Pechino manda al tappeto le criptovalute
Dopo la stretta sul mining, bloccate tutte le contrattazioni. La Pobc: le attività legate alle monete digitali sono illegali. A picco le quotazioni di bitcoin, ethereum e le altre
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Solo gli stupidi non cambiano mai idea, e Nassim Nicholas Taleb, il matematico finanziario che ha lanciato il concetto di “cigno nero” in economia, ha decisamente cambiato idea sui bitcoin: se un tempo aveva definito le criptovalute come una forma di “assicurazione” in relazione al controllo del governo sul denaro, di recente ha assunto posizioni ben più critiche. Arrivando a dire in un paper accademico che il bitcoin “vale zero”, e in un’intervista che si tratta di uno “schema Ponzi”.
Secondo l’esperto di teoria della probabilità e del rischio, la più grande delle criptovalute per capitalizzazione ha fallito nel soddisfare la definizione di “valuta senza un governo”, ma pure come protezione dall’inflazione e come investimento “safe haven”. Taleb ha fatto notare che il bitcoin è crollato rovinosamente a marzo 2020, registrando una performance peggiore del mercato azionario, e si è poi ripreso con “la massiccia iniezione di liquidità” per contrastare la crisi. Una prova sufficiente, per Taleb, “che non possa essere remotamente essere usato per coprirsi dal tail risk sistemico”.
“Pochi asset nella storia della finanza sono stati più fragili del bitcoin”, ha dichiarato Taleb nel suo paper. In pratica, la criptovaluta non genera rendimenti o dividendi, così come l’oro e i metalli preziosi, ma a differenza di questi ultimi ha un costo di mantenimento, perché dipende da una tecnologia che può diventare obsoleta e superata che ne mette in pericolo la sopravvivenza, mentre la presenza fisica dell’oro e dell’argento sono a prova di estinzione.
Non solo: in letteratura, per la legge delle “aspettative reiterate”, se ci aspettiamo che il prezzo vari a un certo punto nel futuro, “allora per induzione a posteriori tale variazione va incorporata nel prezzo oggi”. Gli asset senza utili e privi di valore residuale sono problematici, sostiene l’autore de “Il Cigno Nero”. L’implicazione è che, in assenza di alcun rendimento esplicito di cui possa beneficiare il detentore di bitcoin, “se ci aspettiamo che in qualsiasi momento nel futuro il valore vada a zero quando i miner saranno estinti, la tecnologia diventerà obsoleta o il bitcoin perderà il suo appeal presso le generazioni future, allora il valore deve essere zero già adesso”.
Taleb ha fatto notare che il bitcoin “ha mantenuto una volatilità estremamente elevata”, tra il 60 e il 100% nel corso della sua vita, e ha sottolineato che non bisogna confondere il successo di una valuta digitale – che richiede una qualche dose di stabilità e usabilità – con l’apprezzamento speculativo.
Dopo l’uscita del paper, il matematico ha rincarato la dose affermando che “il bitcoin ha le caratteristiche di uno schema Ponzi aperto, di cui tutti sanno”, che non è in grado di proteggere dall’inflazione né da altri fattori economici con cui non ha alcun legame. “Questi trucchetti (gimmicks, ndr) vanno e vengono, ma non hanno alcun legame sistematico con ciò che promettono. Pensavo che il bitcoin sarebbe diventato una valuta, qualcosa che sarebbe stato possibile usare per le transazioni, ma è diventato troppo volatile e si è trasformato in uno strumento speculativo”.
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