Nell’ultima settimana di lavori prima dello stop in vista delle elezioni di giugno, votati a Strasburgo molti dossier chiave. Ma la priorità per la prossima legislatura resta la Capital Markets Union
La settimana del 22 aprile 2024 ha segnato l’ultima sessione di lavoro per il Parlamento europeo: da lunedì si scalderanno i motori per le elezioni di giugno, che cambieranno la composizione dell’istituzione e daranno impulso alla costituzione di una diversa Commissione nell’ambito di una nuova legislatura. Una congiunzione temporale che ha portato nei giorni passati a un’accelerazione su molti dossier di regolamentazione finanziaria. Ecco quali.
Sul fronte operativo, in Gazzetta ufficiale sono state pubblicate le nuove versioni della Aifmd 2 e del regolamento Ucits ma sono anche entrate in vigore lemodifiche alla Mifid 2 e al Mifir. Fra gli ultimi dossier da approvare, sono invece approdate in plenaria le nuove regole di Solvency 2 e quelle del Patto di stabilità, che stabiliscono i tassi di riduzione minima di deficit e debito negli stati membri. In agenda ieri anche la direttiva Csddd (dopo il faticoso accordo raggiunto in Consiglio), le regole sui Rating ESG, il pacchetto del Listing Act sulle quotazioni, le norme antiriciclaggio, il regolamento Emir sui derivati Otc, la Benchmark regulation (Bmr).
Gli eurodeputati si sono inoltre espressi in merito alla direttiva RIS, sulla quale è arrivata l’approvazione a proseguire con le negoziazioni interistituzionali. Nel frattempo, la Commissione Ue ha annunciato l’adozione dell’opinione finale dell’Esma sugli standard tecnici relativi al Regolamento Eltif. In plenaria è stata inoltre votato in prima lettura un pilastro essenziale dell’Unione Bancaria: il pacchetto Cmdi (Crisis Management and Deposit Insurance), cioè la riforma del quadro per la gestione delle crisi bancarie e l’assicurazione dei depositi.
Per quanto riguarda Solvency 2 e le regole relative al settore assicurativo, le modifiche erano state concordate informalmente a dicembre tra gli Stati membri. Le modifiche approvate in plenaria libereranno ingenti somme di denaro che le compagnie assicurative dovevano mantenere in precedenza a titolo di riserve, consentendo al settore di canalizzare più fondi nella ripresa economica e nel Green Deal europeo in particolare. Attualmente il tasso di costo del capitale, che determina i livelli delle riserve, viene considerato pari al 6%, mentre l’aggiornamento porterà questo tasso al 4,75%. Per quanto riguarda le norme in materia del quadro di supervisione e risoluzione del settore assicurativo, le modifiche votate dagli eurodeputati daranno più potere ai supervisori sui rischi sistemici. Su iniziativa del Parlamento, i supervisori saranno anche tenuti a cooperare meglio tra loro quando le compagnie assicurative operano in altri Stati membri. Infine, l’aggiornamento include nuove disposizioni che obbligheranno le compagnie assicurative a tenere meglio conto dei rischi legati alla sostenibilità e a rendere maggiori informazioni su questi rischi in modo che i titolari di polizze possano comprendere meglio le credenziali ambientali di un’azienda.
Mercoledì 24 è arrivato il voto sulla direttiva Csddd (Corporate sustainability due diligence directive), che aveva avuto una difficoltosa elaborazione nelle settimane precedenti a causa dell’opposizione di alcuni Paesi UE alle regole, che imporranno alle società operanti nell’Unione di svolgere una due diligence nelle loro supply chain per identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi delle attività sui diritti umani e sull’ambiente. La direttiva è stata approvata con 374 voti a favore, 235 contrari e 19 astensioni. Le sanzioni in caso di inottemperanza delle regole prevedono multe fino al 5% del fatturato globale.
Le norme sono state mitigate rispetto alla bozza presentata dalla Commissione europea al fine di convincere alcuni stati membri, preoccupati dall’introduzione di nuovi oneri a carico delle imprese. Le norme della Csddd, che verranno introdotte gradualmente a partire dal 2028, si applicheranno alle aziende che hanno più di 1.000 dipendenti (in precedenza la soglia era 500) e un fatturato netto mondiale superiore a 450 milioni di euro (rispetto ai 150 milioni fissati dalla normativa antecedente). Le aziende finanziarie dovranno inoltre considerare nella due diligence solo i partner a monte della catena del valore.
Enrico Letta, deputato della Repubblica Italiana
Eccetto i dossier chiusi – più o meno precipitosamente – nelle ultime settimane a Bruxelles, resta aperto il dibattito su quanto resta ancora da fare. E sulle priorità che terranno impegnate il prossimo Parlamento europeo e il futuro Collegio della Commissione. Ha destato molto interesse, in questo senso, il rapportodi Enrico Letta sul futuro del mercato unico, che ha indicato il settore finanziario come uno dei principali pilastri per la realizzazione di un’Ue sempre più forte, unita e competitiva. Su questo fronte, ha segnalato l’ex premier italiano, “molte decisioni chiave delineate in documenti ufficiali – tra cui lo statement del Governing Council della Bce sulla Capital Markets Union, la dichiarazione dell’Eurogruppo e il White Paper della Commissione ‘How to master Europe’s digital infrastructure needs?’ – si muovono in una direzione favorevole, segnalando un consenso crescente” per il rafforzamento del Single Market.
L’Unione dei mercati dei capitali rappresenta quindi oggi il dossier chiave dell’Unione, supportato non solo dalle richieste degli stakeholder – in primis l’industria del risparmio gestito, che chiede un quadro che renda il mercato finanziario più competitivo e in grado di canalizzare i risparmi verso il sostegno all’economia reale e alla transizione – ma anche da una volontà politica all’interno delle istituzioni. Un sostegno trasversale ribadito di fronte alla plenaria sia dalla presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Tuttavia, fa da contraltare una differenza di veduta all’interno dei singoli stati membri, soprattutto fra quelli più piccoli.
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