Non solo ambiente: è partito il cammino della Social Taxonomy che punta a promuovere il lavoro dignitoso, standard di vita adeguati e comunità inclusive. E le aziende dovranno adeguarsi
Promuovere il lavoro dignitoso, standard di vita adeguati e comunità inclusive. Sono questi i tre obiettivi previsti dalla Tassonomia sociale dell’Unione europea che si prepara ad affiancare la Tassonomia delle attività economiche sostenibili. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, è infatti diventato sempre più evidente come la svolta degli investimenti Esg passi non solo dall’impegno sulle tematiche ambientali ma anche da una maggiore attenzione agli impatti sociali.
Prova ne è il boom, accanto a quello delle obbligazioni green, delle emissioni di social e impact bond. In quest’ottica lo scorso 28 febbraio la Ue Platform on Sustainable Finance, un gruppo permanente di esperti che assiste la Commissione Europea nello sviluppo delle politiche per la finanza sostenibile, ha presentato il Final Report sulla Social Taxonomy.
Franco Amelio, sustainability leader di Deloitte
Il report è l’esito di un lavoro durato 18 mesi e che si pone, appunto, l’obiettivo di ampliare il concetto di investimento sostenibile nel contesto europeo. Si tratta però di un primo step: la palla passa infatti alla Commissione che dovrà lavorare nei prossimi mesi al testo da sottoporre all’iter legislativo. “La Tassonomia sociale è ora attesa da un percorso di approvazione che prevede, sul piano tecnico, uno studio di impatto, l’elaborazione e la gerarchizzazione di obiettivi e sotto-obiettivi, nonché la definizione di specifici criteri riferiti al principio ‘Do No Significant Harm’”, spiegano Franco Amelio e Stefano Pareglio, rispettivamente sustainability leader e independent senior advisor per la sostenibilità di Deloitte.
“Nell’ultimo biennio, l’emissione di social bond e di impact bond è fortemente cresciuta, a testimonianza della maggior attenzione degli investitori per le tematiche sociali – osservano i due esperti -. Ne consegue una richiesta di trasparenza (disclosure) da parte delle imprese, che consenta di operare scelte responsabili d’investimento anche sulla base informazioni riguardanti tematiche sociali”.
Stefano Pareglio, independent senior advisor per la sostenibilità di Deloitte
La Tassonomia sociale si inserisce insomma nel contesto europeo della finanza per la sostenibilità che comprende, tra le altre cose, la normativa sulla classificazione delle attività economiche sostenibili (European Taxonomy), la proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) che innova la già esistente Non Financial Reporting Directive (NFRD), la Sustainable Finance Disclosure Regulation e, da ultima, la proposta di Direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence.
In attesa, quindi, della fine dell’iter, alcuni paletti sono stati piantati. Sono infatti tre gli obiettivi principali della Tassonomia sociale: la garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, compresi i lavoratori operanti lungo tutta la catena del valore, la garanzia di standard di vita e benessere adeguati per i consumatori finali di prodotti e servizi e la promozione di comunità e società inclusive.
Obiettivi, come spiegano Amelio e Pareglio, che vengono poi declinati in base alle priorità dei diversi settoriali industriali attraverso sotto-obiettivi, volti appunto a qualificare i prodotti e i servizi come sostenibili in termini sociali. “Al fine di garantire un lavoro dignitoso – chiariscono -, i sotto-obiettivi individuati si riferiscono al dialogo sociale, al livello di salute e sicurezza sul lavoro, alle misure contro il lavoro minorile, all’uguaglianza nel trattamento dei dipendenti e a un equo sistema di retribuzione. Per garantire standard di vita adeguati, i sotto-obiettivi individuati si riferiscono alla garanzia di prodotti e servizi sani e sicuri, all’offerta di prodotti durevoli e riparabili e di servizi che permettano un’esperienza multimodale fluida. L’attenzione è inoltre rivolta alla sicurezza dei dati personali e della privacy, alle pratiche di marketing responsabili e all’accesso a istruzione e apprendimento”.
“Infine – aggiungono gli esperti di Deloitte -, per quanto concerne la promozione di comunità e società inclusive, i sotto-obiettivi individuati fanno riferimento alle azioni volte a sostenere l’uguaglianza e l’inclusione (attraverso il supporto nei confronti di bambini, l’inclusione di persone con disabilità, l’approccio alle differenze di genere), nonché a evitare e affrontare gli impatti negativi delle operazioni aziendali sulle comunità interessate (consultando e informando le comunità, impegnandosi a negoziare con esse in buona fede)”.
Dunque la campanella sta per suonare anche per la cosiddetta ’S’ dei criteri Esg: con la Tassonomia sociale, le aziende saranno infatti chiamate, nei prossimi anni, a identificare una serie di obiettivi sociali. “Obiettivi simmetrici a quelli ambientali previsti dalla Tassonomia delle attività economiche sostenibili e dalla Direttiva 2020/852, dei quali misurare e rendicontare gli impatti quali-quantitativi”, concludono Amelio e Pareglio.
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