua prima recessione a W in quasi un decennio. Accusa ma para il colpo la Germania, mentre va a tappeto la Francia.
Nel dettaglio dei dati, l’indice composito dell’Eurozona preliminare di novembre, elaborato da Ihs Markit, si è attestato a 45,1 punti, in calo rispetto ai 50 (il livello esatto che separa la crescita dalla contrazione) di ottobre e marginalmente sotto le stime del consenso Wsj fissato a 47,1 punti. L’indice preliminare relativo al settore dei servizi è sceso a quota 41,3 punti rispetto ai 46,9 del mese precedente (44 punti il consenso), mentre quello manifatturiero è passato a 53,6 punti dai 54,8 di ottobre (53,8 punti il consenso). Con il calo della domanda, nonostante i tagli dei prezzi e gli arretrati di lavoro, le aziende hanno ridotto l’organico per il nono mese: l’indice di occupazione nei servizi è sceso a 48,1 da 48,5. Quello che misura la produzione, che alimenta il Pmi composito, è sceso a 55,5 da 58,4. Infine, anche la domanda è diminuita – l’indice dei nuovi ordini è sceso a 54,0 da 58,7 – indicando che la tendenza al ribasso potrebbe continuare.
A novembre, “l’economia dell’Eurozona è tornata in forte declino per via dei continui sforzi per reprimere la crescente ondata di infezioni da Covid-19”, spiega Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markit. Gli ultimi dati “mostrano una maggiore probabilità di contrazione del Pil dell’area euro durante il quarto trimestre”, specifica l’esperto, rimarcando come “il settore dei servizi, specialmente le aziende a stretto contatto con la clientela e le strutture ricettive, ha di nuovo subito il colpo più forte, anche se l’indebolimento della domanda ha danneggiato anche il comparto manifatturiero”. Williamson evidenzia anche come “buone notizie arrivano invece dal settore manifatturiero, con le aziende produttrici tedesche che, grazie al nuovo aumento di domanda, stanno continuando a mostrare una particolarmente elevata resilienza”.
E infatti, guardando ai singoli Stati, spicca il Pmi manifatturiero preliminare della Germania che mostra una sostanziale tenuta, essendo passato a 57,9 punti dai 58,2 di ottobre, oltre il consenso fissato a quota 57,2. L’indice preliminare relativo ai servizi tedeschi è invece risultato in flessione, come per gli altri Stati, attestandosi a 46,2 punti dai 49,5 di ottobre (47 punti il consenso).
“Come previsto, l’introduzione di nuove misure di lockdown a novembre per combattere la diffusione del Covid-19 ha avuto un impatto dirompente sull’attività economica tedesca, con i dati sul settore dei servizi che mostrano la peggiore performance da maggio”, afferma Phil Smith, associate director di Ihs Markit. Tuttavia, prosegue l’esperto, “la resistenza mostrata dal settore manifatturiero, che sta beneficiando per le crescenti vendite in Asia, supporta la nostra opinione che qualsiasi flessione nell’ultimo trimestre sarà di gran lunga inferiore rispetto a quella di primavera”. Le notizie positive sullo sviluppo dei vaccini, aggiunge poi Smith, “hanno aiutato a sollevare il morale tra le aziende tedesche, molte delle quali ora sperano in un ritorno alla normalità nei prossimi 12 mesi” e questo “sembra essere stato un fattore di supporto negli ultimi dati sull’occupazione”.
Peggio ha fatto la Francia, il cui indice manifatturiero è risultato pari a 49,1 punti, in calo rispetto ai 51,3 del mese precedente (50,4 punti il consenso Wsj). Ancora più pesante il conto del lockdown per il Pmi servizi, che si è attestato a 38 punti, in deciso calo rispetto ai 46,5 punti di ottobre (39,1 punti il consenso Wsj).
“Un forte calo dell’attività del settore privato nel mese di novembre era quasi inevitabile”, osserva Eliot Kerr, economista di Ihs Markit. Tuttavia, “è alquanto positivo vedere che l’ultima contrazione dell’attività è stata sostanzialmente più lenta rispetto al precedente lockdown”, sottolinea l’economista, secondo cui “questi risultati suggeriscono che alcune imprese francesi sono state in grado di adattare le loro operazioni”. Inoltre, “nonostante le condizioni della domanda si deteriorino bruscamente, il ritmo del taglio di posti di lavoro nel settore privato francese è diminuito”, conclude Kerr.
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