Claudia Segre: “EduFin, Italia al livello dei paesi emergenti. Ma il 2018 può imprimere una svolta”
22 novembre 2017
di Eugenio Montesano
4,30 min
Il gap di educazione finanziaria con gli altri paesi è talmente ampio da rappresentare un’emergenza sociale, ma le opportunità offerte dalla sharing economy possono rafforzare il ruolo economico delle donne.
“In termini di competenze finanziarie l’Italia si posiziona al livello dei paesi emergenti e come fanalino di coda del G20, con meno del 50% della popolazione dotato di competenze sufficienti rispetto alla media dei paesi sviluppati, che si avvicina al 70%”. Claudia Segre, membro del board di Assiom Forex, associazione che promuove l’analisi di tecniche e tematiche relative ai mercati finanziari, scatta una fotografia poco incoraggiante sull’alfabetizzazione finanziaria del paese citando i dati di una ricerca realizzata in collaborazione con la George Washington University secondo cui il livello di competenza finanziaria degli italiani si attesta al 37%, in linea con il Brasile, rispetto al 65% della Germania o al 68% dell’America e del Canada.
Alfabetizzazione finanziaria, politiche di genere, penetrazione della digitalizzazione dei servizi finanziari presso la popolazione. In ciascuno di questi ambiti l’Italia mostra segni di affanno o arretratezza. Le istituzioni sono corse ai ripari con il varo del “Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria” (Comitato EduFin) diretto da Annamaria Lusardi, nato ai primi di agosto dopo l’introduzione nell’ordinamento ad opera del decreto-legge “Salva Risparmio”. Primo compito del Comitato è rilasciare entro sei mesi dalla sua costituzione il piano programmatico per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale in Italia.
“Aver attivato una strategia nazionale con un comitato strategico è certamente un’ottima notizia, però c’è molto da fare”, commenta Segre in veste di presidente della Global Thinking Foundation (Gtf), ente privato no-profit che promuove l’educazione finanziaria tramite attività e borse di studio per studenti delle scuole superiori e universitari e sviluppando programmi di responsabilità sociale per la diffusione della cittadinanza economica presso gli investitori e i risparmiatori di oggi e di domani.
In conversazione con Focus Risparmio, Segre sottolinea che gli attori della società civile sono pronti a fare la loro parte, mettendo a fattor comune iniziative in corso d’opera come il progetto D2 – Donne al Quadrato per la promozione di corsi di educazione finanziaria rivolti esclusivamente alle donne e legati alla consulenza sugli investimenti e allo sviluppo imprenditoriale tramite le opportunità offerte dalla sharing economy.
Qual è stata la genesi del progetto e quali saranno le prossime tappe? Il progetto Donne al Quadrato è stato avviato lo scorso ottobre in collaborazione con Consob e altri attori privati della società civile tra cui 30 donne con grande esperienza maturata all’interno di banche e istituzioni, che si stanno impegnando per la promozione dell’educazione finanziaria presso la popolazione femminile, attraverso un primo percorso di pianificazione familiare di base che è finora stato completato da 50 donne, che hanno lavorato sui principi fondamentali della gestione del budget e sulle competenze che riguardano la gestione del conto corrente, i mutui, le polizze assicurative. In questo percorso di affiancamento, la task force di Donne al Quadrato svolge attività di formazione gratuita e certificata Iso e segue le donne anche con un’attività di mentorship successiva ai corsi. Dopo Roma, abbiamo svolto altri due corsi a Milano e realizzato un incontro a tema MiFID II a Catania, eventi ai quali seguiranno nel 2018 corsi a Pisa, Mantova, Bari e in altre città.
Qual è il riscontro da parte delle persone che incontrate nel corso dei workshop? Da un lato si manifesta l’erosione della fiducia nei confronti delle istituzioni vigilanti in seguito alla crisi e agli scandali finanziari, e dall’altro emerge la consapevolezza di una mancanza di competenze. È proprio di fronte alla sfida del digitale che molte donne, così come gli anziani, stanno cercando di rafforzarsi nel proprio livello di conoscenze finanziarie. Le richieste vanno dall’utilizzo dell’home banking fino alla gestione del rapporto con il consulente – anche in questo ambito non sono mancate cronache che hanno testimoniato di rapporti conflittuali o addirittura fraudolenti.
C’è dunque da superare una doppia barriera: sia quella della sfiducia nel sistema inteso nel suo complesso, sia quella dell’eccesso di fiducia nei propri mezzi per affrontare una sfida con i mercati finanziari che, con i tassi vicini allo zero, è sempre più complicata. L’obiettivo non può essere solo quello di far quadrare il budget familiare, ma deve anche essere rivolto all’investimento dei propri risparmi, che non si possono assolutamente tenere su un conto corrente che rende zero.
L’avversione al rischio degli italiani si può spiegare con la mancanza di educazione finanziaria? Certamente: la mancanza di conoscenza limita lo sviluppo di una propensione al rischio consapevole da parte dell’investitore. È per questo che non bisogna tralasciare il ruolo dei consulenti, che è fondamentale soprattutto grazie alla MiFID II che ne rafforza responsabilità e senso dell’etica dando loro un opportunità di giocare a fianco del governo, delle associazioni e delle fondazioni in una partita in cui vincono tutti: quella dell’educazione finanziaria. Ci sono tante forze in campo, e io auspico che possano lavorare in sinergia perché il carico di responsabilità è notevole, così come è pressante la necessità di rinsaldare il legame di fiducia tra il risparmiatore e le istituzioni. Questo lo si può fare solo coinvolgendo chi, come i consulenti e gli attori privati, lavora da sempre sul territorio.
La buona notizia è che gli attori economici impegnati nella diffusione dell’educazione finanziaria sono molteplici. Oltre al Comitato EduFin e alla Gtf, spiccano Feduf (la fondazione per l’educazione finanziaria e il risparmio dell’Abi), Aief (Associazione italiana educatori finanziari) e il Museo del Risparmio. Quali sono i rapporti tra questi enti? Il Comitato EduFin include rappresentanze eminentemente pubbliche, che hanno già annunciato diversi interventi in termini di educazione finanziaria. Ma gli attori privati più attivi sul territorio nazionale con iniziative no-profit e gratuite, che si autofinanziano con bandi e risorse proprie, non sono ancora stati fatti rientrare in quello che vuole auspicabilmente essere un comitato allargato. Eppure negli altri paesi il connubio tra pubblico e privato ha portato a risultati molto importanti. Anche tenendo conto del differenziale dell’Italia con questi paesi, aprire un confronto con questi attori può far recuperare decenni di mancanza di risultati nella diffusione dell‘educazione finanziaria. Noi ci stiamo già muovendo in questo senso, portando il risultato dei questionari Iso sulla soddisfazione delle partecipanti ai nostri corsi di educazione finanziaria al tavolo dell’EduFin, volendo dare un contributo fattivo alla direzione che prenderanno le iniziative del Comitato.
Quali sono gli appuntamenti e le sfide del 2018? Su cosa bisogna ancora lavorare e su cosa vi concentrerete? Proseguiremo nel nostro impegno sulle politiche di genere, in particolare con il lancio di un tavolo di lavoro che coinvolga le associazioni delle donne contro la violenza, in particolare quella economica. L’isolamento economico è un altro grosso problema che fa parte della spirale della violenza legata al femminicidio, e il digitale da questo punto di vista sarà molto utile a non limitare l’accesso al lavoro dal parte delle donne che vivono situazioni di difficoltà familiare.
L’altro aspetto coinvolgerà le famiglie con il progetto “Family Me”, lanciato grazie a un bando che abbiamo vinto con la fondazione Cariplo, Feduf e il Politecnico di Milano per la realizzazione di un portale digitale che sarà avviato nel 2018 con pillole formative a cura di importanti testimonial, e attraverso una miniserie web dedicata alle famiglie e alle donne che sfocerà in eventi tra maggio e luglio – veri e propri “Family Day” dedicati a stimolare il passaggio generazionale delle competenze economiche ai millennial e ai post-millennial e da questi ai senior, che sono parte rilevante di un paese anziano come l’Italia.
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