Per Sgr e consulenti in arrivo i primi obblighi di trasparenza Esg
Il regolamento SFDR introduce in due tempi i primi obblighi di disclosure Esg per le Sgr. Tempistiche e confini applicativi della normativa tra i punti ancora da chiarire
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La pandemia ha contribuito a ridefinire nuove priorità in molti aspetti dalle nostre vite. Dalle abitudini di consumo e risparmio dei privati cittadini a quelle di investimento delle grandi aziende, oggi giocoforza più concentrate sul breve periodo.
Così anche per gli azionisti globali, che vedono contingentate le tradizionali fonti di remunerazione come i dividendi, passano in secondo piano gli aspetti meno operativi collegati al lungo e lunghissimo termine come quelli legati al climate change, all’impegno sociale e alle regole di buona governance. Cosa si può fare per ovviare a questo tipo di problematiche e rimanere concentrati sul lungo raggio? Ne abbiamo discusso con Saker Nusseibeh, Ceo di Federated Hermes.
Durante le prime fasi della pandemia, il nostro obiettivo immediato è stato principalmente quello di aiutare le aziende ad affrontare e superare la crisi. La nostra attività di engagement si è quindi concentrata sui provvedimenti finalizzati alla resilienza operativa e finanziaria e, in modo critico, sulla gestione della forza lavoro, dei fornitori e dei clienti. Abbiamo però colto l’opportunità per approfondire i rapporti con le aziende, focalizzandoci su più ampie priorità dal punto di visto della sostenibilità, tra cui il cambiamento climatico. Riteniamo che sia fondamentale che le aziende tengano conto delle esigenze sia dei principali stakeholder sia dei bisogni a lungo termine della società, al fine di ottenere una licenza sociale per operare e creare un’organizzazione in grado di generare valore a lungo termine, anche dopo la crisi.
Per troppo tempo il settore dell’asset management è stato messo sotto accusa per il fatto di avere avuto una visione di breve termine, piuttosto che svolgere un ruolo di supporto nel fornire capitale alle imprese e ritorni agli investitori nel lungo termine. Ciò ha contribuito alla mancanza di progressi sulle tematiche Esg, dal cambiamento climatico alla disuguaglianza di ricchezza. Sebbene vi sia ancora molta strada da fare, il concetto di stewardship adottato dalle società di gestione si è ampliato da quando è emerso per la prima volta nel Regno Unito negli anni ’90. E la crisi finanziaria del 2008 ha stabilito chiaramente che gli investitori possono e devono svolgere un ruolo nella governance delle società in cui investono. La crisi ha messo in luce i pericoli della mancata integrazione dei criteri Esg nell’approccio all’investimento, un fattore da considerare al pari degli altri rischi finanziari. Da allora, solide ricerche hanno ulteriormente confermato che la stewardship può avere un impatto positivo sui risultati degli investimenti. Evidenze accademiche di qualità dimostrano i vantaggi della stewardship, non solo dal punto di vista finanziario. Un efficace engagement sulle questioni Esg può tradursi in una significativa sovraperformance, fino al 7,1% all’anno, minimizzando al contempo i rischi di ribasso. La nostra ricerca proprietaria evidenzia anche i vantaggi in termini di performance derivanti dall’integrazione dei fattori Esg nelle decisioni di investimento. In un documento prodotto dal nostro team specializzato nell’azionario globale, abbiamo trovato un collegamento statisticamente significativo tra la qualità della governance e i ritorni per gli azionisti, con le società con una forte responsabilità aziendale che tendono a sovraperformare quelle con una responsabilità debole, in media di 30 punti base al mese. Questa sovraperformance è stata confermato due anni dopo da una seconda ricerca. E nel 2018, per la prima volta, i risultati hanno mostrato che i fattori sociali sono statisticamente significativi.
Dal punto di vista degli investitori, sembra ancora prevalere la tradizione: l’Europa, in particolare i paesi nordici, e l’Australia sono in testa, con gli investitori americani davanti rispetto ai loro omologhi asiatici. Negli ultimi anni, il numero dei membri UNPRI è aumentato drasticamente, con l’Europa ancora in testa alla crescita (guidata in modo evidente dal Regno Unito), gli Stati Uniti al secondo posto e l’Asia ancora indietro. Sono diverse le ragioni alla base della lentezza nell’adozione di impegni Esg da parte dell’Asia, tra cui la recente partecipazione degli investitori istituzionali alla crescita della stewardship nella regione, alcune questioni legali che non sussistono in altre parti del mondo e un’ampia presenza di società a controllo familiare.
In generale, è più difficile valutare i rischi Esg nelle aziende dei mercati emergenti rispetto alle loro controparti dei paesi sviluppati. L’ostacolo principale è la limitata disponibilità di informazioni affidabili. In molti paesi emergenti, le aziende non sono obbligate per legge a divulgare molte informazioni sui criteri Esg. Questa mancanza di trasparenza può rendere difficile per gli investitori e i gestori valutare i rischi. Nonostante queste sfide stiamo comunque assistendo a miglioramenti nei requisiti di rendicontazione Esg da parte dei paesi emergenti, nonché a una crescente apertura da parte delle aziende stesse a impegnarsi in tal senso con gli investitori.
A livello globale i governi hanno riformulato il “contratto sociale” della vita aziendale con piani di esodo, salvataggi a livello industriale e altre misure di sostegno fiscale. Nel Regno Unito, abbiamo visto per la prima volta il governo intervenire e pagare i salari dei lavoratori, mentre altri interventi hanno fornito capitale di emergenza alle aziende più in difficoltà.
Un aspetto chiave del nostro impegno e delle discussioni in corso durante tutta la crisi è stato quello di accertare con precisione ciò che le aziende hanno fatto durante la pandemia, quali decisioni e azioni hanno preso e cosa hanno imparato dall’esperienza degli ultimi mesi. L’aumento della disoccupazione e il significativo aumento del debito pubblico accresceranno le aspettative della società e, a propria volta, aumenteranno la pressione sui governi e sulle autorità di regolamentazione per garantire che le imprese che beneficiano del sostegno statale contribuiscano attivamente alla società.
Un obiettivo aziendale chiaro e significativo, radicato nella strategia, dovrebbe supportare il senior management nell’identificare le giuste linee d’azione da intraprendere nel breve termine e fornire valore nel lungo termine. Riteniamo che questo obiettivo debba esprimere chiaramente un contributo civico positivo e delineare come l’attuale strategia e i processi di gestione del rischio possano fornire una creazione di valore sostenibile a lungo termine per investitori, stakeholder e società in generale.
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