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Dopo un ottobre nero, i mercati respirano con i dati sulla fiducia del manifatturiero di Italia, Francia e Germania. Intanto, l’industria cinese conferma di aver archiviato il Covid
Parte con il segno più il mese di novembre delle Borse europee, che nonostante le pessime notizie dal fronte dei contagi e l’appuntamento elettorale statunitense ormai imminente, ritrovano un po’ di sereno grazie il rialzo oltre le stime degli indici Pmi sulla fiducia dei manager del settore manifatturiero in Italia e nel resto d’Europa.
L’Eurozona ci prova
Il Pmi dell’Eurozona definitivo di ottobre, elaborato da Ihs Markit, è infatti salito ai massimi da luglio 2018 segnando un rialzo a 54,8 punti da 53,7 di settembre, in linea con la stima preliminare e le previsioni di consenso a 54,4 punti. Un risultato che conferma la fase di espansione sopra quota 50, che rappresenta la soglia di demarcazione tra crescita e contrazione del ciclo economico.
Record anche per l’Italia, dove la fiducia dei responsabili degli acquisti delle imprese è aumentata a 53,8 punti in ottobre, dai 53,2 punti di settembre, al di sopra del consenso Wsj a 53,5 punti: si tratta del livello più alto da marzo 2018. L’indicatore, rilevato da Ihs Markit, segnala inoltre crescita per il quarto mese di fila posizionandosi sopra quota 50. In Germania l’indice Pmi conferma la decisa ripresa passando a 58,2 punti da 56,4 di settembre, mentre in Francia è rimasto sostanzialmente stabile a ottobre a 51,3 punti rispetto a 51,2 di settembre, ma al di sopra dei 51 punti del preliminare e del consenso.
Per Chris Williamson, chief business economist presso IHS Markit, il settore manifatturiero dell’Eurozona ha registrato un’espansione “esplosiva ad ottobre, con tassi di crescita della produzione e dei nuovi ordini raramente superati durante gli ultimi venti anni”. Tuttavia, avverte l’esperto, “i dati dell’industria sono di buon auspicio, ma l’espansione è disomogenea in modo allarmante”. A livello nazionale, infatti, “la Germania ancora una volta è stata la nazione che di gran lunga ha riportato i risultati migliori dell’area” e Italia, Spagna e Austria “hanno inoltre riportato incoraggianti miglioramenti, anche se Francia, Irlanda e Paesi Bassi “hanno riportato solo crescite modeste e la Grecia è ritornata in contrazione”.
Nonostante l’aumento del Pmi manifatturiero dell’Eurozona, “i nuovi ordini di beni di consumo di ottobre hanno raggiunto una fase di quasi stallo”, mette inoltre in guardia Williamson. Le esportazioni di questo sottosettore “hanno persino mostrato una nuova contrazione, provocata dall’aumento del tasso di infezione del Covid-19 che ha indebolito il mercato del lavoro e l’ottimismo dei consumatori”. La rinnovata debolezza delle aziende a diretto contatto con i consumatori “ci ricorda che, se il settore manifatturiero sta nel suo insieme facendo bene, la sostenibilità di questa ripresa dipenderà dal ritorno alla normalità del comportamento dei clienti e dal rafforzamento del mercato del lavoro”, aggiunge l’economista di Ihs Markit. “Considerando la seconda ondata di contagi, questo scenario appare ancora lontano”, conclude Williamson.
La Cina ingrana la quinta
Chi il Covid l’ha definitivamente archiviato è invece la Cina, dove i dati sull’andamento dell’industria sono stati più forti del previsto. L’indice Caixin sulle aspettative dei direttori acquisti delle aziende manifatturiere è salito infatti per il sesto mese consecutivo, arrivando sui massimi degli ultimi nove anni a 53,6 punti, contro stime a 53 punti. Gli investimenti nel settore trasporti sono aumentati del 9,8% nei primi nove mesi del 2020 e nel solo terzo trimestre sono aumentati del 15,5% rispetto all’anno precedente.
Ottobre rosso (ma non per tutti)
Grazie a questi dati l’indice CSI 300 della borsa di Shanghai-Shenzhen chiude in rialzo la prima seduta di novembre, dopo aver portato a termine il mese precedente con un guadagno complessivo intorno al +4,0%, tra le performance migliori al mondo. Nello stesso periodo, l’indice Eurostoxx 50 è crollato in ribasso dell’8% sotto i colpi della pandemia, a causa della risalita della curva dei contagi e del conseguente avvio di nuovi lockdown, seppure parziali, che hanno fatto ripiombare gli investitori nell’incertezza.
Da inizio anno la borsa cinese è salita del +15,50%, ampliando il distacco nei confronti degli altri principali listini mondiali, con l’Eurostoxx 50 che ha invece messo a segno un terrificante -21%.
Non va certo meglio al di là dell’Oceano dove a pesare, più che altrove, c’è anche l’incertezza riguardo alle elezioni presidenziali. Venerdì l’S&P500 ha ceduto l’1,2%, il Nasdaq il 2,4% ed il Dow Jones lo 0,6%. Male anche il Russell 2000 (-1,8%), mentre il Vix è avanzato di un punto percentuale a quota 38 dopo un massimo intraday a 41. Il bilancio della settimana è stato ben più pesante con l’S&P500 in calo del 5,6%, la peggior discesa da metà marzo e la peggiore di sempre per una settimana pre-elettorale. Nel mese, l’arretramento si è limitato, tuttavia, ad un più modesto -2,8%. Il Nasdaq ha lasciato sul terreno il 5,5% ed il -2,3% ad ottobre.
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