Fase 2, il Risparmio Gestito risponde all’appello. Corcos: “Pir Alternativi per sostenere le Pmi”
Il presidente di Assogestioni lancia la sua proposta per aiutare le imprese italiane a ripartire: “Si possono mobilitare 3-5 miliardi l'anno”
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In viale dell’Astronomia è iniziata l’era Bonomi. Il presidente di Assolombarda ha infatti sconfitto in Consiglio Generale, 123 voti contro 60, la rivale Licia Mattioli ed è stato ufficialmente designato presidente di Confindustria. Per l’investitura ufficiale si dovrà attendere il 20 maggio e l’assemblea dei delegati, ma il trentunesimo numero uno degli imprenditori ha già ampiamente mostrato di avere le idee chiare circa la terribile situazione che le imprese italiane stanno attraversano a causa del lockdown da coronavirus.
Metodico, minuzioso, tifoso dell’Inter e con la passione per le immersioni, la buona tavola e il cinema, il cremasco Carlo Bonomi, a capo della potente Assolombarda dal 2017, ha soprattutto la capacità di fare rete anche con la politica, elemento decisivo in questa fase. Classe 1966, è un imprenditore del settore biomedicale con la Synopo, società che opera nel settore della strumentazione e dei consumabili per neurologia, ma è laureato in Economia e commercio e ha iniziato la sua carriera professionale in uno studio di commercialisti. Nonostante la riservatezza che lo contraddistingue, è sempre stato in prima fila sui temi della ricerca e del lavoro nelle imprese a elevato contenuto d’innovazione.
Di lungo corso il suo impegno associativo. E’ stato vicepresidente dei giovani industriali di Assolombarda con delega al credito e finanza, fisco, organizzazione e sviluppo. La lunga corsa per la presidenza di viale dell’Astronomia, anche se non annunciata ufficialmente, ha avuto inizio di fatto in occasione dell’assemblea di Assolombarda del 3 ottobre 2019, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del premier Giuseppe Conte. Resterà storico l’appello al presidente del Consiglio nel quale chiedeva di far ripartire l’Italia. “Questa volta, stupiteci”, furono le sue parole. Nei mesi successivi gli interventi del presidente di Assolombarda sono stati numerosi e sempre per spronare la politica a fare di più per il Paese. E’ stato protagonista di un appello, lanciato dal simposio di Davos, per chiedere interventi per l’economia e la crescita, fino ai giorni del coronavirus con la sollecitazione ad organizzare la Fase 2.
E proprio alla Fase 2 sono state dedicate le sue prime parole da presidente in pectore, per rivendicare un ruolo da protagonista dell’Associazione. “Sono onorato per l’indicazione espressa oggi dal Consiglio Generale di Confindustria – ha scritto in una nota -. Ovviamente, non è tempo di gioire. La condizione in cui versa l’impresa italiana è tale da far passare in secondo piano qualunque considerazione, auspicio e programma manifestato in precedenza. A 11 anni dalla crisi del 2008, l’Italia era ancora lontana dall’aver recuperato il livello di Pil e produzione industriale del precrisi. Ora si apre una nuova voragine. E poiché eravamo già in stagnazione, anche questa volta il colpo per l’Italia sarà peggiore di quello dei nostri competitor”.
Confindustria “deve essere al centro del tavolo in cui la politica decide il metodo delle prossime riaperture delle attività economiche – ha messo in chiaro -. Non abbiamo ancora dispositivi di protezione distribuiti in massa, non abbiamo tamponature a tappeto, non abbiamo indagini a cluster della popolazione sulla concentrazione dei contagi, né test sierologici sugli anticorpi, né tecnologie di contact tracing. Su queste basi abbiamo bisogno di una diagnostica precoce che ci consenta riaperture estese, sulla base di misure restrittive concentrate, invece, dove servono e dove sono giustificate”.
E’ “questo – ha affermato – il modello di riapertura in sicurezza a cui dobbiamo puntare. Vanno benissimo i comitati di esperti. Ma la loro proliferazione senza chiare attribuzioni non può essere uno scudo dietro cui nascondersi per rinviare decisioni che devono essere assunte su basi chiare, e con tempi rapidissimi. Senza calendari diversi da regione a regione”. Poi l’avvertimento: “Il tempo è nostro nemico. Non solo nei settori del turismo e della ristorazione ma anche più in generale della domanda interna. Il tempo rischia di disattivare la nostra presenza nelle catene internazionali di fornitura e del valore. Il mondo ripartirà trainato da chi ne sarà protagonista”.
“Serve dunque un calendario di ripresa in sicurezza metodologicamente chiaro, funzionale al raggiungimento di due obiettivi: riaprire la produzione perché solo essa dà reddito e lavoro, non certo lo Stato come molti vorrebbero dimenticando che non ha le risorse; e farlo evitando una seconda ondata di contagio, che ci porterebbe a nuove misure di chiusura a quel punto ancor più disastrose. Gli anni di fronte a noi – ha quindi concluso Bonomi – devono essere vissuti da parte nostra con la stessa dedizione e passione civile che le imprese portarono nella ricostruzione italiana. Per questo, ci sarà bisogno dell’impegno di tutti. E insieme dovremo cambiare anche noi imprese, se vogliamo che cambi l’Italia”.
Le parole più decise, però, Bonomi le ha pronunciate a porte chiuse davanti ai colleghi imprenditori. “Credo che la strada di far indebitare le imprese non sia la strada giusta”, ha avvertito. “I tempi di accesso alla liquidità non sono neanche immediati per le nostre imprese – ha chiarito -. Il tempo deve essere rapido, veloce. Non possiamo permetterci di perderne ancora”. Bisogna “riprendere le produzioni danno reddito e lavoro, e non certo lo Stato, come padre che dispensa favori e prebende e che di certo, peraltro, non ha le risorse per farlo”. Bonomi ha quindi indicato la riapertura come il primo di due obiettivi che ci si deve porre. Ed ha aggiunto, come secondo obiettivo, che occorre “evitare assolutamente una seconda fase di contagio che ciò porterebbe a nuove misure di chiusure che sarebbero drammatiche e devastati”. È una “sfida che si pone oggi, oggi, e non tra tre mesi” e “come candidato al ruolo di presidente di Confidustria sarà un ruolo ancora più di ascolto di tutti voi”, ha promesso ai colleghi industriali.
Al neo presidente si è subito rivolto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, fatti gli auguri di rito, ha riconosciuto come la sua designazione arrivi in uno dei momenti “più ardui e impegnativi della storia italiana del dopoguerra. Le aziende e i lavoratori italiani si trovano di fronte a una sfida senza precedenti: sconfiggere il virus, proteggere la nostra capacità industriale e gestire una graduale ripresa delle attività produttive in condizioni di sicurezza”.
Di solidarietà e appoggio le parole del numero uno uscente, Vincenzo Boccia: “L’auspicio è che sia per tutti noi il presidente della ricostruzione dell’economia del Paese. Gli saremo tutti compatti e vicini perché sappiamo distinguere il momento di confronto serrato tra di noi (quello elettorale, ndr.) dal momento di lavorare uniti e insieme”, ha promesso.